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Antonella Bundu è la nuova candidata sindaca di Firenze: “Sono una donna nera, fiorentina e di sinistra”

Immagine di copertina
Foto di Graziano Staino

Quarantanove anni, nata da madre italiana e padre della Sierra Leone. Suo fratello fa il pugile, lei fa politica. È Antonella Bundu la candidata sindaca a Firenze per una coalizione formata da Firenze città aperta, Rifondazione comunista, Possibile, Sinistra italiana e Mdp.

“Il centrosinistra non fa che scimmiottare la destra. So che sarà una grande sfida ma sono pronta: voglio rappresentare la Firenze anche degli ultimi, di chi non ha lavoro, la Firenze delle donne, dell’uguaglianza e dell’integrazione. Una città culturalmente aperta e non una città vetrina”, ha spiegato durante la sua presentazione nella città degli Uffizi.

Bundu specifica di essere altra cosa rispetto a Nardella, come dimostra la decisione di non appoggiare l’aeroporto e la Tav perché “siamo contrari, presto presenteremo il nostro programma”. “Puntiamo a vincere”, ha sottolineato perché la coalizione di cui fa parte è una vera alternativa alla divisioni a sinistra: “Non basta dire di essere di sinistra, devi dare anche delle proposte di sinistra”.

Chi è Antonella Bundu. Nata a Firenze nel 1969, Antonella Bundu ha due fratelli: Jacopo, il maggiore, e Leonard, che fa il pugile. Suo padre, Francis, è arrivato dalla Sierra Leone negli anni Settanta grazie a una borsa di studio per studiare architettura. La madre, Daniela, studiava matematica: dava ripetizioni al giovane studente e da là è nato l’amore.

Negli anni Settanta la famiglia di Antonella si trasferisce a Freetown, in Sierra Leone, dove il padre esercita la professione di architetto e la madre insegna matematica.

“Io avevo appena tre anni e parlavo solo italiano. Mi ricordo i primi giorni di scuola: gli altri bambini parlavano in inglese e io rimanevo in silenzio, con lo sguardo rivolto su un punto fisso, aspettando solo che finisse la giornata scolastica. Anche grazie ai metodi piuttosto sbrigativi dei miei insegnanti, imparai presto l’inglese e altre lingue locali”, ha raccontato sul suo profilo Facebook.

Dopo la morte del padre, la famiglia si trasferisce a Liverpool. “Era una zona ad altissima tensione, dove perfino la polizia esitava a mettere piede. Qui ho lavorato come bibliotecaria in una piccola biblioteca che dava in lettura libri di autori neri. Facevo anche parte del Black History Workshop, un gruppo che raccoglieva le testimonianze dei primi scrittori caraibici e africani arrivati dalle ex-colonie britanniche e stabilitisi ormai da anni in Inghilterra”.

Antonella Bundu torna a Firenze nel 1989 e si iscrive alla Scuola Superiore Interpreti e Traduttori. In città fa tanti lavori: la barista, organizza eventi e dibattiti interculturali, collabora con case di produzione discografiche. Fa anche la correttrice di bozze. Dopo la nascita della figlia nel 2004, inizia a lavorare come impiegata in uno studio di architettura.

“Negli ultimi anni sono diventata una pellegrina, non religiosa, ma una pellegrina camminatrice: ho fatto per due volte la corsa del Passatore, 100 km in 20 ore, il percorso da Siviglia a Santiago e numerosi altri itinerari. Non ho mai smesso di impegnarmi per le cause che mi appassionano e mi definisco una donna nera, fiorentina e di sinistra”.

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