Il carcere dei “suicidi sospetti”: Ministero e Ue mandano gli ispettori a Viterbo
TPI aveva pubblicato in esclusiva le lettere dei detenuti in cui si parlava di pestaggi e abusi da parte di un gruppo di agenti di polizia penitenziaria. Ora ci sono importanti novità sul caso del carcere "Mammagialla"
Il Consiglio d’Europa punta i riflettori sul carcere Mammagialla di Viterbo. Una delegazione del Cpt, Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti è arrivata in Italia per una visita “ad hoc”. L’obiettivo? Esaminare la condizione dei detenuti sottoposti al “regime 41-bis” e all’isolamento. Nulla a che fare con le visite “periodiche” previste nel calendario dei delegati europei e che di solito avvengono una volta ogni 4 anni. È stata una visita straordinaria e mirata. Insomma, una di quelle previste “in caso di necessità”.
Le lettere dei detenuti pestati
TPI si era occupato del carcere Mammagialla pubblicando in esclusiva le lettere dei detenuti in cui si racconta di pestaggi e abusi da parte di un gruppo di agenti di polizia penitenziaria.
Lettere indirizzate al Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia che ha inviato un esposto alla Procura l’8 giugno 2018. “Non sono mai stato sentito dai magistrati di Viterbo”, afferma Anastasia. “Le lettere originali non sono mai state acquisite dagli inquirenti”.
Quali documenti abbiano raccolto, cosa abbiano visto o sentito i membri del comitato anti-tortura del Consiglio d’Europa dal 12 al 22 marzo dentro quel carcere non possiamo ancora saperlo.
“La documentazione prodotta dal comitato resta coperta da riservatezza e l’iter burocratico da rispettare perché si possa avere notizia del contenuto non prevede affatto tempi brevi, parliamo di mesi”, spiega a TPI Giuseppe Zaffuto, portavoce del vice segretario generale del Consiglio d’Europa.
Quel che è certo è che al termine della visita, la delegazione ha comunicato delle osservazioni preliminari alle autorità italiane competenti. Infatti, il rapporto dettagliato dell’ispezione nonché le raccomandazioni, i commenti e le eventuali richieste di informazioni complementari, dovrà essere inviato al ministero della Giustizia che dovrà poi fornire una risposta sulle questioni sollevate nella relazione redatta dal capo delegazione del Cpt, Julia Kozma, e dai suoi membri: Régis Bergonzi, Philippe Mary, Maria Rita Morganti e Olivera Vulić. A guidarli, Christian Loda del segretariato del Cpt con Jurgen Van Poecke, belga e direttore di carcere.
Anche se il comitato per la prevenzione delle torture non è un organo investigativo, è però uno strumento di prevenzione e protezione delle persone vittime di maltrattamenti che affianca in modo completo le attività giudiziarie della Corte europea dei diritti dell’uomo.
La delegazione del Cpt, che ha visitato anche gli istituti penitenziari di Biella, Opera di Milano e Saluzzo, ha incontrato poi Vittorio Ferraresi, sottosegretario al ministero della Giustizia, Francesco Basentini, capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, e Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti dei detenuti.
Il Garante nazionale per i diritti dei detenuti
“È evidente che c’è un’attenzione particolare sul carcere di Viterbo, non solo da parte dell’Italia ma dell’Europa. Il Mammagialla, in sintesi, è un caso europeo”, spiega a TPI il Garante. “La delegazione del comitato per la prevenzione delle torture, dopo aver visitato tre istituti penitenziari del nord Italia, ha espresso la precisa volontà di andare a Viterbo e non era proprio in zona. Del resto, quando un carcere è oggetto di diverse segnalazioni è da considerarsi già un problema. Non credo alla tesi che i detenuti si mettano d’accordo per attaccare qualcuno”.
“Significa solo che esistono delle criticità e questa cosa va approfondita, anche fossero tutte delle esagerazioni. Meno di un mese fa sono stato al Mammagialla”, continua Palma. “E mi sono accorto che in breve tempo più di 90 detenuti erano arrivati al Mammagialla da altri istituti penitenziari, tutti con provvedimenti di ordine e sicurezza. Chiaramente parliamo di detenuti difficili che possono far aumentare il livello di tensione che può degenerare in comportamenti particolari, tanto più se un agente di polizia penitenziaria in un’intervista ad un programma televisivo (Popolo Sovrano – Rai2, ndr) parla di ‘schiaffo correttivo’, legittimandolo come metodo educativo”. TPI aveva sintetizzato l’intervista all’agente di polizia penitenziaria e sindacalista, Danilo Primi andata in onda su Rai2
Il Ministero della Giustizia
Dopo l’inchiesta giornalistica sul carcere dei suicidi sospetti e sui presunti pestaggi dei detenuti da parte di alcuni agenti di polizia penitenziaria, andata in onda il 28 febbraio su Popolo Sovrano, Rai2, il ministero della Giustizia ha inviato gli ispettori nel carcere di Viterbo. Hanno lavorato per due giorni, il 4 e 5 marzo, ma l’esito delle ispezioni – fanno sapere dal dicastero – non è stato ancora definito.