Come parlare ai bambini degli attacchi terroristici
Un evento tragico come un attentato può far sorgere nei propri figli nuovi dubbi e interrogativi sui concetti di morte e violenza. Ecco quali errori non commettere
Comprendere il fenomeno del terrorismo è difficile per un adulto, figuriamoci per un bambino o una bambina. Un evento tragico come un attentato può far sorgere in loro nuovi dubbi e interrogativi sui concetti di morte e violenza, e rischia di suscitare ansia e paura.
Ma come comportarsi di fronte ai propri figli quando si verifica un attentato che monopolizza l’attenzione dei media? È meglio far finta di niente e cambiare canale televisivo, cercando di nascondere ai loro occhi l’orrore? O provare a spiegare con parole semplici un argomento così complesso?
Secondo la psicologa britannica Nicky Cox, sarebbe un errore nascondere vicende di questo tipo ai figli.
“Anche se pensi di aver fatto bene a proteggere tuo figlio, in realtà hai provocato un danno perché loro andranno a scuola, parleranno nel parco giochi, nella sala mensa, e prenderanno informazioni di seconda, terza e quarta mano”, spiega Cox ai microfoni radiofonici della Bbc.
Per questo è opportuno che almeno un primo approccio verso l’argomento avvenga in famiglia. “I genitori devono assicurarsi che i bambini ottengano informazioni precise e che siano messi in grado di conoscere la verità quando stanno parlando con i loro amici”, dice la psicologa.
Un’altra cosa fondamentale è quella di dire ai bambini la verità. “Penso che non ci sia assolutamente alcun motivo per non dire loro la verità perché sentiranno ogni sorta di disinformazione su Internet o parlando a scuola”, spiega Cox. “Ci sono tante notizie false là fuori, c’è tanta disinformazione ed è importante che i bambini siano istruiti per riconoscere dove andare per ottenere informazioni corrette”.
Secondo la psicologa Emma Kenny i bambini più piccoli possono essere facilmente rassicurati dai loro genitori, ma quelli più grandi potrebbero anche non dire alla madre o al padre quello che hanno sentito o visto sull’argomento. “Chiedetegli se hanno sentito la notizia e consentitegli di avere questa conversazione”, suggerisce Kenny.
Harold Koplewicz, presidente del Child Mind Institute, è d’accordo. “Scoprire ciò che i vostri figli hanno imparato e rispondere a tutte le domande che hanno in termini che possono capire è di solito l’approccio migliore”, sostiene. Koplewicz suggerisce inoltre di adottare approcci diversi in base all’età.
Una guida pubblicata in occasione degli attentati del 2015 a Parigi dal sito statunitense Quartz suggerisce sulla base dei pareri di alcuni esperti che per i bambini dai sei anni in su non è troppo presto per iniziare a parlare di un argomento così serio.
In ogni caso durante il dialogo è importante mostrare calma perché i bambini si basano sulle emozioni dei loro genitori, quindi se sono ansiosi anche loro saranno ansiosi. Koplewicz suggerisce infine di avere fiducia nel proprio istinto: “I bambini hanno diversi livelli di ansia e vulnerabilità. Conosci il tuo bambino e potrai gestire la cosa meglio di chiunque”.