Ponte Morandi, la commissione d’inchiesta: “Diverse cause alla base del crollo”
Secondo Roberto Ferrazza, il presidente della commissione istituita dal Mit per fare luce sulle cause del cedimento del viadotto, il crollo della struttura non sarebbe dovuto unicamente alla rottura di uno strallo
Potrebbero essere state “una serie di concause” a provocare il crollo del ponte Morandi a Genova e non solo la rottura di uno strallo. È quanto sostiene ai microfoni di SkyTg24 Roberto Ferrazza, presidente della commissione istituita dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per fare luce sulle cause del cedimento della campata centrale del viadotto.
“Il ponte si è prima piegato e poi è caduto”, ha detto Ferrazza al termine del sopralluogo sulle macerie del ponte. “Ci sono stati diversi fattori che hanno determinato il crollo del viadotto”.
Il sopralluogo è stato condotto dai membri della commissione ispettiva, insieme ai consulenti della procura, gli ingegneri Renato Buratti e Piergiorgio Malerba.
La procura ha autorizzato le verifiche per la messa in sicurezza dei monconi del ponte proposte da Anas, dopo aver avuto il parere favorevole dei consulenti. “Le verifiche verranno effettuate dai tecnici di Autostrade con i consulenti della procura”, ha aggiunto Ferrazza.
Le dinamiche del cedimento non sono ancora chiare.
Già nei primi momenti l’attenzione si era concentrata sugli stralli, i tiranti trasversali in cemento armato. Non si conosce, però, “quale sia stato l’innesco della dinamica”. In base ai primi rilievi condotti sul posto, l’architetto Ferrazza spiega che “il ponte non è caduto nella sua proiezione: prima si è storto, poi è caduto”.
Sarà necessario individuare quale sia stato l’elemento che si è rotto per primo, provocando il crollo.
“Bisognerà lavorare ancora sul posizionamento e ribaltamento delle macerie, considerando che c’è stata una rottura che ha provocato un movimento della struttura non equilibrato”, ha detto Ferrazza, sottolineando che saranno oggetto di approfondimento gli stralli, le solette e i materiali di costruzione.
Per il crollo del viadotto, la procura di Genova ipotizza il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti, disastro colposo e omicidio colposo plurimo. “Non è stata una fatalità ma un errore umano”, ha sottolineato il procuratore Francesco Cozzi, che coordina le indagini sul caso con i pm Walter Cotugno e Massimo Terrile.
Le ipotesi di reato sono per ora “tutte a carico di ignoti perché bisogna individuare prima le possibili cause”, ha detto il capo della procura del capoluogo ligure.
La procura di Genova ha avviato il sequestro dei due tronconi del viadotto rimasti in piedi dopo il crollo. “Sono importanti le indagini in questo momento: il sequestro delle macerie non avviene come sequestro del sito, riguarda detriti e parti che saranno rimosse e, previa selezione di quanto utile, portate in un’area distinta e selezionate da consulenti tecnici per la parte rilevante ad accertare le cause del crollo”, ha precisato Cozzi.
“Da un lato andavano rimossi per la ricerca delle vittime prima e poi per non creare altri problemi per la sicurezza pubblica”, ha aggiunto.