In Vietnam è stata arrestata una blogger per i suoi scritti considerati sovversivi
La 37enne Nguyen Ngoc Nhu Quynh, è stata accusata di propaganda contro lo stato comunista ai sensi dell'articolo 88 del codice penale. Rischia 12 anni di carcere
La polizia del Vietnam ha arrestato una blogger per i suoi scritti anti-governativi, accusati raccontare una verità distorta, di aver infangato la reputazione dei leader del paese e di aver istigato il pubblico a opporsi al governo.
La 37enne Nguyen Ngoc Nhu Quynh, è stata accusata di propaganda contro lo stato comunista ai sensi dell’articolo 88 del codice penale e presa in custodia nella città di Khanh Hoa. Se condannata, rischia il carcere fino a 12 anni.
Quynh, che sul suo blog si firma con il nome di Me Nam o “Mamma fungo”, ha sempre documentato violazioni dei diritti umani da parte del governo.
La polizia l’ha definita una “feroce” oppositrice del governo che “continua a dimostrare disprezzo per la legge nonostante gli avvertimenti”.
Gli articoli pubblicati dalla blogger secondo la polizia hanno “distorto la verità, distorto la storia, minato l’unità nazionale, e infangato il Partito comunista e i leader del paese”.
Quynh era già stata arrestata per nove giorni nel 2009 per aver stampato magliette con slogan di opposizione alla costruzione di una miniera per l’estrazione della bauxite di proprietà dello Stato.
Il mese scorso, un tribunale di Hanoi ha confermato una condanna a cinque anni per un altro blogger, Nguyen Huu Vinh, accusato di violare gli interessi dello stato con la pubblicazione di scritti anti-governativi.
Alcuni gruppi internazionali per la tutela dei diritti umani, gli Stati Uniti e alcuni governi europei hanno criticato il Vietnam per aver messo a tacere e incarcerato coloro che avevano pacificamente espresso le proprie opinioni. Il governo di Hanoi si è difeso dicendo che solo coloro che hanno compiuto atti contrari alla legge sono stati incarcerati.
Il Vietnam si trova al 175esimo posto nell’indice della libertà di stampa di Reporter sans frontieres su 180 paesi, seguito solo da Cina, Siria, Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea.