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Il sindaco di Monza (Forza Italia) a TPI: “Ecco perché non ho concesso il patrocinio al Brianza Pride”

Immagine di copertina
Dario Allevi. Credit: ANSA/Daniele Bennati

Sabato 6 luglio Monza ha visto sfilare per le vie della città la prima edizione del Brianza Pride, una marcia che gli stessi organizzatori dell’evento hanno definito human pride, perché va oltre la rivendicazione dei diritti per le comunità Lgbtq+ in senso stretto.

Il sindaco monzese Dario Allevi (Forza Italia), contrariamente a diversi colleghi brianzoli, non ha dato il patrocinio comunale all’iniziativa. Una scelta che ha fatto molto discutere. Gianmarco Negri, il primo sindaco transgender d’Italia, è arrivato in città per dare il suo sostegno alla parata. Ai microfoni di TPI ha spiegato perché, secondo lui, Allevi ha commesso un grave errore non concedendo il patrocinio all’evento, dimostrando di non essere “il sindaco di tutti”.

Gianmarco Negri, primo sindaco trans d’Italia, a TPI: “Sbagliato negare il patrocinio al Brianza Pride, Monza lo dimostra”

TPI ha intervistato il sindaco Allevi, per sentire la sua versione dei fatti.

Sindaco Allevi, ieri a Monza – nella sua città – si è svolta la prima edizione del Brianza Pride, a cui lei ha scelto di non dare il patrocinio del Comune. È stata una manifestazione pacifica molto partecipata: si è pentito della sua scelta?

Assolutamente no. Le motivazioni per cui non ho dato il patrocinio le ho espresse chiaramente in conferenza stampa qualche giorno fa. Purtroppo questa manifestazione è stata politicizzata, gli hanno messo il cappello diversi partiti politici.

Prova ne è stata che per strada erano presenti moltissime bandiere del Partito Democratico, di Potere al popolo, di Sel e chi più ne ha più ne metta. L’amministrazione deve sempre mantenere un ruolo super partes, non darà mai patrocini a manifestazioni partitiche.

Vale per il Pd come per la Lega o per  Forza Italia: per chiunque. Quando alla presentazione dell’evento abbiamo visto che al tavolo dei relatori erano presenti i rappresentanti di partiti politici, il patrocinio è mancato: è naturale.

Riguardo ai diritti civili, mi auguro che un giorno – spero presto – si riesca a parlarne senza che nessuno voglia avere primogeniture di sorta. Non è mai troppo tardi, sono discussioni che vanno fatte in maniera meno divisiva.

La nostra amministrazione celebra unioni civili, siamo aperti a qualsiasi discussione. Ma se la politica inquina le manifestazioni, il patrocinio non viene concesso. Del resto per gli eventi di Forza Italia il patrocinio non viene nemmeno richiesto.

È una cosa automatica, mi sono stupito che abbia fatto scalpore. Detto questo, sono contentissimo che la manifestazione sia stata organizzata in maniera impeccabile. Non si è verificato nessun tipo di problema in corteo, cosa rara quando c’è tanta gente.

Nel nostro Paese di solito la mamma degli imbecilli è sempre incinta, mentre in questo caso gli organizzatori sono stati particolarmente bravi, hanno lasciato la città come l’avevano ricevuta qualche ora prima: per questo li ringrazio pubblicamente. Ero preoccupato per la gestione di migliaia di persone in arrivo in città, onore al merito.

Nel giustificare il suo “no” al patrocinio, parlava anche della possibilità che si verificassero disordini pubblici. Alla luce di come sono andate le cose possiamo dire che una delle sue motivazioni è caduta?

No. Dopo a aver letto che il centro sociale Foa Boccaccio si è occupato della campagna di crowdfunding per l’evento, il patrocinio era fuori discussione. Questo non cambia. Stiamo parlando di un’associazione fuorilegge, che occupa abusivamente un’area della città da diversi anni. Tutti coloro che hanno a che fare con questo centro sociale non avranno mai il patrocinio da parte della mia amministrazione.

Però a conti fatti sabato, in piazza, c’erano moltissime famiglie con bambini e pensionati in bicicletta…

Questo fa solo piacere, per carità. C’era anche qualcuno che aveva un abbigliamento piuttosto inusuale per partecipare a una manifestazione che attraversa il centro storico, però. Non capisco perché per parlare di diritti civili si debba partecipare a un evento completamente nudi.

Sto parlando di pochi individui, per fortuna, ma continuo a non capire il motivo di questi atteggiamenti. Il mondo è bello perché è vario. Ribadisco che, per una discussione tranquilla e sobria, io sono disponibile.

Certe battaglie sono assolutamente opportune e legittime. Altre no. Un’ulteriore ragione per cui ho negato il patrocinio è che il gay pride è stato trasformato in human pride. Circa le politiche migratorie questa amministrazione la vede come l’attuale governo gialloverde, ossia in maniera diametralmente opposta agli organizzatori di Brianza Pride. Loro sono contrari alle politiche del ministro Matteo Salvini e del governo Conte, noi le sosteniamo.

La definizione di human pride ruotava attorno ad antifascismo, antisessismo, antirazzismo.

Ma basta parlare di fascismo! Sono passati tanti anni, guardiamo avanti. Se continuiamo a fare di ogni cosa un derby, affatichiamo il Paese e gli impediamo di uscire dalle sabbie mobili.

I partecipanti al Brianza Pride parlavano di politiche migratorie: erano per la stragrande maggioranza simpatizzanti o esponenti di partiti di sinistra, quindi è ovvio e scontato che non approvino le politiche del ministro dell’Interno.

Noi invece queste posizioni le condividiamo eccome: questo è un altro buon motivo per cui il patrocinio non è arrivato. Con estrema serenità, ripeto. Pensi che il giorno prima dell’evento ho anche ricevuto da Rete Brianza Pride un bellissimo mazzo di fiori con un biglietto grazioso e ironico a cui ho risposto via social, ringraziandoli (“Le auguriamo una vita gaia quanto la nostra…”, si leggeva sul biglietto, ndr).

Sono rose arcobaleno, giusto? Che fine hanno fatto?

Sono nel mio ufficio, come è giusto che sia. Anche se non ho idea di quanto dureranno: non so se le rose arcobaleno siano naturali o artificiali… Ma ho apprezzato il gesto: anche se ironico, è stato distensivo, per stemperare frizioni, al contrario delle solite persone che puntano a spaccare in due il Paese.

A chi si riferisce?

Mah, ai cittadini che alimentano polemiche feroci su Facebook. Ce ne sono sia pro Pride che contro, sia chiaro. In questo caso il Pride è solo una scusa: oggi si parla di questo per diffondere opinioni estreme, domani si parlerà d’altro. Ma la dinamica divisiva non cambia.

Ieri in parata c’era anche Gianmarco Negri, il sindaco di Tromello, arrivato dal pavese per sostenere il Brianza Pride. A TPI ha detto che lei ha sbagliato a non dare il patrocinio monzese, che così facendo non si è comportato da sindaco di tutti. Cosa risponde?

Io questo Gianmarco Negri non lo conosco, ma sono il sindaco di tutti proprio perché nego il patrocinio a manifestazioni politicizzate, che rappresenterebbero solo una parte della città. Il mancato patrocinio significa esattamente il contrario di quanto detto dal sindaco di questo paesino che non ho il piacere di conoscere.

È il primo sindaco transgender d’Italia, la sua elezione era su tutti i giornali qualche mese fa, ne avrà letto…

Giuro di no, ma ora mi ha incuriosito, cercherò la sua storia. Magari in un qualche incontro tra sindaci lombardi capiterà di incontrarsi.

Negri proponeva, per il prossimo anno, di partecipare alla parata con una delegazione di sindaci in veste ufficiale, perché la battaglia per i diritti civili dev’esser trasversale alle idee politiche.

(All’idea di una delegazione di sindaci in corteo Pride gli scappa una mezza risata, poi torna serio, ndr). Ripeto: discutere civilmente di diritti civili in coscienza, a prescindere dal credo politico, è sacrosanto. Anche in parlamento si sono raggiunti accordi trasversali sui diritti civili.

Quindi se Negri le chiedesse personalmente di partecipare al Pride da sindaco per difendere i diritti civili sarebbe d’accordo? Sarà in corteo il prossimo anno?

Dipende da come verrà organizzata la cosa. Quest’anno è stata la prima edizione: chapeau per come hanno gestito i manifestanti, ribadisco. Per altre cose, c’è da migliorare. Le nostre porte sono sempre aperte.

Un altro evento che ha fatto discutere in questi giorni è il fatto che il comitato Teodolinda, a cui si associa anche Forza Nuova, abbia organizzato sit-in di preghiera pubblica sul piazzale delle suore Sacramentine per “riparare alle blasfemie” del Pride, salvo poi essere cacciato dal sagrato proprio da una suora. Che ne pensa?

Anche il comitato Teodolinda non so cosa sia. Ho letto che raccoglie una dozzina di sigle semisconosciute. A parte Forza Nuova, nota ovviamente per motivi politici. Credo che le associazioni che aderiscono al Comitato siano più delle persone che effettivamente hanno partecipato al sit-in.

Poi non capisco: pregare per cosa? Prendo assolutamente le distanze da questi momenti di preghiera. Peraltro, a quanto ho capito, la madre superiora li avrebbe allontanati dal sagrato perché non autorizzati a entrare in proprietà privata. Se così è, ha fatto bene.

Ma, a prescindere, non ho proprio colto il senso di questa “contromanifestazione”, se vogliamo chiamarla così: mi sembrano cose fuori dal tempo. Siamo nel 2019, non siamo più nel Medioevo. Che si trovassero sul sagrato o due metri più in là, un evento del genere è una roba assurda.

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