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Le incomprensibili bugie della tutor di Regeni a Cambridge hanno ostacolato la ricerca della verità

Immagine di copertina
Maha Abdelrahman

La docente che seguiva Giulio ha mentito ai pm italiani durante l'ultima audizione

La docente di Cambridge resta “persona informata sui fatti, una dissidente al governo di al-Sisi che inviava i suoi studenti in Egitto con lo scopo di compiere studi sui sindacati indipendenti, organismi contrastati dalle autorità governative”.

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È la nota della procura di Roma che emerge dopo l’audizione della professoressa britannica e l’acquisizione di alcune sue strumentazioni a Cambridge, tra cui pc, hard disk, pendrive e telefono avvenuta su richiesta del procuratore Sergio Colaiocco.

Su Abdel Rahman, la tutor di Giulio Regeni nel Regno Unito, avanzano nuove pesanti ombre.

Nelle chat di Giulio con i suoi genitori e con suo amico nelle quali non nascondeva le perplessità riguardo il contenuto della ricerca che stava compiendo al Cairo e le preoccupazioni circa i possibili rischi di questa attività, avevano già evidenziato come la professoressa non avesse detto tutta la verità in merito a questa vicenda.

“Chi ha scelto il tema specifico della ricerca di Giulio Regeni?”: a questa domanda, contenuta nella rogatoria che lo scorso anno venne presentata dalla procura di Roma, la docente ha sempre risposto che fu Giulio a scegliere l’argomento della sua ricerca.

Anche nell’audizione svoltasi nel Regno Unito nella seconda settimana di gennaio, la docente ha continuato ad affermare che Giulio aveva scelto da sé. Sono stati i riscontri investigativi sui computer della professoressa dell’ateneo britannico a svelare la sua presunta reticenza.

Già in una chat di Skype del 26 ottobre 2015, Giulio raccontava alla madre che “era stata proprio la docente a insistere affinché lui svolgesse quella ricerca sul sindacato degli ambulanti della capitale egiziana”, indagine che gli fu fatale.

Nella nota della procura di Roma si apprende infatti, come riportato da Il Sole 24 ore, che sarebbe stata la docente a confezionare le domande che poi Giulio Regeni avrebbe dovuto rivolgere ai venditori ambulanti egiziani, quasi tutti legati ai sindacati indipendenti.

“La polizia ti dà problemi?”, “Cosa fai quando arriva la polizia?”, “Il governo tenta di ostacolare la vostra attività? Se sì, come?”, “Come trattano le autorità statali il vostro sindacato?”. Con queste frasi la docente avrebbe imboccato il giovane ricercatore friulano.

Perché mentire ai pm italiani? Questa e molte altre domande restano aperte sui veri intenti della docente.

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