Il maxi blitz antiterrorismo in Europa, 17 arresti di cui 7 in Italia
I carabinieri del Ros insieme ad altre forze di polizia europee hanno condotto una grossa retata che ha portato all’arresto di 17 persone legate all’ambiente jihadista
Durante la mattinata del 12 novembre i carabinieri del Ros insieme ad altre forze di polizia europee hanno compiuto un maxi blitz antiterrorismo che ha portato all’arresto di 17 persone, tra cui 16 curdi e un kosovaro, in Europa.
Il blitz è avvenuto nell’ambito dell’operazione “Jweb” – Jihad Web – condotta dalle forze di polizia in Italia e altri Paesi europei.
Gli arrestati sono tutti indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale aggravata dalla transnazionalità del reato.
Sette dei sedici arresti sono stati eseguiti in Italia, quattro degli arrestati vivevano a Merano, due a Bolzano e uno in un paese vicino Bolzano.
Tra questi, Abdul Rahman Nauroz, che, secondo le dichiarazioni degli investigatori, è risultato “particolarmente attivo nell’attività di reclutamento, sia attraverso Internet, sia attraverso lezioni che teneva nel proprio appartamento di Merano, luogo di riunioni segrete e crocevia di aspiranti jihadisti”.
L’organizzazione farebbe capo al curdo Mullah Krekar, fondatore nel 2001 del gruppo radicale Ansar Al Islam, che avrebbe avuto intenzione di instaurare un regime teocratico in Kurdistan. Importante figura nello scenario islamico locale, Krekar sembra essere vicino all’Isis.
Detenuto dal 2012 in Norvegia, Krekar ha continuato a guidare il gruppo dal carcere, fungendo da guida ideologia e strategica dell’organizzazione con diramazioni in tutta Europa, Italia compresa. A gennaio 2015 è uscito dal carcere, per poi finire gli arresti domiciliari.
Gli agenti del Ros hanno enfatizzato che il gruppo terroristico aveva cellule in diversi Paesi, di cui una “importantissima” in Italia.
Tuttavia, il comandante del Ros Giuseppe Governale esclude la possibilità che l’Italia rientri tra gli obiettivi da colpire, affermando che i terroristi progettavano di attaccare il Medio Oriente e alcuni Paesi del nord Europa, aggiungendo che gli attentati “potevano coinvolgere rappresentanti diplomatici norvegesi e anche inglesi per ottenere la liberazione del loro capo che è il Mullah Krekar, detenuto in Norvegia, che abbiamo sottoposto a intercettazioni in carcere”.
Gran parte delle operazioni di reclutamento degli aspiranti jihadisti passava attraverso il web. L’utilizzo di internet inoltre, come spiegano gli investigatori, “ha consentito agli indagati di annullare le distanze tra gli associati, residenti in diversi Paesi europei, permettendo loro di mantenere una forte coesione di gruppo, rafforzata dalla periodica e frequente partecipazioni a chat virtuali, e di rimanere in contatto con la propria guida spirituale”, Krekar.