Un giornalista bielorusso è stato ucciso in Ucraina
Nella sua auto era stata nascosta una bomba che è esplosa mentre l’uomo era alla guida
Un giornalista di un quotidiano d’inchiesta ucraino è stato ucciso nella mattina di mercoledì 20 luglio dall’esplosione di una bomba nascosta all’interno dell’auto in cui era appena entrato.
Pavel Sheremet, 44 anni, lavorava per il quotidiano Ukrayinska Pravda e stava guidando la sua auto diretto alla redazione del giornale, quando il veicolo è saltato in aria. All’interno sarebbe stato posizionato un ordigno artificiale controllato a distanza o a esplosione ritardata, spiegano fonti del ministero dell’Interno.
“Secondo le informazioni preliminari c’era dell’esplosivo sotto il sedile”, ha scritto sul suo profilo Facebook Oleksiy Honcharenko, un deputato del Blocco Poroshenko, l’alleanza politca del presidente ucraino, che a sua volta si è detto dispiaciuto per la “terribile tragedia” e ha ordinato di avviare immediatamente un’indagine.
L’auto esplosa era di proprietà di Yelena Pritule, direttrice del quotidiano in cui Sheremet lavorava e che per primo ha dato la notizia. La donna non era a bordo, ma ha dichiatato che è stato ucciso “a causa della sua attività professionale”: “Perché uccidono giornalisti in Ucraina? Qualcuno vuole destabilizzare la nazione facendo questo”, ha accusato la giornalista.
Nato a Minsk, in Bielorussia, Sheremet aveva la cittadinanza russa e da cinque anni si era stabilito nella capitale ucraina. Il giornalista, molto critico nei confronti del presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, era stato arrestato nel 1997 mentre preparava un reportage sulla situazione al confine tra Bielorussia e Lituania, con l’accusa di ricevere denaro dai servizi segreti stranieri. Condannato a due anni di carcere, fu rimesso poco dopo in libertà a seguito delle pressioni russe. Negli anni successivi si era impegnato nella difesa della libertà di stampa nell’est Europa.
Il giornale in cui scriveva era già stato colpito da un altro lutto sedici anni fa, quando il fondatore dell’Ukrayinska Pravda era stato ucciso e il cadavere decapitato era stato trovato abbandonato in una foresta fuori Kiev.
Nell’ultima settimana nel paese si è assistito a una recrudescenza nei combattimenti nell’est dell’Ucraina. Martedì sette soldati dell’esercito regolare ucraino sono morti e 14 sono rimasti feriti negli scontri con i ribelli, nell’incidente più grave degli ultimi due mesi.
Il cessate il fuoco siglato a febbraio 2015, che prevede elezioni e il ristabilimento del controllo ucraino sui propri confini con la Russia, non è riuscito a porre fine a tutti i combattimenti nelle regioni separatiste dell’est del paese. Entrambe le parti accusano l’altra di commettere violazioni.
Mosca respinge le accuse occidentali di aver fornito ai ribelli nelle regioni di Luhansk e Donetsk armi e truppe, ma ha ammesso l’esistenza di “volontari” russi in aiuto ai ribelli. Il conflitto ha sinora causato novemila vittime e ha portato i paesi occidentali a imporre sanzioni contro la Russia.
Finora, nei due anni dall’insurrezione separatista nelle regioni di Donetsk e di Luhansk, sono morte più di 9mila quattrocento persone tra civili e soldati.