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Home » News

Roma, la Corte europea per i diritti dell’uomo sospende lo sgombero del campo rom di Camping River

Immagine di copertina

Ad annunciarlo è l'Associazione 21 luglio, che ha sostenuto il ricorso sollevato davanti ai giudici da tre abitanti del campo

La Corte europea per i diritti dell’uomo ha ordinato la sospensione dello sgombero del campo rom di Camping River, nella periferia nord di Roma, fino al 27 luglio 2018.

Lo sgombero era previsto questa settimana in attuazione dell’ordinanza n.122 del 13 luglio 2018 firmata dalla sindaca Virginia Raggi.

Ad annunciarlo è l’Associazione 21 luglio, che ha sostenuto il ricorso sollevato davanti ai giudici da tre abitanti del campo.

“Ci mancava il buonismo della corte europea per i diritti dei Rom”, ha commentato su Twitter il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

La Corte ha adottato una misura d’emergenza ad interim per sospendere lo sgombero e ha chiesto al governo italiano di indicare nelle prossime ore le misure alloggiative previste per i richiedenti, la data prevista per lo sgombero esecutivo e qualsiasi sviluppo significativo dello sgombero di Camping River.

“Le tre persone rom ricorrenti”, spiega nel suo comunicato l’Associazione 21 luglio, “hanno vissuto per alcuni anni nell’insediamento di Camping River in cui attualmente risiedono circa 300 persone, esclusivamente rom, segregate su base etnica e i cui diritti umani sono stati ripetutamente violati dalle istituzioni capitoline nelle diverse azioni previste dal “Piano rom”.

Il 22 giugno scorso il comune di Roma ha dato il via libera alla distruzione di 50 moduli abitativi del campo di via della Tenuta Piccirilli, senza tuttavia fornire una soluzione abitativa e di fatto obbligando gli abitanti a sistemarsi all’aperto, sempre all’interno del “campo”, in rifugi di fortuna e senza accesso ad acqua, fognature, servizi igienici.

La distruzione dei container ha innescato una protesta dell’associazione Nazione Rom e un flash mob della 21 luglio per denunciare che il piano della giunta Raggi per superare i campi rom “viola i diritti umani”.

Agli abitanti del campo, il Campidoglio ha offerto un contributo mensile per l’affitto alle famiglie che si fossero presentate coon un regolare contratto di locazione, difficile però da ottenere per famiglie spesso composte da persone nulltenenti.

L’altra soluzione, il rimpatrio volontario nei paesi di origine, è stata accettata da appena 14 persone nel campo. Nei casi di famiglie con minorenni sono state offerte soluzioni di accoglienza per le madri con i figli, a costo però di separare i nuclei familiari.

La sindaca Raggi ha adottato l’ordinanza n.122 “per scongiurare i rischi sulla salute” delle persone che si trovano dentro il campo, ma senza fornire alcuna soluzione alternativa adeguata.

La Corte europea per i diritti dell’uomo può adottare questo tipo di misure nel caso in cui si stia profilando un “rischio imminente di danno irreparabile”. La vittime di violazioni di diritti umani possono rivolgersi alla Corte solo se non dispongono di mezzi efficaci per fare ricorso davanti ai tribunali nazionali.

“I tre autori dell’azione hanno, con successo, dimostrato che i Tribunali italiani, visto il brevissimo tempo concesso, non hanno fornito loro mezzi efficaci per fronteggiare il rischio dello sgombero”, scrive la 21 luglio, che auspica che il Comune di Roma possa cogliere l’importanza della sentenza e attuare una profonda revisione del “Piano rom” e avviare una rinnovata e genuina consultazione con le persone dell’insediamento.

“Il fatto che la Corte europea dei diritti dell’uomo abbia deciso di intervenire in modo così eccezionale dimostra quanto la situazione romana sia assolutamente fuori controllo”, sostiene Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio, “Oggi viene certificato come il “Piano rom” della città di Roma calpesta gli impegni assunti dall’Italia a livello europeo a fine di garantire un trattamento egualitario dei rom”.

Associazione 21 luglio chiede anche di conoscere i nomi degli esecutori di quello che definisce un piano “irrealistico, scellerato, costoso e lesivo dei diritti umani”.

“Chi ha sbagliato è giusto che paghi”, ha detto Stasolla. “Dare la colpa della mancata inclusione ai rom, come fatto anche in questo caso, è un atto scorretto e ingiusto”.

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