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Gli angeli di Mattarella, le interviste di TPI ai giovani eroi della Repubblica: Ilaria Galbusera

Immagine di copertina

“Sono nata sorda profonda da mamma udente e papà sordo. Lo hanno scoperto quando avevo 7 mesi, ho messo le protesti acustiche e ho iniziato un percorso di logopedia e musicoterapia. Per seguirmi, mia madre ha lasciato il lavoro. Se sono quella che sono ora, devo molto a lei. Da piccola non comprendevo l’importanza di tutti questi sacrifici”.

È cresciuta bilingue, con l’italiano parlato e con la lingua dei segni italiana. Ilaria Galbusera il 3 febbraio compierà 28 anni, è di Bergamo ed è una pallavolista della nazionale. L’intervista avviene via e-mail, il motivo è che ha una sordità congenita.

Quella a Ilaria Galbusera è la terza intervista di TPI della serie “Gli angeli di Mattarella”, i più giovani tra gli “eroi” nominati cavalieri della Repubblica dal Capo dello Stato. La prima intervista è a Riccardo Muci, il poliziotto eroe dell’incidente di Bologna, la seconda a Fabio Caramel, calciatore veneziano che ha saltato la partita per donare il midollo osseo.

Ilaria ci scrive che “è stato un giornalista ad anticiparmi la sorpresa il giorno prima del comunicato ufficiale. Ho pensato fosse uno scherzo, ma quando è tutto diventato reale è stata un’emozione fortissima, non l’avrei mai detto e nemmeno sognato. Mi sento ancora spiazzata e sorpresa da questa notizia perché ho fatto soltanto quello che amo fare e che mi rende più felice. Quello in cui credo fermamente: una completa inclusione del mondo dei sordi con il mondo degli udenti. Questo riconoscimento non fa altro che aumentare la voglia di continuare su questa strada. Quello che poteva sembrare solo un sogno, finalmente è diventato realtà”.

Prima di intervistarla via e-mail, abbiamo avuto uno scambio di battute su WhatsApp. Dal “tono” dei messaggi Ilaria è una ragazza che scherza sul suo essere sorda. “Più che un disagio personale, a volte sono le persone a sentirsi in difficoltà, magari non avendo mai avuto a che fare con le persone sorde e non sapendo quale sia il modo più giusto per relazionarsi. Molte volte la nostra diversità è percepita più dagli altri che da noi stessi”.

È laureata in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo, da cinque anni lavora in banca e da poco si occupa di investimento, promozione e sostegno per le associazioni senza profitto.

La aggiungo su Facebook, guardo la sua vita che scorre con un semplice tocco del mouse. Mi soffermo sulle sue foto e dallo schermo mi sorride una ragazza con i capelli ricci e gli occhi marroni. Ci barcameniamo tra e-mail e WhatsApp, mi racconta che un suo video, con le compagne della nazionale, è diventato virale: l’inno d’Italia “cantato” con la lingua dei segni.

“Prima dell’inizio della partita è consuetudine che si faccia l’inno nelle diverse lingue dei segni. Come squadra abbiamo deciso di farlo tutti insieme, come un momento nostro. Dieci anni fa, alla mia prima esperienza in Nazionale, non avrei mai pensato che arrivassimo fino qui. Insieme alla vittoria della medaglia d’argento, il video è diventato virale con 4 milioni di visualizzazioni e condiviso da politici, gente dello spettacolo e dello sport”.

Continuando a parlare con lei mi racconta che ha partecipato a un concorso di bellezza: una ragazza piena di sorprese…(ndr). “È una storia davvero lunga. Mai avrei lo avrei voluto fare, non era nei miei sogni e nei miei piani. Sono l’unica femmina di tutti i nipoti, da sempre mia nonna materna, con cui avevo un legame bellissimo, sognava di vedermi sulle passerelle. A settembre trasmettevano miss Italia e me l’ha chiesto di nuovo. Ho deciso di farla contenta, mi sono iscritta e ho vinto”.

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