Ddl Anticorruzione, cosa cambia dopo l’accordo Lega-M5S sulla prescrizione
L’8 novembre 2018 è stato raggiunto un accordo sul tema della prescrizione, contenuta nel ddl Anticorruzione e che ha messo in crisi l’alleanza tra Lega e Movimento 5 Stelle.
Secondo l’emendamento, fortemente voluto dal movimento, la prescrizione viene bloccata dopo la sentenza di primo grado: viene pertanto meno la norma che stabilisce che, trascorso un certo periodo di tempo fissato dalla legge, un reato non possa più essere perseguito.
Alla fine della riunione tra Conte, Di Maio, Salvini e Bonafede, il ministro della Giustizia ha dichiarato che le forze di governo erano giunte ad un accordo e che la prescrizione entrerà in vigore nel gennaio 2020.
“La norma sulla prescrizione è nel ddl Anticorruzione e approderà in Aula la prossima settimana. Resta lo stop dopo la sentenza di primo grado, entrerà in vigore con la riforma del processo penale il prossimo anno (2020, nrd)”.
La riforma della prescrizione
Il Movimento 5 Stelle ha presentato, sabato 3 novembre 2018, un emendamento alla legge “spazza corrotti” contro la corruzione. La proposta del Movimento, annunciata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, prevede la sospensione dei termini della prescrizione al raggiungimento della sentenza di primo grado.
All’annuncio del ministro ha reagito la ministra della Pubblica amministrazione, e avvocata penalista, Giulia Bongiorno, che ha criticato la proposta di modifica.
“Bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio significa mettere una bomba atomica nel processo penale e io questa cosa non posso accettarla e non posso non segnalarla”, aveva detto la ministra leghista ospite nel programma L’Intervista di Maria Latella su SkyTg24. Il contratto di governo deve trovare un accordo, ma si deve fare una riforma della prescrizione e solo della prescrizione. Con Bonafede mi trovo benissimo, è una persona ragionevole, ma dobbiamo stare attenti a non bloccare la giustizia per sempre”.
Le novità sulla prescrizione dei reati
“Truffe, stupri, spaccio. La prescrizione ‘salva’ i reati odiati da Salvini”. A scrivere così in prima pagina è il Fatto Quotidiano che approfondisce l’emendamento per riformare la prescrizione fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle all’interno del ddl Anticorruzione e motivo di scontro con gli alleati di governo della Lega.
“Dallo stupro alle risse per strada, dallo spaccio alle truffe agli anziani, e poi stalking, omicidi colposi, abusivismo. Escluso il reato di violenza sessuale con prescrizione fino a 15 anni, gli altri non superano i sette anni e mezzo, un periodo di tempo che con la lentezza dei processi italiani rischia di mettere la parola fine a decine di procedimenti. Soprattutto quelli cavalcati in questi anni dal Carroccio” si legge nel pezzo di Davide Milosa.
Lo scontro M5S-Lega
Lunedì 5 novembre, a pochi minuti dall’avvio dei lavori delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, convocate per i pareri sugli emendamenti al ddl anticorruzione, i due relatori M5s, Francesco Forciniti e Francesca Businarolo, hanno ritirato l’emendamento sullo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio.
Ne hanno presentato uno nuovo, con lo stesso contenuto del precedente, ma hanno cambiato il titolo del provvedimento, così da tentare di superare le critiche della Lega, contraria a intervenire sulla prescrizione attraverso un emendamento e non con una legge ad hoc.
Con il nuovo emendamento, il titolo della legge diventa: “Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti”.
Ma alla Lega il cambiamento non è piaciuto.”Il nuovo emendamento è uguale a quello di prima. Per noi bisogna fare un’altra legge sulla prescrizione”, ha detto il capogruppo della Lega in commissione Affari costituzionali Igor Iezzi.
Cos’è la prescrizione
La prescrizione è regolata dall’Articolo 157 del Codice penale modificato dalla legge 5 dicembre 2005 n. 251.
La norma prevede prevede che la prescrizione estingua il reato “decorso il tempo corrispondente al massimo della pena edittale stabilita dalla legge e comunque un tempo non inferiore a sei anni se si tratta di delitto e a quattro anni se si tratta di contravvenzione, ancorché puniti con la sola pena pecuniaria”.
La norma comporta che, trascorso un certo periodo di tempo fissato dalla legge, un reato non possa più essere perseguito.
I reati per cui è prevista la pena dell’ergastolo non sono prescrittibili.