Perché i Cinque Stelle ce l’hanno tanto con la Francia
Macron è il nemico perfetto per i grillini, ed è il presidente di un paese che risveglia istinti nazionalpopolari da "derby" tra nazioni vicine. L'ideale per non pensare ai contrasti nel governo e alla recessione tecnica
La vicenda dell’ambasciatore francese in Italia, richiamato dall’Eliseo per consultazioni, giunge al culmine di una serie di attacchi rivolti in particolare dal Movimento Cinque Stelle alla Francia e al suo presidente Emmanuel Macron.
Di seguito alcuni link utili per fare chiarezza sulla situazione:
Si potrebbe dire non c’è fronte su cui l’esecutivo M5s-Lega sia più unito rispetto a questo: l’odio anti-francese compatta i due alleati di governo, è una medicina che permette di curare dissidi e divergenze.
Ma la sua funzione è anche ulteriore: serve a distrarre il paese da un’azione di governo che stenta a decollare. L’Italia è in recessione tecnica, tutti i principali istituti nazionali e internazionali hanno rivisto al ribasso le stime di crescita per l’anno in corso.
Siamo nuovamente il fanalino di coda in Europa, nonostante le mirabolanti promesse gialloverdi e il fantomatico “boom economico” invocato da Di Maio.
In questo quadro, urge trovare dei nemici per distogliere l’attenzione della gente dai problemi reali, per far sentire ai cittadini che il governo li protegge dal cattivo di turno.
Gli immigrati erano e sono un buon diversivo, ma non bastano. Serve anche un nemico politico, e i Cinque Stelle lo hanno individuato in Emmanuel Macron.
Ecco spiegati i ripetuti attacchi pentastellati al leader di En Marche, culminati nell’offensiva sul franco coloniale, che nella narrativa grillina sarebbe la causa dell’impoverimento dell’Africa e delle migrazioni (toh, che tema a caso!) verso l’Italia.
Da Macron l’attacco si estende quindi alla Francia tutta, nel tentativo di risvegliare sentimenti di antipatia nei confronti dei “cugini” d’oltralpe che covano nell’animo nazionalpopolare di molti italiani.
Sì, perché se pensate che la testata di Zidane a Materazzi non c’entri nulla con questa vicenda, vi sbagliate.
La Francia è il bersaglio perfetto non solo perché ha un presidente additato come “uomo delle banche”, delle élite finanziarie (i nemici del popolo per eccellenza), ma anche perché è il paese che risveglia in tanti nostri connazionali istinti campanilistici da “derby” tra nazioni vicine e rivali.
Dal punto di vista politico, Macron è il nemico perfetto anche perché, da qualche mese, in Francia è esplosa l’ondata di protesta dei gilet gialli.
Non a caso, i Cinque Stelle hanno provato subito a cavalcarla: una strategia culminata nell’incontro con alcuni esponenti del movimento francese, che pure sembrano contrari a un’alleanza in vista delle prossime elezioni europee.
Ma, indipendentemente da accordi politici, i gilet gialli hanno raggruppato attorno a loro una sorta di internazionale populista: da Trump ai russi, da Bannon alla Le Pen, hanno tutti provato a mettere il cappello politico sul movimento.
I Cinque Stelle non potevano farsi scappare un’occasione tanto ghiotta. A maggior ragione perché questo movimento di protesta dall’altissimo capitale simbolico è andato a formarsi proprio nel paese del nemico, di quel Macron ormai visto con ostilità, in Europa, persino dai partiti di centrosinistra.
Macron non è soltanto, in questa narrazione, il nume tutelare delle banche e della finanza. È anche l’incarnazione dell’Europa usurpatrice, a cui si contrappone la retorica sovranista sulla quale i Cinque Stelle, puntellati dalla Lega, si sono ormai appiattiti da tempo.
Come ha scritto Lorenzo Tosa in questo commento per TPI, “quello che conta è creare un nemico da spendere di qui ai prossimi quattro mesi. Lega e 5 Stelle ci hanno vinto le elezioni nazionali costruendo il nemico perfetto: perché non riproporre lo stesso schema vincente anche su scala europea? Macron non è altro se non quello che è stato per oltre un lustro il Partito Democratico in Italia”.