“Nudi, bagnati e al freddo: anche Salvini li avrebbe salvati”: parla l’albergatore di Crotone che ha soccorso 51 migranti
Raffaele Murgi è il proprietario del villaggio Miramare di Torre Melissa, che ha salvato i 51 migranti sbarcati nella notte nei pressi del suo villaggio. A TPI ha riportato il racconto di quelle ore, le sue emozioni e i suoi pensieri mentre salvava giovani, donne e bambini
“Vivo in un paesino affacciato sul mare, siamo 2.500 anime, spesso ci accusano e denigrano perché siamo nel profondo sud, ma qui c’è una grande umanità, c’è una cultura dell’ospitalità,c’è un sindaco che ci ha insegnato a prenderci cura di tutti, di chi ha bisogno, così come di qualunque ospite arrivi”.
Raffaele Murgi è il proprietario del villaggio Miramare, a Torre Melissa, in provincia di Crotone. La notte del 10 gennaio non la dimeticherà mai. È la notte in cui ha soccorso 51 migranti arrivati a bordo di una barca che è naufrata sugli scogli nei pressi del suo villaggio. A TPI ha riportato il racconto di quelle ore, le sue emozioni e i suoi pensieri mentre salvava giovani, donne e bambini.
“Abito nel mio villaggio turistico, verso le tre e mezzo di notte ho sentito molte grida, di solito succede che sulla spiaggia dei ragazzi fanno delle serate, ma la cosa mi ha insospettito perché piovigginava e non credevo possibile fossero voci di ragazzi”, inizia a spiegare.
Raffaele interrompe il racconto più volte: “non sono un eroe, non ho fatto nulla di eccezionale ma solo ciò che andava fatto e chiunque avrebbe fatto, la prego di non dare visibilità a me, ma alla solidarietà dei migranti e del nostro paese”, ripete più volte.
“La mia casa è a 200 metri dalla battigia, mi sono affacciato dal terrazzo e ho visto che spuntava l’albero della barca, ho capito subito che era successo qualcosa. Sono sceso, e quando mi sono reso conto che la barca continuava a sbattere sugli scogli, ho capito che c’era gente che aveva bisogno di aiuto”.
Sono arrivato e li ho visto sulla spiaggia, bagnati, nudi. Lì ho cominciato a prestare soccorso per quello che potevo. Ho acceso la macchina e li ho fatti entrare per riscaldarsi, ho dato il mio giubbotto a un ragazzo che era completamente nudo e ho avvertito gli organi competenti.
Ho chiamato anche il sindaco del paese, una figura importante, il sindaco è arrivato subito, in 10 minuti. Erano le 4.15. Alle 4.30 sono arrivate le istituzioni.
Abbiamo cominciato l’opera di soccorso, ho aperto loro la struttura: man mano che arrivavano, ho acceso le stufe, ho dato loro qualche phon, asciugamano, coperte.
Fortunatamente un mio collaboratore, una persona di famiglia, parla bene in inglese e abbiamo potuto comunicare.
Nons si vedeva nulla al buio, all’inizio sembravano 20, poi si sono rivelati 50. Siamo andati avanti. Abbiamo fatto quello che era giusto fare.
Sentirlo e vederlo attraverso gli organi di informazioni rispetto a viverlo direttamente è una cosa completamente diversa. Una cosa che posso sottolineare è la grande solidarietà tra di loro: ho visto gente buttarsi nell’acqua gelata per salvare altri giovani che erano in difficoltà. Questa è una cosa importantissima. È gente che non ha niente, ma per aiutare il prossimo ha rischiato la vita. Non hanno esitato a dare aiuto agli altri. Il grande senso di solidarietà e vicinanza è una cosa che fa veramente riflettere.
Ci hanno detto che erano 7 giorni che erano in mare, che venivano dal kurdistan, dalla Turchia e da lì erano nel Mediterraneo. Poi gli organi dello stato hanno chiesto per gli scafisti, e li hanno trovati.
E’ stato bello che alla fine siamo riusciti a dare il nostro aiuto ed è servito a qualcosa, specie ai bambini. Ce n’era una di 2 mesi: è proprio da farti piangere il cuore.
Da cittadino mi pongo questa domanda: ho molto rispetto per il ministro Salvini, ma dice che dobbiamo chiudere i porti, ma come si fa a chiudere la porta a una persona che ha bisogno?
Non ho visto migranti, ho visto giovani che avevano bisogno e che comunque lottavano per la vita.
Un’altra volta alcuni migranti erano sbarcati sula stessa fascia di spiaggia, ma non avevo assistito direttamente. Così cambia tutto. Penso che l’Europa, l’Italia e le nazioni avanti in termini di sviluppo, dovrebbero affrontarlo questo problema, ma in modo radicale. Non abbiamo a che fare con gente che viene qui per sfruttare uno Stato che non è il suo.
Vengono qui perché ne hanno bisogno, perché sono stremati dalle guerre. Io non posso immaginare che un padre e una madre, stremati dalle guerre, si fanno sette giorni di mare per venire a fregare noi. E’ assurdo. Sono giovani che possono dare un grande contributo nelle nazioni come le nostre, dove le nascite sono zero.
Buttarsi in acqua a zero gradi e recuperare chi è difficoltà è tutta un’altra cosa.
Certe volte ti fai un concetto e poi ti ricredi. Certo, tra chi arriva ci sono anche mele marce, è tanta gente che ha bisogno. Seguire la politica è una cosa totalmente diversa. Penso che se anche il ministro Salvini si fosse trovato in questa situazione si sarebbe prodigato, non si sarebbe tirato indietro. Non puoi non farlo.