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Home » News

I cani eroi che hanno salvato 60 persone sepolte sotto le macerie del terremoto

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Tra loro c'è anche J, un jack russel del gruppo cinofilo padovano, che grazie alla sua piccola taglia e alla sua predisposizione è riuscito a trovare 5 persone

Hanno lavorato ininterrottamente per giorni, annusando e rintracciando quelle flebili vite sepolte. Hanno scavato in maniera incessante sotto cumuli e cumuli di macerie e calcestruzzi e sono riusciti a salvare la vita di 60 persone, tra Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto. Loro sono i cani impiegati dalle unità cinofile della Protezione civile per il recupero delle persone sepolte sotto le macerie del terremoto che ha colpito il centro Italia la notte del 24 agosto. 

Ed è così che pastori tedeschi, belgi, grigioni, labrador e border collie, che in molti considerano già come piccoli eroi, hanno ricevuto innumerevoli menzioni speciali. Una in particolare va a un cane di taglia piccola, impiegato in una frazione di Accumoli – Illica – nelle ore successive al sisma. 

Lui si chiama J, per gli amici “Gioia”, ed è un jack russel di tre anni. Grazie al suo infallibile fiuto, J è riuscito a rintracciare cinque persone date per disperse sotto le macerie, in modo più preciso rispetto ai suoi compagni di taglia più grande. Con la sua indole come cane da caccia nelle tane e con la sua briosità, il jack russel è riuscito a penetrare sotto le macerie più ostiche.

“Si, perché per essere un cane da macerie specializzato nel recupero delle persone, bisogna conoscere bene anche la tipologia di macerie”, ha spiegato a TPI Daniela Romanato, responsabile e coordinatrice del gruppo cinofilo San Giorgio di Padova, delegato dell’Associazione nazionale dei vigili del fuoco in congedo del Veneto. 

Nei giorni precedenti il terremoto che ha devastato l’Umbria, le Marche e soprattutto il Lazio, il gruppo cinofilo veneto era a Roma per organizzare dei corsi di addestramento per cani da soccorso. Una coincidenza e una fatalità che ha portato Daniela e il suo gruppo di soccorritori umani e a quatto zampe sui luoghi del disastro. 

“Appena giunti a Illica, una frazione di Accumoli, ci siamo subito resi conto che le macerie davanti a noi erano difficilissime da spostare. Non si trattava solo di cemento, ma era un mix di sassi mescolati con calce, cemento e una terra particolare. Nel momento in cui gli edifici sono crollati al suolo, il tutto è diventato come una sorta di impasto che non lasciava spazi sufficienti e piccole fessure attraverso le quali poter sentire vite umane”.

L’unico cane che si poteva utilizzare per ridurre i tempi di recupero dei dispersi segnalati all’unità cinofila – l’unica presente nella frazione alle porte di Accumoli – era appunto il jack russel. I tre cani dei dieci impiegati nelle aree colpite non sono stati in grado di localizzare in maniera esatta il punto preciso, per l’ingente mole di macerie che raggiungevano altezze elevate. Mancavano tecnicamente gli spazi necessari attraverso cui far passare un labrador, un pastore tedesco o un border collie. 

“J ha salvato delle vite umane, mentre per altre non c’è stato più nulla da fare. Ma grazie a lui e ai suoi segnali finali così precisi che siamo riusciti a ritrovare le persone date per disperse”, ha raccontato Daniela. 

L’addestramento e il rapporto indissolubile con il conduttore 

Innanzitutto il cane da soccorso prima di essere in grado di trovare le persone sepolte sotto il livello del terreno, deve seguire un percorso di addestramento di base che dura all’incirca due anni e mezzo.

Ma l’aspetto più importante per far sì che un cane possa essere impiegato nel recupero di vite umane è senza dubbio il rapporto con il suo conduttore. Un rapporto di fiducia indissolubile che deve nascere da entrambe le parti. Il cane e il suo conduttore devono camminare all’unisono, far sì che l’uno possa dare dei cenni che l’altro è capace di cogliere al volo, rispondendo prontamente. 

Tutto questo necessita anche di una selezione. Non tutte le razze canine possono essere usate nel soccorso e non tutti i temperamenti animali sono predisposti in questa direzione. “E’ ovvio che un labrador caratterialmente sia più predisposto rispetto ad altre razze. Ma ci dev’essere anche una specializzazione di tipo umano. Un buon conduttore deve saper rispettare le tre c, ossia la costanza, la continuità e la coerenza”, ha sottolineato Daniela. 

In questi ultimi giorni, i cani e i loro soccorritori umani hanno svolto un lavoro preziosissimo ripagato in alcuni casi con il salvataggio di tante vite umane. Sono stati proprio, questi soccorritori a quattro zampe a rintracciare donne, uomini e bambini, sotto le macerie. Sempre al fianco dei loro umani.

Tutti i cani impiegati nelle ricerche tra il Lazio e le Marche appartengono al Corpo nazionale del soccorso alpino, al Corpo forestale, alla Guardia di finanza e ai nuclei di Protezione civile. Altri ancora fanno parte dei nuclei cinofili di carabinieri, polizia e vigili del fuoco. 

Il loro impiego viene vissuto dal cane come un gioco legato a una ricompensa: un pezzetto di cibo, una pallina o un sonaglio che devono essere offerte all’animale abbinati a una carezza da parte del suo conduttore di fiducia. 

Inoltre, l’opera delle unità cinofile è fondamentale nelle prime 72 ore dopo il disastro, perché in seguito il fiuto dei cani diventa meno affidabile e, soprattutto, perché con la decomposizione gli odori che si sprigionano cambiano. 

Quando finisce la carriera di un cane da macerie

Affrontare un terremoto, anche per un cane, è senza dubbio una grande fatica, per tante ragioni. Ad esempio, le polveri che si spigionano dai cumuli di calcestruzzi ridotti in macerie possono a volte ostruire le vie respiratorie dell’animale. Non sono rari nemmeno i casi di cani deceduti a causa dello sforzo estremo compiuto. 

“Per quanto riguarda il limite di una carriera di un cane da macerie è massimo dieci anni, non di più”, ha precisato la responsabile del gruppo cinofilo padovano. “Se si va oltre, allora manca il rispetto per l’animale”. 

Ci sono cani che sono andati in pensione anche a sei o sette anni, dipende dalle razze. Ma i cani, in questi frangenti estremi di disastri naturali sono l’aiuto più prezioso di cui si dispone, lo strumento insostituibile esposto anche lui a tanti pericoli. 

(Un volontario del gruppo cinofilo con il suo fedele amico a quattro zampe. Credit: Ass. Nazionale vigili del fuoco in congedo-cinofili San Giorgio)

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