Steve Bannon a Roma: “L’Italia? Oggi è il luogo strategico più importante. Bolsonaro e Salvini i leader più influenti al mondo”
L'ex guru di Trump, Steve Bannon, ha incontrato a Roma l'ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, per un duello su sovranismo, Cina, Vaticano e futuro dell'Ue in vista delle elezioni europee. TPI li ha intervistati a margine del dibattito
Le elezioni europee del 26 maggio si avvicinano. Due forze agli antipodi si scontrano in vista di questo match: il sovranismo e l’europeismo.
Queste due forze hanno un volto: quello dell’ex guru di Trump, Steve Bannon e quello dell’ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.
I due si sono incontrati nella sede romana di Comin&partners, società di comunicazione che si è insediata in quello stabile di piazza Santi Apostoli che per anni è stato il quartier generale della sinistra dell’Ulivo.
Arbitrati dalla direttrice dell’Huffington Post, Lucia Annunziata, che li ha chiamati “il diavolo e l’acqua santa”, la star populista e il fervente europeista si sono confrontati sul sovranismo, sugli equilibri geopolitici dopo il memorandum siglato tra Italia e Cina, sul globalismo e sul senso attuale dell’Unione Europea. TPI li ha intervistati a margine del convegno.
In effetti, Steve Bannon viene definito “Il Diavolo”, l’outsider del potere, l’uomo con più nemici di Washington, che ha portato Trump al potere e poi è stato allontanato perché diventato troppo protagonista.
Con la sua espulsione dalla Casa Bianca Bannon è stato libero di perseguire la sua più grande ossessione: il riordino della politica europea in chiave nazional-populista. “Ho lavorato al progetto di un movimento sovranista negli ultimi dieci anni, per questo Trump mi ha chiamato per la sua campagna. E l’Italia, con la Lega e i Cinque Stelle, in questo progetto è centrale. Politicamente è uno dei posti più importanti al mondo”, spiega Steve Bannon a TPI.
“I politici più influenti sulla scena mondiale? Bolsonaro e Salvini, che è più populista di Trump, come ha spiegato anche El País“, continua Bannon, sorseggiando una Redbull. Per sentire le teorie populiste dell’ex stratega, sono accorsi nel centro di Roma giornalisti, uomini delle istituzioni, da Equitalia a Bankitalia, e anche qualche volto politico dei Cinque stelle della passata legislatura.
“The Devil” vuole fare entrare quelle teorie nei libri di scuola: la sua “scuola per sovranisti del 21esimo secolo”, che aprirà a Trisulti, all’interno dell’abbazia benedettina del frusinate e dove Bannon dice di voler “formare i leader del futuro che cambieranno volto all’Europa”.
Bannon è convinto che la sconvolgente vittoria di Trump alle elezioni presidenziali del 2016 non sia un fenomeno americano, ma parte di una rivolta della destra a livello globale, iniziata in Europa. Quel vento di nazionalismo che tanto tocca le corde più profonde di moltissimi italiani. Quelle idee che sono state imbracciate da Salvini e la Lega e schifate dalla sinistra.
L’ex ministro Carlo Calenda, sul perché certi temi siano stati ignorati dalla sinistra italiana, ha detto a TPI: “Il sovranismo non fa paura. Gli italiani rimangono fortemente europeisti. I populisti sono stati molto smart a cavalcare alcuni problemi. Noi siamo stati molto ingenui a non accorgercene prima. Ma questi problemi che vengono cavalcati non hanno alcuna soluzione. È semplice per un Salvini o per un Bannon: non sta più all’opposizione, sta al governo. Come risolvono poi i problemi? Non certo tagliando le tasse ai più ricchi”.
L’“America First” isolazionista da una parte, la globalizzazione con delle regole e gli accordi commerciali dall’altra. L’atmosfera si scalda quando Bannon dice che “i tecnocrati di Bruxelles e di Francoforte hanno distrutto un’intera generazione di italiani” e Calenda gli risponde a tono: “La Bce con il Quantitative Easing ha salvato l’Italia”.
I sovranisti sembrano scarseggiare nelle ricette economiche, Bannon illustra infatti un vago programma di vendita di asset e privatizzazioni. Ma ha anche precisato “che nessun leader vuole uscire dall’Europa. Però la prima cosa da fare sarà una deregulation, tagliando le 35mila pagine di regolamenti europei”, secondo il guru populista. Calenda ribatte: “Quindi mi stai dicendo che se Salvini e Orban vinceranno, lasceranno le cose esattamente come stanno?”.
Poi il derby continua sulla Cina. Bannon racconta di essere in stretto contatto con i membri della Lega e di aver sconsigliato loro di firmare il memorandum con la Cina. “La Cina è il male definitivo per l’Italia: pratica solo un capitalismo predatorio per creare delle colonie. I Cinque Stelle sono stati superficiali a firmare questa alleanza senza chiedere niente in cambio”, ha ribadito Bannon a TPI.
Anche Calenda è critico nei confronti dell’intesa Italia-Cina, ma secondo lui un paese da solo niente può contro il colosso cinese: “Non possiamo contenere la Cina se va a pezzi l’Europa. Di fronte all’espansione cinese, gli Stati da soli collassano”, ha sottolineato.
L’ex consigliere di Trump prevede un “terremoto” alle elezioni europee ormai dietro l’angolo, con i sovranisti che potrebbero raggiungere il 50 per cento. Calenda si tiene su un più basso 10-15 per cento e prova a parare i colpi: “Non saranno in grado di fare assolutamente niente e continueranno a dire che è tutta colpa dell’Europa”.
Nelle urne sarà più forte il richiamo del diavolo o quello dell’acqua santa?