Com’è possibile che un genitore dimentichi il figlio in auto
Le neuroscienze mostrano che le cause di questi gesti risiedono nei meccanismi della memoria umana. Comprenderli permette di prevenire tragedie di questo tipo
Tornano periodicamente sui giornali le tragiche notizie di bambini che perdono la vita dopo che i genitori li hanno dimenticati in auto.
I casi registrati in Italia dal 2011 a oggi sono almeno sei, di cui l’ultimo riguarda una bambina di 18 mesi morta per arresto cardiaco mercoledì 7 giugno 2017 dopo essere stata dimenticata dalla madre in macchina a Castelfranco di Sopra, in provincia di Arezzo. La donna era andata a lavoro senza passare dall’asilo nido per accompagnare la piccola.
Ma com’è possibile che i genitori dimentichino i figli in auto? Il neuroscienziato David Diamond, della University of South Florida, ha studiato il fenomeno da un punto di vista neurobiologico e cognitivo e ha elaborato una teoria.
Diamond spiega che la sua prima inclinazione quando si è approcciato a questo fenomeno, è stata quella di pensare a genitori negligenti. Ma poi ha saputo che dagli anni Novanta centinaia di bambini sono morti negli Stati Uniti dopo essere stati lasciati in auto per errore e nessuno di quei casi era collegato a precedenti prove di abuso e negligenza dei genitori.
Lo studioso ha parlato con alcune di queste persone, ha ascoltato le loro telefonate alla polizia dopo che avevano ritrovato i figli morti in macchina. Questo gli ha fatto capire che nella maggior parte dei casi non si trattava affatto di genitori negligenti.
Memoria operativa e memoria prospettica
Questo tipo di dimenticanze sono il risultato di un conflitto tra il sistema della memoria operativa del cervello, cioè quella che ci permette di “archiviare” un’informazione in modo non cosciente, e la memoria prospettica, vale a dire quella che ci consente di ricordare di portare a termine le azioni programmate.
Nel caso specifico, la memoria operativa è quella che fa ripetere il gesto automatico del guidare la macchina da casa a lavoro. La memoria prospettica è quella che ricorda di accompagnare un bambino a scuola, come programmato.
(Qui sotto le aree celebrali interessate dai due diversi tipi di memoria. Credit: David Diamond. L’articolo continua sotto la foto.)
La memoria prospettica è processata da due strutture celebrali: l’ippocampo, che memorizza tutte le nuove informazioni, e la corteccia prefrontale, che è essenziale per fare piani per il futuro. Il primo fornisce la consapevolezza che il bambino è in macchina, il secondo consente al genitore di pianificare il percorso per portarlo a scuola.
La memoria operativa è situata nel ganglio basale, che consente di svolgere automaticamente compiti ripetitivi. Quando un genitore dimentica il figlio in macchina quel che accade, secondo Diamond, è che dal momento che questo percorre la stessa strada ogni giorno, la sua memoria operativa reprime la sua consapevolezza e la memoria prospettica, impedendogli di fare quanto pianificato.
Oltre ai casi di bambini dimenticati in macchina ci sono altri esempi di tragedie legate alla memoria: piloti che mettono in pericolo la sicurezza di un volo, poliziotti che dimenticano le armi nei bagni pubblici e animali morti dopo essere stati lasciati in auto.
“Pertanto, la nostra mancata memoria futura mette a rischio quelli che amiamo”, scrive Diamond. “Questo accade soprattutto quando pensiamo che le precauzioni per prevenire queste tragedie non siano necessarie. La realtà mostra che questa convinzione è sbagliata”.
Il ruolo dello stress
Ci sono altri fattori che contribuiscono a questo fenomeno. Tra questi un cambiamento nella routine del genitore, che lo porta a seguire un percorso diverso; una modifica di come il genitore ha interagito con il bambino durante il viaggio; o la mancanza di un segnale, per esempio un suono o un oggetto associato al bambino.
I genitori che hanno dimenticato i loro figli in auto spesso riferiscono di esperienze stressanti prima o durante l’episodio. Molti parlano anche di mancanza di sonno.
Inoltre, gli studi di Diamond hanno rilevato che i genitori in questione hanno creato una “falsa memoria”, come quella di aver portato il bambino all’asilo. Si tratta di un’anomalia che spiega perché alcuni di loro hanno addirittura detto ai colleghi di dover andar via dal lavoro per andare a prendere i figli a scuola.
Diamond non pensa che incarcerare i genitori che hanno vissuto questa tragedia per omicidio colposo sia giusto.
Il dirottamento della memoria futura da parte della memoria operativa e la perdita di consapevolezza della presenza di un bambino nella macchina è un tragico modo per imparare come può funzionare il cervello quando è in modalità di memoria multitasking.
Come prevenire questa tragedia?
Il primo passo secondo il neuroscienziato è accettare che la memoria umana è fallace e che genitori attenti e amorevoli possono lasciare i loro figli in macchina del tutto involontariamente.
Una volta capito questo concetto possono essere messe in atto una serie di strategie, come quella di collegare un app del telefono al sedile della macchina occupato.
General Motors ha sviluppato un sistema per ricordare la presenza di bambini nelle sue auto. Diamond ritiene che questo sistema dovrebbe essere un equipaggiamento standard in tutte le macchine.