Baby killer
L’Espresso pubblica un viaggio nel mondo dei minorenni coinvolti in rapine, estorsioni e droga dalla criminalità organizzata
Nel sud Italia il fenomeno dei baby killer è sempre più diffuso.
“Sono l’ultima leva delle cosche: minorenni arruolati sempre più spesso dai padrini di Gela, del Nisseno, di Secondigliano e del Gargano. Finora i clan li avevano relegati a compiti secondari: postini della droga e vedette dei covi. Negli ultimi anni invece stanno diventando bambini soldato: hanno la pistola, rapinano, incassano il pizzo, difendono il territorio. E sono pronti a uccidere”, racconta Lirio Abbate sull’Espresso.
Una realtà che emerge grazie a filmati, intercettazioni e dichiarazioni “dei capi”, e che si basa sul “coraggio dell’inesperienza” di adolescenti a cui viene messa un’arma in mano: minorenni usati come sicari, attentatori, estorsori. Sono “a disposizione” della camorra, e chi alza la testa finisce male. La giustizia minorile non ha le risorse per affrontare il fenomeno in maniera organica.
“Sono la manovalanza perfetta, che non attira l’attenzione della polizia ed è disposta a tutto pur di conquistare la stima dei ‘capisquadra’. Se vengono catturati, i minorenni se la cavano con la comunità o pene di gran lunga inferiori a quelle degli adulti. Roberto Scarpinato, che fino allo scorso mese è stato procuratore generale a Caltanissetta, ha lanciato l’allarme durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario: «Mentre a causa della mancanza di risorse centinaia di giovani vengono abbandonati a se stessi, la criminalità organizzata allarga le braccia, arruolando un numero sempre crescente di minorenni incaricati di eseguire atti di intimidazione, estorsioni, omicidi, spaccio di droga ed altri reati che presentano per i maggiorenni un elevato rischio penale».”
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