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Home » News

Gli animali domestici? Un business da due miliardi di euro

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Si stima che in Italia ci siano all’incirca 60 milioni gli animali domestici, e in almeno tre famiglie su dieci è presente un “esemplare”

Cani, gatti, ma anche conigli e pesci rossi: l’Italia è terra di amanti degli animali domestici, tanto che le ultime stime in materia segnalano la presenza di quasi 60 milioni di “amici” a varie zampe, una quota vicina a quella della popolazione “bipede”.

Oltre all’aspetto affettivo, però, c’è da sottolineare soprattutto l’impatto economico di questo mercato, che è diventato un vero e proprio business.

In Italia 60 milioni di animali domestici

A fare i conti in tasca agli operatori del settore è stato il recente rapporto Assalco-Zoomark, confermato anche dai dati Eurispes: come detto, si stima che in Italia ci siano all’incirca 60 milioni gli animali domestici, e in almeno tre famiglie su dieci è presente un “esemplare”, che spesso è parte integrante e attiva della famiglia stessa, tanto da essere accolto nel letto del proprietario. E le attenzioni che si rivolgono a questi animaletti non finiscono qui.

Una spesa da 2 miliardi di euro

Gli studi confermano infatti l’impatto che tale passione ha sui bilanci familiari: il 57,7 per cento di chi possiede un animale domestico spende fino a 50 euro al mese per cibo, vaccini, spese veterinarie in generale e pulizia degli animali, mentre il 31,4 per cento destinano agli amici tra i 51 e i 100 euro. Nel complesso, le vendite del settore “petfood” e affini sono arrivate in quest’anno a superare i 2 miliardi di euro (2,1 per la precisione), con la commercializzazione di 574 tonnellate di prodotti.

Migliora la distribuzione

A trainare questo mercato sono vari fattori: la rinnovata attenzione che i possessori di animali domestici dedicano loro, ma anche l’aumento dei canali di distribuzione e vendita dei prodotti specifici, che ormai trovano spazio sia nei punti vendita della grande distribuzione organizzata che in piccoli negozi specializzati, senza dimenticare ovviamente l’impatto del Web. Anche a livello italiano esistono realtà consolidate, a cominciare da www.petingros.it, diventato un punto di riferimento per chi intende acquistare prodotti per cani e altri animali online.

Quanto costa il cibo per cani e gatti

Ma cosa comprano in assoluto gli italiani per i loro amici a (non solo) quattro zampe? Innanzitutto ci sono i prodotti alimentari, in cui si rinnova la storica lotta tra cani e gatti: nel nostro Paese vincono i felini, visto che il mercato degli alimenti per loro sviluppa 1.082 milioni di euro e rappresenta il 52,7 per cento del fatturato, mentre il cibo per cani segue a 969 milioni; le tipologie di acquisto in questi rami riguardano vari prodotti (umido, secco, snack & treat), e tra i trend spiccano gli alimenti funzionali e i fuoripasto.

Anche gli accessori impattano sul budget familiare

Molto alta anche la spesa per gli accessori: rientrano in questo segmento gli acquisti di prodotti per l’igiene, giochi, guinzagli, cucce, ciotole, gabbie, voliere, acquari, tartarughiere e utensileria varia per tutte le tipologie di animali, che genera un fatturato che si avvicina ai 100 milioni di euro. Tra i prodotti più “curiosi” vanno menzionati quelli destinati non solo alla salute “tout court” dell’animale, ma anche alla sua bellezza: shampoo, spazzole e deodoranti hanno visto una crescita di oltre 15 punti percentuali negli ultimi anni, a riprova di un’attenzione sempre più ampia che gli italiani riservano ai loro amici animali.

Una nuova attenzione verso i pet

Come sottolinea Gianmarco Ferrari, presidente di Assalco, “l’andamento del settore va di pari passo con la sempre maggiore cura e attenzione che gli italiani riservano ai propri pet“. Analizzando alcuni trend in particolare, l’esperto spiega che “gli acquirenti riconoscono nel pet food industriale la soluzione più pratica e conveniente per nutrire i propri amici in modo equilibrato, bilanciato e completo, come raccomandano i veterinari. I prodotti sono sicuri, formulati da nutrizionisti esperti e differenziati in base a età, razza e stile di vita e contribuiscono al benessere degli animali d’affezione”, conclude Ferrari.

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