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Home » Esteri

Cesare Battisti: “Bolsonaro è un fanfarone, non può estradarmi in Italia”

Immagine di copertina
Cesare Battisti

Battisti ha parlato ai microfoni del Giornale Radio Rai

“Nessuna fuga assolutamente, in Italia possono dire quello che vogliono. Io sto andando a casa ed è tutto tranquillo”.

Lo ha detto Cesare Battisti ai microfoni del Giornale Radio Rai, smentendo l’ipotesi di un suo tentativo di fuga dal Brasile.

La situazione di Battisti, dopo la vittoria di Jair Bolsonaro alle elezioni presidenziali di domenica 28 ottobre, appare sempre più delicata.

Bolsonaro ha assicurato che intende estradarlo in Italia, dopo che il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva fatto esplicita richiesta in questo senso. ”Dopo anni di chiacchiere, chiederò che ci rimandino in Italia il terrorista rosso Cesare Battisti”, aveva detto Salvini.

In riferimento ai propositi di Bolsonaro, Battisti ha commentato: “Lui può dire quello che vuole, io sono protetto dalla Corte Suprema. Le sue sono solo parole. Sono fanfaronate. Lui non può fare niente, c’è una giustizia, io per la giustizia sono protetto, è un processo giudiziario, lui non ha nulla a che vedere con questo”.

“Non sono assolutamente preoccupato – ha proseguito Battisti – Bolsonaro non penso abbia interesse a creare discordia tra il potere giudiziario e l’esecutivo. Si parla, ognuno può dire quello che vuole. Io non ho nessun problema”.

Chi è Cesare Battisti

Cesare Battisti (nato a Cisterna di Latina nel 1954) è stato un terrorista italiano nel periodo degli anni di piombo.

Nel 1988 è stato condannato all’ergastolo per atti terroristici commessi tra il 1978 e il 1979, quando militava nel gruppo di sinistra Proletari armati per il comunismo. La sentenza era stata emessa in contumacia perché nel 1981 Battisti era evaso dal carcere di Frosinone e fuggito a Parigi. Aveva poi trovato riparo a Puerto Escondido, dove è vissuto con la compagna Laurence dalla quale ha avuto due figlie.

In Messico ha fondato il giornale Via Libre, di cui si è occupato anche dopo il ritorno in Francia nel 1990, dove godeva della dottrina Mitterand, che offriva asilo a chi, anche se autore di crimini violenti, proveniva da un paese in cui il sistema giudiziario era divergente con l’idea francese di libertà. In Francia, Battisti ha vissuto traducendo in italiano romanzi di autori noir francesi, provando ad aprire una lavanderia e facendo vari lavori, come il portinario dello stabile in cui risiedeva.

La legge è rimasta in vigore fino al 2004, quando il consiglio di Stato francese ha confermato l’estradizione di Cesare Battisti che è fuggito in Brasile, dove ha ricevuto asilo politico.

Nel frattempo, la Corte europea ha bocciato il suo ricorso, affermando che il terrorista in Italia ha avuto processi giusti, con ogni mezzo di difesa e avvocati di fiducia.

In Brasile Battisti è stato riarrestato nel 2007, a seguito di indagini congiunte di agenti francesi e carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale. Il fratello maggiore di Cesare, Vincenzo Battisti, ha sostenuto che nell’arresto furono implicati anche i servizi segreti francesi e che Battisti avrebbe subito trattamenti violenti e torture durante la detenzione. 

Il 13 gennaio 2009, il Brasile ha deciso di accordare lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti.

Il ministro della giustizia Tarso Genro aveva motivato la decisione su quello che aveva definito il “fondato timore di persecuzione del Battisti per le sue idee politiche” e aveva espresso dubbi sulla regolarità del procedimento giudiziario nei suoi confronti.

Il 9 giugno 2011 il Supremo Tribunal Federal brasiliano ha confermato la decisione del presidente Lula di non estradare Cesare Battisti e ha votato a favore della sua liberazione.
Per le autorità brasiliane i reati commessi dall’ex terrorista italiano sarebbero caduti in prescrizione nel 2013.

Nel 2015, Battisti è stato tratto in arresto per poche giorni a causa del suo permesso di soggiorno scaduto. Nello stesso anno ha sposato una cittadina brasiliana dando alla vicenda un ulteriore spessore internazionale.

Il 25 aprile 2018 un giudice aveva revocato a Battisti le misure cautelari, liberandolo dalla cavigliera e permettendogli di muoversi nel paese. La decisione era stata presa dalla Corte suprema brasiliana (Stj), che aveva annullato una precedente sentenza, emanata quando a ottobre 2017 Battisti era stato arrestato al confine con la Bolivia con 25mila dollari in valuta estera con cui si apprestava a lasciare il paese.

Oltre alla cavigliera elettronica, a Battisti era stato vietato di uscire di casa dopo le 22 e di allontanarsi dal paesino di Cananeia, nello Stato di San Paolo, in cui vive. Il tribunale aveva ritenuto ragionevoli le argomentazioni dei legali dell’ex terrorista, secondo i quali le accuse erano state emanate in modo generico e senza elementi concreti.

Il tribunale della cittadina in cui risiede il 63enne aveva anche imposto il sequestro del passaporto per lui e la moglie Joice Lima, sposata nel 2015. Le misure erano state prese dopo che si era scoperto che Battisti aveva fornito un indirizzo falso per ottenere i certificati necessari alle nozze in Brasile, commettendo un falso ideologico.

Alcuni dei reati che sono contestati a Battisti sono già prescritti: tra questi aggressione, cospirazione e possesso di armi (1987), associazione sovversiva (1991), partecipazione a banda armata (2012) e rapina (2013). Nel 2023 cadranno in prescrizione le pene relativie agli omicidi di Pierluigi Torregiani e Lino Sabbadin (entrambi del 1979) dei quali Battisti è stato riconosciuto  co-organizzatore e co-ideatore. Gli altri omicidi sono invece imprescrittibili.

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