L’uomo di Putin
Il nuovo governatore filo-russo che sta guidando la Crimea verso la secessione è l'uomo al centro della crisi internazionale
Sergei Aksyonov è passato dall’oscurità al potere in un mese, diventando l’incubo peggiore dell’Ucraina e l’uomo-chiave al centro dei piani del presidente russo Vladimir Putin. Mesi fa, quando al rivolta di piazza Maidan era solo agli inizi, quasi nessuno nel paese conosceva il suo nome e il suo “Partito per l’unione russa” poteva contare solo tre seggi nell’assemblea regionale della Crimea. Ma alla fine di gennaio, quando i manifestanti di Kiev hanno cominciato a sequestrare alcuni edifici governativi, Aksyonov ha iniziato a formare il suo esercito in Crimea. Ora è il leader de facto di tutta la regione, e si trova al centro della crisi politica più difficile che Europa abbia affrontato negli ultimi anni.
Time magazine, ha deciso di scavare nel passato di quest’uomo, di cui si sa ben poco. Alcuni lo vorrebbero legato al gruppo criminale “Salem”, che negli anni novanta gestiva il traffico illegale di sigarette. In quegli anni, Aksyonov sarebbe stato conosciuto come “Goblin”. Figlio di un attivista per i diritti della minoranza russa in Crimea, Aksyonov è stato sempre spinto nella sua attività politica dal sentimento nazionalista russo. L’obiettivo dichiarato della forza paramilitare da lui coordinata è quello di difendere la Crimea dall’ondata rivoluzionaria che sta dilagando in Ucraina e, in ultima analisi, la secessione dal resto del paese. Il primo battaglione costituito da Aksyonov era formato da 700 persone, ma il 21 febbraio, giorno in cui a Kiev è stato rovesciato il governo ucraino, egli era ormai al comando di migliaia di truppe. “Tutti loro,” dice Aksyonov, “rispondono a me.”
La sua ascesa al potere – con un golpe avvenuto prima dell’alba, il 27 febbraio – lo ha reso un prezioso alleato di Mosca e un suo appello scritto al presidente russo ha aperto la porta a Putin per l’occupazione russa della Crimea all’inizio del mese. Il 4 marzo, Putin ha riconosciuto Aksyonov come il legittimo capo della Crimea, apparentemente senza averlo mai incontrato. A quel punto, la Crimea ha deciso di effettuare un referendum per la secessione e l’annessione alla Russia, una mossa che rischia di ridisegnare la mappa di Ucraina e provocare una frattura storica tra la Russia e l’Occidente.
La Russia è stata la potenza dominante in Crimea per la maggior parte degli ultimi 200 anni, dopo l’annessione nel 1783, ma la regione è stata trasferita da Mosca all’Ucraina – allora parte dell’Unione Sovietica – nel 1954. La Crimea, una penisola sulla costa del Mar Nero, ha 2,3 milioni di abitanti, la maggioranza dei quali si identificano come di etnia russa e parlano russo. Secondo quanto riportato dai media gli abitanti della provincia di Kherson, nel nord della Crimea, sostengono che militari russi si sono trasferiti nel territorio, un’incursione che – se confermata – potrebbe mostrare che Vladimir Putin non ha più solo la penisola del Mar Nero nel mirino.