Una nave italiana ha soccorso 108 migranti nel Mediterraneo e li ha riportati in Libia
Il paese nordafricano è considerato dalla comunità internazionale porto non sicuro ma il governo italiano non la pensa così. L'Unhcr indaga: "Potrebbe esserci stata violazione del diritto internazionale"
Una nave privata italiana, la Asso 28, ha soccorso 108 migranti che si trovavano a bordo di un gommone nel mar Mediterraneo e li ha riportati in Libia, porto considerato non sicuro dalla comunità internazionale, senza consentire loro di fare domanda di asilo.
A riferirlo, nella serata di lunedì 30 luglio 2018, è stato Oscar Camps, fondatore della organizzazione non governativa spagnola Proactiva Open Arms (qui “Diario di bordo dall’Open Arms”).
“La barca battente bandiera italiana Asso Ventotto ha salvato 108 persone in acque internazionali e ora le sta deportando in Libia, un paese in cui i diritti umani non sono rispettati. Nessuna possibilità di dare asilo o rifugio”, ha scritto Camps su Twitter.
La Asso 28 è un’imbarcazione di supporto a una piattaforma petrolifera.
“Le attività di soccorso si sono svolte sotto il coordinamento della Guardia Costiera libica che ha gestito l’intera operazione”, dichiarano a TPI dalla Guardia Costiera Italiana.
La Guardia costiera sostiene inoltre che il salvataggio è avvenuto in acque Sar libiche.
A confermarlo è la società Augusta Offshore di Napoli, armatrice della nave.
“L’intervento di soccorso da parte della nave Asso Ventotto si è svolto “sotto il coordinamento della Coast Guard libica”, si legge in un comunicato della società.
Aso Ventotto barco de bandera italiana rescata 108 personas en aguas internacionales, ahora mismo está deportando a Libia, un país donde no se respetan los DDHH. Sin posibilidad de dar asilo o refugio. Esto es una flagrante devolución en caliente. @hratsea @hrw @UNHumanRights pic.twitter.com/LBPhBunGnW
— Oscar Camps (@campsoscar) July 30, 2018
Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva in precedenza smentito che l’operazione fosse stata coordinata dalla Guardia costiera italiana.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha fatto sapere che sta raccogliendo tutte le informazioni sulla vicenda.
“La Libia non è un porto sicuro e questo atto potrebbe comportare una violazione del diritto internazionale”, scrive l’organismo dell’Onu.
Stiamo raccogliendo tutte le informazioni necessarie sul caso del rimorchiatore italiano #AssoVentotto che avrebbe riportato in #Libia 108 persone soccorse nel Mediterraneo. La Libia non è un porto sicuro e questo atto potrebbe comportare una violazione del diritto internazionale pic.twitter.com/cxdSH0JLAx
— UNHCR Italia (@UNHCRItalia) July 31, 2018
L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha reso noto che nella notte tra il 30 e il 31 luglio quasi 350 migranti sono stati riportati in Libia, dove sono sbarcati dopo essere stati fermati in mare.
Secondo l’Oim, alcune squadre delle Nazioni Unite erano sul posto per fornire assistenza ai migranti.
Sul caso è intervenuto Nicola Fratoianni, deputato di Liberi e Uguali (LeU) e segretario nazionale di Sinistra Italiana, che si trova da giorni a bordo della nave della Open Arms.
“Abbiamo appreso che uno dei gommoni segnalati oggi dalla Guardia Costiera italiana con 108 persone a bordo nel Mediterraneo è stato soccorso dalla nave Asso Ventotto, battente bandiera italiana, che si sta dirigendo verso Tripoli”, osserva Fratoianni.
“Non sappiamo ancora se questa operazione avviene su indicazione della Guardia Costiera Italiana, ma se così fosse si tratterebbe di un precedente gravissimo, un vero e proprio respingimento collettivo di cui l’Italia e il comandante della nave risponderanno davanti ad un tribunale”.
“Il diritto internazionale prevede che le persone salvate in mare debbano essere portate in un porto sicuro e quelli libici, nonostante la mistificazione della realtà da parte del governo italiano, non possono essere considerati tali”, sottolinea il deputato di LeU.
Oggi un'imbarcazione con 108 #migranti è stato soccorsa dalla Nave Asso 28, bandiera italiana, che si sta dirigendo verso Tripoli. Ci auguriamo che non si tratti di un precedente gravissimo: un vero e proprio respingimento collettivo vietato, e di cui ne risponderà l'Italia.
— nicola fratoianni (@NFratoianni) July 30, 2018
All’Open Arms e a Fratoianni ha replicato il ministro Salvini.
“La Guardia Costiera Italiana non ha coordinato e partecipato a nessuna di queste operazioni, come falsamente dichiarato da una ong straniera e da un parlamentare di sinistra male informato. #portichiusi e #cuoriaperti”, ha scritto Salvini su Facebook.
A sua volta Fratoianni ha contro-replicato a Salvini.
“L’unico disinformato, ed è molto grave visto il ruolo che ricopre indegnamente, è il ministro Salvini. Intanto perché non ha letto la mia dichiarazione. O forse ha problemi di comprensione del testo. Abbiamo denunciato un caso di palese violazione delle norme internazionali da parte di una nave mercantile italiana, Asso 28 che sta riportando a Tripoli, quindi in un porto non sicuro, 101 migranti (di cui 5 bambini, 5 donne incinte e 91 adulti fra uomini e donne). E di questo abbiamo le prove”.
“Già che ci siamo”, prosegue Frantoianni, “vorrei chiedere a Matteo Salvini se è in grado di rispondere a qualche domanda: se l’indicazione al mercantile italiano non è arrivata dalla guardia costiera italiana, da chi e’ arrivata?”.
La risposta è arrivata qualche ore più tardi con il comunicato della società Augusta Offshore di Napoli, armatrice della nave Asso 28, che ha chiarito, come detto sopra, che l’operazione è stata coordinata dalla Guardia costiera libica.
In base al diritto internazionale, le persone soccorse in mare devono essere portate e fatte sbarcare nel porto sicuro più vicino. La Libia non è considerata un approdo sicuro dalla comunità internazionale: né dalle Nazioni Unite né dalla Commissione europea.
Il governo italiano, invece, spinge affinché la Libia venga riconosciuto come porto sicuro.
“Dobbiamo cambiare la normativa e rendere i porti libici porti sicuri“, ha dichiarato recentemente il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
“C’è questa ipocrisia di fondo in Europa, in base alla quale si danno soldi ai libici, si forniscono le moto vedette e si addestra la Guardia costiera, ma poi si ritiene la Libia un porto non sicuro”.
L’Unione Europea ha risposto al governo italiano che “nessuna operazione europea e nessuna imbarcazione europea” riporta i migranti salvati in mare in Libia, perché “non consideriamo che sia un paese sicuro”.