Cosa è successo il 7 ottobre nel mondo
Le notizie senza giri di parole su TPI
Siria: la Russia ha colpito 11 bersagli dell’Isis in Siria con 26 razzi lanciati da quattro navi da guerra situate nel mar Caspio. Secondo il ministro della Difesa Sergei Shoigu, i razzi, lanciati da circa 1.500 chilometri di distanza, avrebbero distrutto gli obiettivi senza causare vittime civili. Intanto, le truppe terrestri siriane avrebbero approfittato della copertura aerea russa per lanciare un’offensiva contro gli estremisti. La Russia ha cominciato i bombardamenti contro lo Stato islamico in territorio siriano lo scorso 30 settembre. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, soltanto nella giornata di mercoledì 7 ottobre, ci sarebbero stati almeno 37 raid aerei russi in Siria. L’Onu ha sollecitato la Russia a porre fine agli attacchi in Siria, avvisandola delle crescenti tensioni con gli Stati Uniti e i loro alleati, dovute al sospetto che la Russia non stia combattendo l’Isis ma gli oppositori del governo del presidente siriano Bashar al-Assad.
– India: il Regno Unito ha intenzione di sospendere gli aiuti all’India entro la fine dell’anno. “La rapida crescita e lo sviluppo del Paese nell’ultimo decennio hanno reso superflui i contributi britannici”, sostiene il governo, che tuttavia continuerà a portare assistenza tecnologica sul territorio. Il Regno Unito preferisce piuttosto concentrarsi sul commercio con l’ex colonia. Nonostante l’economia indiana cresca del 7 per cento all’anno, un terzo della popolazione mondiale che vive sotto la soglia di povertà si trova in India. Anche il 40 per cento dei bambini malnutriti del mondo si trovano lì. L’India riceve 270 milioni di euro all’anno in assistenza sociale dal Regno Unito, ma il governo indiano stesso vi investe circa 95 miliardi.
– Nigeria: degli attentatori suicidi non identificati hanno ucciso 17 persone e ne hanno ferite 11 in tre esplosioni nella città di Damaturu, nell’nordest del Paese. Gli attacchi non sono stati rivendicati, ma da sei anni la Nigeria combatte contro il gruppo estremista Boko Haram, alleato dell’Isis, che ha causato la morte di migliaia di persone nel Paese. Solo la settimana scorsa, 15 persone hanno perso la vita nella capitale Abuja in seguito a due attentati suicidi.
– Israele: un giovane palestinese residente nella città di Yatta, in Cisgiordania, ha disarmato e accoltellato un soldato israeliano prima di essere colpito a morte dalla polizia nella città di Kirya Gat, a sud di Israele. Sempre nella giornata di mercoledì 7 ottobre, una donna palestinese ha accoltellato un cittadino israeliano nella Città Vecchia di Gerusalemme. L’uomo ha reagito sparando e ferendo la donna. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rinviato fino a nuovo avviso un viaggio in Germania, previsto per giovedì 8 ottobre, e ha dichiarato: “Siamo nel pieno di un’ondata di terrorismo. La prima cosa da fare per sconfiggerlo è mostrare freddezza e forza di resistenza, a livello nazionale e personale”. Le tensioni sono cominciate dopo l’uccisione di due ebrei ultraortodossi per mano di un palestinese a Gerusalemme sabato 3 ottobre, e la decisione del premier israeliano Benjamin Netanyahu di vietare l’accesso alla Città Vecchia a tutti i palestinesi non residenti.
– Turchia: il figlio del presidente Recep Tayyip Erdogan, Bilal, è accusato di esser scappato dal Paese dopo il suo coinvolgimento in un grave scandalo di corruzione scoppiato nel dicembre del 2013. Bilal ha negato ogni accusa, sostenendo che “solo i codardi scappano”. Il ragazzo, che intende rimanere in Italia per un massimo di due anni, si sarebbe trasferito qui il 30 agosto per completare il dottorato in Relazioni internazionali presso l’Università di John Hopkins a Bologna. “Dopo ritornerò nel mio Paese e vivrò lì fino al mio ultimo respiro”, ha detto.
– Afghanistan: Medici senza frontiere (Msf) chiede che a condurre le investigazioni riguardo al raid aereo del 3 ottobre su un loro ospedale nella città afghana di Kunduz, nel nord del Paese, sia l’International Humanitarian Fact-Finding Commission, stabilita proprio a questo proposito nel 1991, come parte della Convenzione di Ginevra. Nell’attacco, definito “un errore” dal comandante delle forze statunitensi presenti in Afghanistan, avevano perso la vita 12 membri del personale medico e 10 pazienti. Msf non accetterà i risultati di indagini militari interne. Il presidente statunitense Barack Obama ha chiamato il presidente di Msf per scusarsi dell’accaduto ed esprimere le sue condoglianze.
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