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Cosa è successo il 21 settembre nel mondo

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Le notizie senza giri di parole su TPI

Immigrazione: il primo ministro ungherese Viktor Orbán sostiene che l’afflusso dei migranti nel continente costituisce una minaccia per i confini europei. Orbán ha chiesto all’Ue di restare unita per fronteggiare la crisi, accusando i migranti di star “sfondando le porte” dell’Europa. Intanto, i ministri polacchi, ungheresi, cechi e slovacchi si sono incontrati per discutere della proposta europea riguardo le quote di distribuzione dei richiedenti asilo per ciascun Paese, di fronte alle quali continuano ad opporsi. Per mercoledì 23 settembre è previsto un vertice straordinario in cui i leader europei discuteranno ancora una volta di immigrazione e della crisi umanitaria in corso. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, nel 2015, 473mila migranti, di cui 180mila rifugiati siriani, hanno attraversato il Mediterraneo per venire in Europa.  

– Somalia: l’esplosione di un’autobomba davanti al cancello del palazzo presidenziale nella capitale Mogadiscio ha causato la morte di almeno sei persone. Il palazzo presidenziale è la sede del governo somalo e molti membri del governo risiedono al suo interno. Tra i morti vi sarebbero alcune guardie presidenziali e un cittadino turco. L’attacco non è ancora stato rivendicato, ma il gruppo estremista al-Shabab è attivo nel Paese e continua a effettuare attacchi mirati nella capitale, nonostante ne abbia perso il controllo nel 2011. 

– Gerusalemme: la polizia israeliana ha arrestato 39 persone in connessione con gli scontri avvenuti per tutto il corso della scorsa settimana nella Spianata delle moschee della Città vecchia di Gerusalemme. Le proteste erano cominciate il13 settembre, quando la polizia israeliana aveva fatto irruzione nella moschea di Al-Aqsa, il terzo luogo più sacro dell’Islam, alla ricerca di alcuni ragazzi accusati di aver lanciato pietre e di essersi barricati al suo interno. 12 palestinesi della Cisgiordania e 27 di Gerusalemme Est sono stati accusati di “disturbo della quiete”, “partecipazione a forme di protesta violente” e “lancio di pietre e molotov”. 

– Burkina Faso: gli ufficiali dell’esercito del Paese hanno chiesto alla giunta delle Guardie presidenziali (Rsp) che ha preso potere la scorsa settimana con un colpo di stato, di consegnare le proprie armi in cambio di garanzie di sicurezza. Il 17 settembre, l’Rsp – fedele all’ex presidente Blaise Compaoré, estromesso circa un anno fa – aveva sciolto il governo di transizione del presidente Michel Kafando, ponendo diversi ministri agli arresti. L’esercito ufficiale del Burkina Faso ha però annunciato che non resterà a guardare e si sta preparando a marciare sulla capitale Ouagadougou, dove intende risolvere il conflitto “senza versamento di sangue”. Le prime elezioni democratiche del Paese erano previste per il prossimo 11 ottobre, ma al momento non è chiaro se l’attuale situazione politica ne permetterà lo svolgimento regolare.  

– Nigeria: almeno 54 persone sono morte e 90 sono rimaste ferite da una serie di esplosioni che ha avuto luogo nella città di Maiduguri, nel nordest della Nigeria. Gli attentati non sono ancora stati rivendicati, ma le autorità del Paese sospettano che si tratti di azioni terroristiche attribuibili al gruppo estremista Boko Haram, particolarmente attivo nella zona. Gli attentatori avevano preso di mira una moschea e un gruppo di persone che stava seguendo una partita di calcio in tv. La città non subiva attacchi di questo tipo da poco più di un mese. 

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