Ricordando il bombardamento di San Lorenzo
Il 19 luglio 1943 Roma veniva per la prima volta bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale
“Cadevano le bombe come neve, il 19 luglio a San Lorenzo” recita il testo di una canzone di Francesco De Gregori.
Il 19 luglio di cui si parla è quello del 1943, e quel San Lorenzo, che è anche il nome della canzone, è il noto quartiere di Roma, dalla forte tradizione popolare, che in quel giorno fu colpito da un bombardamento anglo-americano.
L’Italia, entrata nella Seconda Guerra Mondiale per volontà di Benito Mussolini nel 1940, nel 1943 iniziò a registrare una serie di insuccessi che pian piano si riveleranno determinanti.
Nel mese di gennaio si era registrata la disfatta della spedizione italiana in Russia, una campagna in cui circa 75mila nostri connazionali persero la vita, mentre nel marzo il malcontento fu tale che dopo anni si registrarono per la prima volta alcuni scioperi nelle fabbriche dell’Italia settentrionale.
In questa situazione, il 10 luglio 1943, le truppe anglo-americane erano sbarcate in Sicilia, dando inizio così, per la prima volta dall’inizio del conflitto, alla penetrazione nel territorio di una delle maggiori potenze dell’Asse.
Fu in questo contesto che gli Alleati, il 19 luglio 1943, per la prima volta dall’inizio del conflitto volarono sui cieli di Roma e la bombardarono.
La popolazione riteneva che la capitale italiana, oltre alle difese militari, potesse contare sulla presenza del Papa, la cui presenza avrebbe scoraggiato chiunque dal gettare bombe sulla città, e infatti Roma è stata senza dubbio una delle città meno colpite durante la Seconda Guerra Mondiale.
Tuttavia, per quanto meno colpita, venne anche lei bombardata.
La prima di queste incursioni su Roma, quella del 19 luglio 1943, fu senza dubbio la più sanguinosa: l’obiettivo degli Alleati era lo scalo merci di San Lorenzo, posto proprio di fianco al popoloso quartiere che fu pesantemente colpito.
I danni di questo bombardamento furono molto elevati: morirono in tutto circa 3mila persone, oltre 11mila rimasero ferite, furono danneggiate la Basilica di San Lorenzo, il cimitero del Verano e l’Università.
Circa 40mila persone rimasero invece senzatetto e tra le vittime vi furono anche il generale dei Carabinieri Azolino Hazon e il capo di stato maggiore Ulderico Barengo, recatisi nel quartiere nel tentativo di dare una mano.
Il duro colpo alla popolazione civile turbò notevolmente l’opinione pubblica. Se nelle ore successive al bombardamento Papa Pio XII fu accolto in maniera calorosa dagli abitanti di San Lorenzo (l’immagine del pontefice che allarga le braccia in piazzale del Verano è uno dei simboli della sua visita ed è anche stato immortalato successivamente in una statua), ben diversa fu l’accoglienza per il Re Vittorio Emanuele III, contro la cui automobile furono anche lanciati sassi.
Il precipitare della situazione bellica italiana e il forte malcontento della popolazione portarono il Re, nei giorni successivi al bombardamento di San Lorenzo, a una manovra inattesa che cambiò ancora di più gli equilibri del conflitto.
Il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo, un organo fino a quel momento principalmente simbolico, approvò un ordine del giorno che ridimensionava fortemente i poteri di Benito Mussolini, che il giorno stesso venne sostituito per volontà del Re dal maresciallo Pietro Badoglio come presidente del consiglio e arrestato.
Una serie di fatti che precipitarono quando l’8 settembre 1943 fu reso noto l’armistizio tra Italia e alleati che fece cambiare fronte al nostro paese nel conflitto e portò alla nascita nell’Italia settentrionale di un nuovo stato filotedesco guidato da Mussolini, la Repubblica Sociale Italiana, portando così, di fatto, a una guerra civile in Italia dilungatasi fino al 1945, quando in Europa si concluse la Seconda Guerra Mondiale.