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Home » News

Omicidio Yara, la Cassazione conferma l’ergastolo per Massimo Bossetti

Immagine di copertina

Bossetti, unico imputato, era già stato condannato al carcere a vita in primo e secondo grado: i suoi difensori contestavano la cosiddetta “prova regina”, ossia il Dna dell’uomo trovato sul corpo della vittima

Bossetti Cassazione, la sentenza: confermato l’ergastolo | Omicidio Yara Gambirasio | Ultime notizie

BOSSETTI CASSAZIONE, LA SENTENZA – La Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Massimo Giuseppe Bossetti, unico imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio.

La sentenza è stata pronunciata nella serata di venerdì 12 ottobre 2018.

Bossetti era stato condannato all’ergastolo sia in primo grado sia in appello.

“Leggeremo le motivazioni. Le sentenze si rispettano e si impugnano nelle sedi opportune. In questo momento possiamo solo piegarci a questa sentenza, ma continuiamo a credere che Bossetti sia innocente. Il processo mediatico nuoce: ci voleva molto coraggio a prendere una decisione contraria alla sentenza d’appello”, ha dichiarato l’avvocato Claudio Salvagni, difensore di Bossetti.

La corte era chiamata a esaminare i ricorsi presentati sia dalla difesa di Bossetti sia dalla Procura generale di Brescia.

Gli avvocati di Bossetti chiedevano l’annullamento della sentenza di secondo grado e avevano presentato un ricorso di oltre 600 pagine nel quale erano elencati 23 motivi per i quali il loro assistito è innocente.

I legali contestano diversi elementi sostenuti dall’accusa e, in particolare, la cosiddetta “prova regina” contro l’imputato, ossia il Dna dell’uomo trovato sul corpo della vittima.

La Procura generale di Brescia chiedeva invece soltanto di annullare l’assoluzione pronunciata in entrambi i giudizi di merito nei confronti dell’imputato in relazione al reato di calunnia ai danni di un collega.

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile questo ricorso e confermato  l’assoluzione di Bossetti per il reato di calunnia.

Bossetti Cassazione | La condanna all’ergastolo da parte del Tribunale d’appello

Nella tarda serata di lunedì 17 luglio 2017 i giudici d’appello avevano confermato la condanna all’ergastolo per Massimo Bossetti, ritenuto colpevole dell’omicidio dell’adolescente Yara Gambirasio, risalente al 2010.

La decisione è arrivata dopo 15 ore di camera di consiglio. È stata confermata quindi la sentenza di primo grado che già condannava Bossetti per omicidio volontario.

Il 17 luglio, poche ore prima della sentenza, Bossetti si era rivolto in aula ai giudici, ai parenti e alla stampa ribadendo la sua innocenza.

“Ve lo giuro, mai diventerò colpevole della mia innocenza. Questo è il più grave errore giudiziario di questo secolo”, ha detto Bossetti in tribunale difronte alla Corte d’Assise d’appello di Brescia che ha emesso la sentenza.

“Yara è l’unica vittima di questa immane tragedia. Poteva essere mia figlia o la figlia di tutti voi. Aveva davanti una vita e tanti sogni da realizzare. Neppure un animale meriterebbe una fine così, tanto dolore, tanto accanimento, tanto sadismo. Non oso immaginare il dolore dei familiari di Yara”, ha proseguito davanti ai giudici.

Il 1 luglio 2016 Massimo Giuseppe Bossetti era già stato condannato in primo grado all’ergastolo, riconosciuto come unico colpevole.

Bossetti Cassazione | Il delitto

Ecco quali sono state le tappe che hanno portato, dopo sette anni dal delitto, alla condanna di Bossetti:

Yara Gambirasio scomparve a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, il 26 novembre 2010. Alle 18:44 Yara uscì dalla palestra dove praticava ginnastica ritmica ma le sue tracce vennero perse poco dopo. Alle 18:49 il suo telefonino viene agganciato dalla cella di Mapello, a tre chilometri da Brembate, poi il segnale scompare definitivamente.

Il corpo della ragazza venne ritrovato casualmente solo tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, a Chignolo d’Isola, distante 10 chilometri circa da Brembate di Sopra. Sul corpo della ragazza vengono rilevati numerosi colpi di spranga sul corpo, un trauma cranico, una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo.

Fu il 16 giugno 2014 che viene arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, un muratore incensurato di 44 anni, grazie alla coincidenza del suo Dna con quello di “ignoto 1”, rilevato sugli indumenti intimi di Yara, dopo una lunga serie di tentativi per dare un nome e un volto a ignoto 1. Sarebbe questa prova genetica, la prova più importante su cui si è basata l’accusa. Altro elemento fondamentale è il fatto che Bossetti avrebbe stazionato e sarebbe passato ripetutamente con il proprio furgone davanti alla palestra di Yara, come confermato dai video delle telecamere di sorveglianza.

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