Il governo brasiliano vuole revocare lo status di rifugiato politico a Battisti, l’ex terrorista a un passo dall’estradizione
La decisione finale spetta alla Corte Suprema, l'unico organo in grado di salvare l'ex terrorista dall'estradizione. Ma il presidente Temer ha annunciato la revoca dell'asilo politico e la sospensione del permesso di soggiorno
Il governo brasiliano, nella persona del presidente Temer, ha deciso di voler revocare lo status di rifugiato politico per Cesare Battisti e sospendere il permesso di soggiorno.
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La decisione finale spetta alla Corte suprema, l’unico organo in grado di salvare l’ex terrorista dall’estradizione. Sarà Luis Fux, ministro del Supremo Tribunal Federal – il massimo organo giudiziario dello stato – a dover rispondere alla richiesta di habeas corpus presentata dai legali di Battisti, i quali sostengono che “non è possibile” rivedere la protezione concessa dall’allora presidente Lula.
Battisti è stato fermato la settimana scorsa alla frontiera con la Bolivia. Da allora le autorità italiane stanno pressando per riportarlo in Italia e assicurarlo alla giustizia dopo 36 anni di latitanza tra Francia, Messico e Brasile.
Il 7 ottobre, il giudice brasiliano José Marcos Lunardelli del Tribunale regionale federale della terza Regione gli ha concesso la libertà provvisoria, accogliendo la richiesta avanzata dagli avvocati dell’ex terrorista.
Ora Cesare Battisti – che in Italia è stato condannato a 4 ergastoli per altrettanti omicidi negli anni di piombo – è a un passo dall’estradizione: si trova a casa di amici a Cananeia, sul litorale dello stato di San Paolo, in attesa di conoscere il suo destino.
Con questi elementi si è propensi a credere che l’ex terrorista verrà estradato entro la fine del 2017.
Il magistrato gli ha concesso la libertà provvisoria in cambio del suo impegno a presentarsi mensilmente in tribunale per dimostrare la sua residenza e a non lasciare la città in cui vive, San Paolo, senza l’autorizzazione del tribunale.
Cesare Battisti, ex membro del gruppo terrorista italiano dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac), è stato arrestato dalle forze dell’ordine brasiliane il 4 ottobre 2017, durante un normale controllo stradale a Corumbà, nel Mato Grosso. Secondo le autorità l’uomo, in Brasile con lo status di rifugiato politico, avrebbe cercato di raggiungere la Bolivia, violando così le condizioni di asilo.
Gli inquirenti sospettano che stesse tentando di scappare.
Per la giustizia italiana deve scontare l’ergastolo. Da almeno 15 anni c’è una battaglia con il Brasile per farlo estradare. Ufficialmente è pulito. Ha scontato la sua condanna e la domanda di estradizione è prescritta dal 2013.
Ma in Italia lo vogliono tutti. Da Renzi che lo definisce “un terrorista, un criminale” e ricorda che “più di un anno fa nel mio primo incontro con il presidente Temer, ho posto la questione a nome del governo italiano” – al ministro del Esteri Alfano.
“Oggi con l’ambasciatore Bernardini per riportare Battisti in Italia e assicurarlo alla giustizia. Continuiamo il lavoro avviato con le autorità brasiliane”. È quanto si legge in un tweet della Farnesina, che riporta le parole del ministro Angelino Alfano.
Antonio Bernardini è l’ambasciatore d’Italia in Brasile e si trova attualmente a Roma.
#Alfano: “Oggi con amb.Bernardini per riportare #Battisti in Italia e assicurarlo alla giustizia.Continuiamo lavoro con autorità brasiliane”
— Farnesina 🇮🇹 (@ItalyMFA) 5 ottobre 2017
Cesare Battisti, nato a Cisterna di Latina nel 1954 e cresciuto nella vicina Sermoneta, dopo aver compiuto in gioventù diverse rapine entrò in contatto con il gruppo terrorista del Pac, con cui partecipò a varie azioni. Secondo le rivelazioni del pentito Pietro Mutti, Battisti uccise in queste azioni quattro persone, e per questa ragione è stato condannato all’ergastolo. La condanna, tuttavia, avvenne in contumacia dal momento che nel 1985 – quando venne emanata – Battisti si trovava in Francia.
Stabilitosi in Brasile, dal 2010 gode nel paese sudamericano dello status di rifugiato politico. L’Italia ha sempre fatto richieste di estradizione e si è opposta alla politica adottata dal Brasile, che tuttavia non ha mai rivisto la decisione.
Secondo il quotidiano brasiliano O Globo, però, l’Italia aveva chiesto a fine settembre di rivedere la decisione e stavolta aveva incontrato il parere favorevole del ministro della Giustizia e di quello degli Esteri.
Battisti ha la residenza in Brasile, vive a Rio Preto, vicino a San Paolo. Ha una moglie, una terza figlia: entrambe brasiliane.