A Bolzano un consigliere comunale della Lega ha definito i gay “finocchi”
Bufera sul consigliere Kurt Pancheri, secondo il quale non si è trattato di un insulto omofobo
“Poi è venuta l’associazione dei, come si chiamano, dei finocchi”. A pronunciare la frase omofoba è il consigliere comunale della Lega del comune di Bolzano, Kurt Pancheri, che, in occasione di un dibattito in aula lo scorso 17 gennaio 2018, si è lasciato andare alla frase fortemente offensiva nei confronti della comunità gay.
Il consigliere è stato subito redarguito per il linguaggio inappropriato utilizzato durante il suo intervento, ma lui, imperterrito, ha replicato fermo che secondo lui “finocchi si può dire”. E no, il suo parere è che non si tratti affatto di un termine offensivo.
Le dichiarazioni di Pancheri hanno scatenato la polemica e indignato. Tanto da spingere il commissario della Lega Alto Adige, Massimo Bessone, a chiedere scusa a nome del partito per gli insulti omofobi pronunciati in aula dal consigliere leghista.
“Il linguaggio usato dal consigliere, nella citata seduta, non rappresenta il pensiero della Lega altoatesina, ma solo l’opinione di un singolo, per niente condivisa”, ha riferito il commissario provinciale del Caroccio.
“Un conto è avere un proprio gusto sessuale e sostenere il concetto di famiglia tradizionale, un altro conto è offendere gratuitamente le persone, ancora di più quando lo si fa in veste di amministratore di un’importante città e di rappresentante di un partito. Ritengo dunque doveroso, appunto come capo altoatesino della Lega, rivolgere le mie scuse a tutte quelle persone che si sono ritenute offese dalle infelici dichiarazioni del consigliere”, ha continuato il leghista.
Ma le scuse non bastano. Dura la reazione dell’associazione Centaurus Arcigay che ha condannato le parole di Pancheri e ha parlato di “vergognosa uscita omofoba”. “Centaurus è in prima linea contro l’omo-bi-transfobia e la discriminazione, pienamente consapevole che l’unico modo di combattere queste forme di odio sia la diffusione della conoscenza e della cultura del rispetto in ogni ambito, a scuola, sul posto di lavoro, in famiglia, pertanto nessuna forma di insulto, scherno e stigmatizzazione può partire dai tavoli della politica”, ha attaccato decisa l’associazione.