Il 18 ottobre 1984 la Cassazione stabiliva i limiti del giornalismo
La riflessione di Domenico Pittella, giurista, sui limiti dell'attività di cronaca e l'attualità del decalogo formulato 32 anni fa dai giudici
È del 18 ottobre di 32 anni fa la storica pronuncia della Corte di Cassazione nota come “decalogo”, nella quale i giudici hanno fissato i limiti al diritto di cronaca sintetizzabili nelle tre regole della verità, pertinenza e continenza.
Secondo la Corte la notizia deve corrispondere alla realtà, ma la verità può essere anche putativa. La notizia cioè non corrisponde al vero ma è comunque frutto di un lavoro di seria e diligente ricerca.
Occorre anche che la pubblicazione risponda a un interesse pubblico all’informazione (pertinenza) e che l’esposizione avvenga in forma civile (continenza).
Nonostante il passaggio dalla carta stampata alla cronaca online, ogni buon cronista dovrebbe attenersi ai principi stabiliti nel 1984.
All’epoca della cronaca “su carta”, una notizia veniva superata il giorno dopo con la pubblicazione di un nuovo giornale, e di nuove notizie.
Nell’era di internet invece, una volta pubblicata la notizia resta “depositata” nel web, ancora perfettamente accessibile: basta infatti un clic per risalire a un contenuto di molti anni fa.
Per stabilire se debba essere rimosso o aggiornato, occorrebbe allora seguire i principi fissati nella sentenza “decalogo”.
Viene in rilievo il diritto all’oblio, cioè a rimuovere notizie non più attuali considerato il decorso del tempo e in particolare non più vere – perché superate da nuovi accadimenti – o non più rispondenti a un interesse pubblico all’informazione.
I giudici del 1984, senza saperlo e senza poter prevedere i cambiamenti che il giornalismo avrebbe attraversato nell’era dell’informazione digitale, hanno fornito i parametri per valutare anche la cronaca sul web.
*A cura di Domenico Pittella