Brexit, cosa rischiano gli italiani che vivono nel Regno Unito in caso di “No deal”
L’ipotesi No deal sembra sempre più probabile mentre la data del 12 aprile, giorno dell’uscita di Londra dall’Ue senza accordo, si avvicina inesorabilmente.
Il 29 marzo 2019 la premier May ha assistito all’ennesima bocciatura da parte del Parlamento britannico dell’accordo negoziato con l’Ue per gestire la Brexit.
Una situazione di grave incertezza che avrà degli effetti anche sui tanti italiani che vivono oltre Manica: si stima che siano circa 700mila in totale, di cui 315mila quelli iscritti all’Aire, l’Anagrafe italiani residenti all’estero.
In generale se Londra dovesse effettivamente lasciare l’Ue il 12 aprile senza un accordo, dato quindi vita allo scenario No deal, a partire dalla mezzanotte i cittadini europei che vivono nel Regno Unito si ritroverebbero dalla sera alla mattina in un paese extracomunitario, e dunque non godrebbero più dello status giuridico attuale.
Allo stesso tempo i cittadini britannici residenti all’estero, in uno degli altri 27 paesi Ue, sarebbero extracomunitari. Con l’hard Brexit, gli accordi di libera circolazione delle merci e delle persone, attualmente in vigore all’interno dei paesi membri, sarebbero immediatamente privi di efficacia.
I confini tra Regno Unito e altri paesi Ue (quindi Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda e Spagna e Gibilterra) diventerebbero di nuovo “attivi” e soggetti a controlli sia delle persone che delle merci.
Dopo la prima bocciatura dell’accordo da parte del Parlamento, che risale ormai al 15 gennaio, il Governo italiano aveva pubblicato una nota sul futuro dei cittadini italiani che vivono nel Regno Unito che mesi dopo resta ancora attuale.
Il governo “prende atto del voto del Parlamento britannico che ha respinto la ratifica dell’Accordo di Recesso del Regno Unito dall’Unione europea, sostenuto dal Consiglio europeo straordinario (Art.50) del 25 novembre 2018”.
“Il Governo italiano continuerà a lavorare in stretto contatto con le Istituzioni e gli altri Stati membri dell’Ue per limitare le conseguenze negative della Brexit, e, in particolare, per garantire i diritti dei cittadini italiani nel Regno Unito, quelli dei cittadini britannici in Italia, la stabilità dei mercati e dei settori bancario, assicurativo e finanziario e un recesso il più ordinato possibile in tutti gli altri campi a tutela di cittadini e imprese”, si legge ancora nella nota.
“In tale contesto, continueranno e saranno intensificati i preparativi per essere pronti a tutti gli scenari, incluso quello poco auspicabile di un recesso senza accordo“.
Dopo quattro mesi ben poco è stato chiarito sull’uscita di Londra dall’Ue.