La Turchia vuole normalizzare le relazioni diplomatiche con la Siria di Assad
Sarebbe un radicale cambiamento nella politica estera di Ankara che potrebbe mettere fine alla ribellione moderata in Siria
Il primo ministro turco Binali Yildirim mercoledì 13 luglio ha suggerito un cambio di strategia nella politica estera di Ankara, sostenendo che la Turchia intende normalizzare i rapporti con la Siria con l’obiettivo di contrastare con più efficacia il terrorismo islamico.
La Turchia dallo scoppio della guerra civile siriana cinque anni fa è stata la principale oppositrice del regime di Bashar al-Assad e ha sempre ritenuto la destituzione del dittatore come l’unica via per stabilizzare la nazione.
Una politica che ha messo Ankara in contrasto frontale con la Russia di Vladimir Putin, alleata di Assad, e ha creato attriti con gli Stati Uniti, concentrati soprattutto nel combattere l’Isis piuttosto che l’esercito regolare.
Yildrim in diverse occasioni aveva sostenuto che la Turchia “deve aumentare il numero di alleati regionali e diminuire i nemici”, in un apparente riconoscimento del fallimento della precedente strategia che aprirebbe la strada a nuovi scenari nella crisi siriana e potrebbe mettere fine alla ribellione moderata, sostenuta quasi unicamente da Ankara.
Tuttavia la mossa è anche rivelatrice di come la Turchia consideri il fermare l’espansionismo dei curdi nel nord della Siria una priorità assoluta, poiché teme che essa rappresenti una minaccia alla sua integrità territoriale e pur di evitarlo sarebbe disposta a riavvicinarsi con Assad.
Le milizie curde del YPG, infatti, controllano ampie zone del nord della Siria e sono affiliate al Partito dei Lavoratori del Kurdistan, definito dalle Nazioni Unite come un’organizzazione terroristica e impegnato in una decennale guerra contro il governo centrale di Ankara, dal quale vorrebbe l’indipendenza.
“É il nostro principale e irrinunciabile obiettivo: sviluppare buone relazioni con la Siria e con l’Iraq. Dalla lotta al terrorismo alla stabilizzazione della regione è fondamentale tornare con la diplomazia in Siria e in Iraq”, ha detto il primo ministro turco intervistato da una televisione.
I jihadisti del sedicente Stato islamico sono infatti riusciti a infiltrare una rete di cellule all’interno del territorio turco e sono ritenuti i responsabili di una serie di sanguinosi attentati che hanno colpito la Turchia negli ultimi mesi.
A giugno la Turchia aveva annunciato la normalizzazione dei rapporti con Israele mettendo fine a sei anni di rottura in seguito all’uccisione di dieci attivisti turchi per mano di Gerusalemme e il disgelo nei rapporti con la Russia, dopo essersi scusata per aver abbattuto il jet russo che aveva sconfinato nei cieli di Ankara.