Che cos’è il reddito di inclusione?
È stato approvato il 9 marzo in via definitiva al Senato il ddl che delega il governo a introdurre entro sei mesi il reddito di inclusione. Ecco di cosa si tratta
Il Senato ha approvato il 9 marzo 2017, il disegno di legge delega per il contrasto della povertà che introduce il reddito di inclusione, il cosiddetto Rei, e che a luglio 2016 aveva già ottenuto l’approvazione della Camera. Il ddl ha ottenuto 138 sì, 71 no e 21 astenuti.
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Adesso toccherà al governo introdurre entro sei mesi dall’entrata in vigore il reddito di inclusione. Si tratta di una legge per armonizzare a livello nazionale gli interventi contro la povertà e venire incontro alle migliaia di famiglie che vivono sotto il livello di povertà.
Secondo i dati Istat aggiornati al 2016, in Italia 1.582.000 famiglie vivono in uno stato di povertà, per un totale di quasi 4,6 milioni di individui. Si tratta del numero più alto dal 2005 a oggi.
La legge delega in esame, collegata alla manovra di finanza pubblica, reca una delega al governo sul contrasto della povertà, il riordino delle relative prestazioni assistenziali e il coordinamento del sistema degli interventi in materia di servizi sociali.
Il reddito di inclusione dovrà essere garantito uniformemente sull’intero territorio nazionale e avrà l’obiettivo di contrastare la povertà, “intesa come impossibilità di disporre dell’insieme dei beni e dei servizi necessari a condurre un livello di vita dignitoso”.
Il ddl prevede il riordino delle prestazioni di natura assistenziale di contrasto della povertà, senza toccare però le prestazioni rivolte alla fascia di popolazione “anziana non più in età di attivazione lavorativa”, le prestazioni a sostegno della genitorialità e quelle legate alla condizione di disabilità e di invalidità.
Il reddito di inclusione potrebbe avere un importo tra i 400 e i 480 euro mensili e potrebbe arrivare a riguardare almeno 400mila famiglie.
Le risorse del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale sono pari a 1.030 milioni di euro per il 2017
ed a 1.054 milioni annui a decorrere dal 2018, e sono destinate a garantire
l’attuazione di un Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione
sociale, adottato con cadenza triennale, mediante decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro
e delle politiche sociali.
Il reddito di inclusione costituisce una misura unica a livello nazionale subordinata alla prova dei mezzi e all’adesione a “un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa finalizzato all’affrancamento dalla condizione di povertà”.
Per prova dei mezzi si intende il riferimento all’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee), per tener conto dell’effettivo reddito disponibile e di indicatori della capacità di spesa.
La legge delega in questione vuole essere un rafforzamento, estensione e consolidamento del Sostegno per l’Inclusione Attiva, il Sia.
La sperimentazione del Sostegno per l’Inclusione Attiva nelle 12 città con più di 250mila abitanti nasceva con l’esplicita finalità di contrastare la povertà assoluta e prevede l’erogazione di un beneficio economico alle famiglie in condizioni economiche disagiate con figli minori o con disabilità grave o con donne in stato di
gravidanza accertata o con persone di età superiore a 55 anni in stato di
disoccupazione.
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