Chi era Pietro Ingrao
All'età di 100 anni è morto l'esponente comunista già presidente della Camera dei Deputati
Il 27 settembre, all’età di cento anni, è morto il politico Pietro Ingrao.
Nato a Lenola, paese all’epoca situato in Campania e oggi nel Lazio, il 30 marzo del 1915, era nipote di Francesco Ingrao, politico di idee liberali.
Cresciuto durante il fascismo, inquadrato nelle pesanti strutture della società sotto a dittatura, fu iscritto al Gruppo Universitario Fascista e vinse anche un Littoriale della cultura e dell’arte, una gara culturale che si teneva all’epoca.
Tuttavia, la sua formazione era stata influenzata dagli insegnanti Pilo Albertelli e Gioacchino Gesmundo, che aveva conosciuto frequentando il liceo a Formia, insegnanti antifascisti che, nel 1944, furono uccisi nella strage delle Fosse Ardeatine.
Nel 1935 si iscrisse al Centro sperimentale di cinematografia, nel quale incontrò diversi studenti antifascisti.
Nel 1940, Ingrao aderì ufficialmente al Partito Comunista Italiano (Pci), con il quale partecipò alla resistenza contro i nazifascisti.
Terminata la seconda guerra mondiale, nel 1947 divenne direttore del quotidiano L’Unità, e nel 1950 divenne deputato subentrando a Domenico Emanuelli in seguito alla morte di quest’ultimo. Da quel momento, Ingrao, divenne sempre di più il punto di riferimento dell’area più a sinistra del Pci.
Nel 1956, insieme alla maggior parte degli esponenti comunisti, da direttore de L’Unità condannò la Rivoluzione Ungherese che si oppose a controllo dell’Unione Sovietica (Urss) sul Paese.
Nel 1966, durante l’undicesimo congresso del Pci, Ingrao disse, rivolto al segretario Luigi Longo: “Il compagno Longo ha espresso in modo molto netto le sue critiche e le sue preoccupazioni sulla questione della pubblicità del dibattito. Non sarei sincero se dicessi a voi che sono rimasto persuaso”. Per la volta un esponente del Pci manifestò il dissenso pubblicamente in sede di congresso dal segretario del partito.
Nel 1969, alcuni militanti vicini ad Ingrao, vennero radiati dal Pci e fondarono il quotidiano Il manifesto.
Nel 1976 Pietro Ingrao fu il primo esponente comunista ad essere eletto presidente della Camera dei Deputati, carica che ricoprì fino al 1979, quando gli successe Nilde Iotti.
Tra il 1989 e il 1991, in seguito alla caduta del muro di Berlino e con il venire meno dell’Urss, il segretario del Pci Achille Occhetto iniziò il processo che portò allo scioglimento del partito e alla successiva fondazione del Partito Democratico della Sinistra (Pds) nella cosiddetta svolta della Bolognina.
Ingrao fu uno dei principali oppositori a questa linea, ma finì per aderire al Pds, partito che tuttavia lasciò nel 1993 per aderire, nel 1996, a Rifondazione Comunista. Successivamente, dichiarò le sue simpatie per Sinistra ecologia e libertà.
Oltre che uomo politico, Ingrao fu poeta e saggista, ed è stato un indiscusso punto di riferimento della sinistra italiana.