Mancato sgombero Casapound a Roma, Cirinnà a TPI: “Fatto gravissimo, ma la colpa è di Salvini”
La senatrice del Pd Monica Cirinnà, commenta a TPI la notizia che riguarda le ultime volontà espresse sul palazzo occupato da Casapound a Roma
“Il vero padre politico di Casapound e della questione che riguarda l’immobile a piazza Vittorio è Matteo Salvini. Il ministero dell’Economia non è che un mero esecutore delle volontà di prefettura e ministero dell’Interno. Il fatto gravissimo è questo: viene legittimata, anche politicamente, un’occupazione senza titolo. Ennesimo stralcio di tutte le leggi”.
La senatrice del Pd Monica Cirinnà, commenta a TPI la notizia che riguarda le ultime volontà espresse sul palazzo occupato da Casapound a Roma.
In una lettera firmata dal capo di gabinetto del ministero, si dice alla sindaca di Roma Virginia Raggi che lo sgombero del palazzo di via Napoleone III, non è una priorità.
Il palazzo di proprietà del Demanio è occupato dal movimento di estrema destra dal 27 dicembre 2003. Il ministero dell’Economia, dopo un consulto con il Demanio e la prefettura, ha stabilito che il palazzo, per le sue buone condizioni igieniche e per il fatto di non essere a rischio crollo, non è tra i primi edifici da sgomberare nella lunga lista dei palazzi occupati della capitale.
“Ho ricostruito la vicenda attraverso i documenti: la decisione di Tria avalla la lettera in un documento che viene dal Demanio, il quale non fa altro che rilanciare e riproporre le priorità identificate dal prefetto di Roma. In testa a tutta questa partita la responsabilità primaria è di Salvini, perché il prefetto comunque dipende dal ministero degli Interni, e le priorità sono state dettate dal ministero degli Interni”, afferma la senatrice.
“Quindi il vero padre politico di Casapound è Matteo Salvini – aggiunge – dopodiché a caduta gli altri organi dello Stato prendono atto di quanto stabilisce la Prefettura. Il ministero dell’Economia è un esecutore, ha fatto solo una lettera di trasmissione. Quella lettera del Demanio è stata ripassata dallo staff di Tria. La questione vera è che le prefetture e il ministero dell’Interno decidono chi ha politicamente diritto a occupare e chi no. Questo è il fatto gravissimo: viene legittimata, anche politicamente, un’occupazione senza titolo. Ennesimo stralcio di tutte le leggi”.
Spero di no: c’è una mia interrogazione depositata in Senato, e su questo spero di avere al più presto una risposta, altrimenti farò chiamare ai capigruppo l’interrogazione. Non si può pensare che esistano pezzi di città, nel cuore della Capitale, che sono delle isole di illegalità e tutti si girano dall’altra parte.
A questo punto, dato che la Prefettura ha la scala per decidere quali sgomberi portare a termine – prima quei palazzi che stanno per crollare, poi quelli che sono in condizioni di degrado, etc – per il palazzo di Casapound, dato che l’immobile è ben tenuto e ben curato, mettiamo due fiorellini e autorizziamo questa occupazione.
Il criterio è uno solo: l’occupazione senza titolo. Salvini e il prefetto devono rispondere del perché tollerano delle occupazioni senza titolo. Anche io domani posso occupare un attico di proprietà del Comune di Roma, lo imbianco, lo ripulisco e sto lì. Di cosa parliamo?
È chiaro che per il palazzo di piazza Vittorio – che Casapound ha dichiarata anche sede nazionale e politica del suo movimento – la questione è talmente simbolica che nessuno ci vuole mettere mano.
Ma a questo punto si prenda coraggio e si dica che si vuole sanare quella situazione. Per sanarla, si fa il calcolo ai prezzi di mercato sul totale degli anni in cui è stato occupato e si dice a chi ci abita di pagare una determinata somma. Si fanno mettere i contatori e gli allacci a nome loro e si procede. Questo la Raggi lo sta facendo con la Casa internazionale delle Donne.
È stato chiesto di mettersi in regola e ripagare quello che non è stato pagato. Avessero il coraggio di chiedere gli arretrati a prezzo di mercato per un palazzo nel centro storico di Roma, così le persone, se non vogliono continuare a stare fuori dalle regole, pagano.
Il Movimento è ormai al suicidio politico in tutto quello che fa. Lo ha dimostrato il voto su Salvini. È evidente che anche i suoi sindaci, che dovrebbero essere personaggi di punta almeno nelle comunità locali, sono stati scaricati dal nazionale – perché hanno fatto l’appello per votare diversamente su Salvini.
Ma il punto fondamentale è che è uscita la vera anima dei Cinque Stelle, che è un’anima fatta di populismo, demoagia ma anche di tanta destra. Ce l’ho marchiato a fuoco sulla pelle da quel 16 febbraio del 2016, quando i Cinque Stelle non hanno votato le unioni civili, quello è stato il loro riposizionamente sul campo del centro-destra.
Credo che se abbiamo fatto questo calcolo lo hanno fatto sbagliato, perché la maggior parte della loro base è infuriata.
Come ha sottolineato Pizzarrotti, il Movimento non esiste più.
Ormai, giorno per giorno, Salvini se ne mangia un pezzo. Li vedo in Senato: è gente spaesata, fissa sull’iPad, a cui dicono cosa devono fare in tempo reale. Un orrore di situazione, di persone che non rappresentano più niente, nemmeno loro stessi.
Ho letto i dati dell’istituto Cattaneo sul voto in Abruzzo: il grosso dei delusi M5s sono tornati all’astensione. Una piccola parte è andata sulla Lega, una piccolissima parte è andata sulla persona candidata dal Pd, Legnini. Il suicidio politico quotidiano dei Cinque Stelle si riverbera nell’astensionismo di chi si era affidato a loro.
Se i partiti della sinistra, in primis il mio guidato da Zingaretti, potrà tornare a essere interlocutore, quei voti vanno strappati dall’astensione, altrimenti avremo delle pessime sorprese con ulteriore aumento della Lega alle europee. Sarà un giro di boa per le grandi democrazie europee.
Con Nicola potrebbe farlo, perché con estrema radicalità bisogna dirlo da che parte stiamo. Loro hanno predicato e poi non hanno fatto, quindi abbiamo tutti i numeri per riprenderci quegli indecisi. Sono stati traditi in tutto.
Leggi anche: Chi abita nel palazzo occupato da CasaPound al centro di Roma che il ministero dell’Economia non vuole sgomberare