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Home » Cronaca

Ecco come hanno ucciso mio figlio: parla la madre di Aldo Naro, pestato a morte in una discoteca di Palermo

Immagine di copertina
Una delle foto dell'autopsia di Aldo Naro pubblicate dalla famiglia

"Il corpo di Aldo parla, per questo abbiamo pubblicato le foto della sua autopsia", dice Anna Maria Ferrara Naro. Per l'omicidio del figlio è stata condannata solo una persona, ma i familiari chiedono che siano individuati gli altri responsabili

“È stata una scelta a cui abbiamo pensato a lungo, una scelta dolorosa”. Ha la voce composta e determinata Anna Maria Ferrara Naro. Sono passati tre anni da quando, il 14 febbraio del 2015, suo figlio Aldo Naro è stato brutalmente pestato e ucciso nella discoteca GOA di Palermo, dove stava festeggiando con gli amici la sua abilitazione come medico chirurgo.

Lo scorso primo aprile, la famiglia Naro ha deciso di pubblicare le foto dell’autopsia del corpo di Aldo su una pagina Facebook che chiede giustizia per l’omicidio del medico 24enne.

“Abbiamo pensato di farlo per dare giustizia ad Aldo, perché esistono delle divergenze tra la verità processuale e l’autopsia di Aldo”, spiega la madre, contattata telefonicamente da TPI.

“La verità processuale dice che Aldo è stato colpito da un solo individuo, con un calcio alla nuca”, dice.

Si tratta di Andrea Balsamo, all’epoca un minorenne incensurato che lavorava come “buttafuori abusivo” al GOA. Balsamo è stato condannato in primo grado a 12 anni di carcere per quel calcio sferrato ad Aldo, ritenuto mortale. Una pena ridotta a dieci anni in appello.

“Secondo i giudici al pestaggio non avrebbe partecipato nessun maggiorenne”, prosegue Anna Maria Ferrara Naro. “Invece il corpo di Aldo parla, perché lui ha subito un brutale pestaggio, e lo dicono le lesioni che ha sul suo corpo. Quindi se ci sono altri responsabili, che vengano individuati e perseguiti”.

La madre di Aldo non sa per quale motivo i giudici non abbiano indicato altri responsabili dell’omicidio del figlio, nonostante siano stati passati al vaglio i filmati delle videocamere di sorveglianza, e si stimi che circa 15 persone abbiano preso parte alla rissa scoppiata quella sera.

“So che hanno proceduto per rissa e favoreggiamento nei confronti di tutti gli altri”, dice Anna Maria Ferrara Naro. “Su questo non so cosa dirle. Io posso parlare dell’autopsia di mio figlio, delle foto e di come è stato ridotto”.

“Mio figlio ha avuto la frattura delle ossa nasali, una contusione polmonare nella parte posteriore del polmone destro, con infiltrato emorragico, con edema emorragico, lesioni ad entrambi i lati del collo, alle clavicole, alle mani, infiltrato emorragico tra la sesta e la settima costola”, è il terribile resoconto che la madre si trova a fare.

“Non credo che tutto questo sia stato causato da un unico colpo e da una sola persona”, osserva. “Io voglio soltanto che emerga la verità su come è stato ucciso Aldo. Se ci sono altri responsabili, che vengano perseguiti”.

Oltre al processo nei confronti di Balsamo, si sta svolgendo una trance processuale per rissa che inizialmente prevedeva tredici imputati.

Tre di questi hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario. Sono Massimo Barbaro, il 47enne gestore del locale, che deve rispondere di favoreggiamento personale nei confronti del buttafuori abusivo, il venticinquenne Antonino Basile e il quarantaquattrenne Francesco Troia, che devono rispondere di rissa aggravata. Gli altri imputati hanno scelto il rito abbreviato.

Quando le chiediamo se pensa che la giustizia possa arrivare con altre sentenze, la mamma di Aldo Naro risponde: “Io me lo auguro. Finché avrò vita, tutti noi familiari finché saremo in vita, chiederemo soltanto giustizia e che venga fuori tutta la verità sulla vicenda di Aldo. Questa è l’unica cosa che ci sta a cuore, per fare riposare questo ragazzo in pace. Non è giusto, non è giusto in questo modo”.

La solidarietà che la famiglia di Aldo ha ricevuto online, attraverso i gruppi Facebook Giustizia per Aldo Naro Io sono Aldo Naro, è davvero molta, come conferma la madre del giovane.

“Questo ci fa sentire meno soli”, dice. “Perché tante volte ci sentiamo soli a combattere per dare giustizia ad Aldo. In questo momento sentiamo tante persone solidali con noi e tante persone vicine”. Dalle istituzioni, invece, per il momento, nessun gesto di vicinanza alla famiglia.

La dinamica dell’omicidio, a tre anni dalla morte di Aldo, non è ancora del tutto chiarita. Alcune immagini delle videocamere della discoteca pubblicate a settembre 2017 mostrano che il ragazzo è stato trascinato via dal divanetto del privé che aveva prenotato con gli amici e coinvolto nella rissa durante la quale è stato picchiato fino a perdere la vita.

La famiglia ha denunciato più volte che gli amici di Aldo, che quella sera erano presenti, non sono intervenuti durante il pestaggio e non hanno neanche chiamato la polizia. Inoltre chi era presente quella sera, secondo i familiari di Aldo, non ha detto la verità sui motivi che hanno scatenato la rissa.

Qui sotto un post della famiglia per ricordare Aldo:

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