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Live blogging Turchia

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Aggiornamenti dalle proteste di Istanbul

Marta Vigneri racconta gli sviluppi delle proteste in Turchia. Le proteste, iniziate a Istanbul nel parco di Gezi per impedire la costruzione di un centro commerciale al suo posto, si sono rapidamente diffuse in altre città, tra cui Ankara, Smirne e Antiochia. 

Giovedì, 1 agosto

Ieri sera, Sami Elvan e sua moglie Gulsum si sono riuniti a piazza Taksim con una dozzina di altri sostenitori per rilasciare un comunicato stampa sulla situazione del figlio quattordicenne, Berkin, in coma dal 16 giugno.

Ma la polizia in tenuta antisommossa ha impedito alla coppia di rilasciare qualsiasi dichiarazione, reprimendo la piccola manifestazione con manganelli, cannoni ad acqua e spray chimici.

“Non voglio niente, voglio solo il colpevole di mio figlio”, aveva gridato Gulsum appena arrivata nella piazza.

La famiglia ha dichiarato alla CNN di aver visto il figlio cosciente per l’ultima volta il 16 giugno, quando aveva lasciato l’appartamento del quartiere operaio di Istanbul dove vivono, Okmeydan.

Sin dalla sera prima Okemeydan stava ospitando scontri violentissimi tra polizia e dimostranti nel pieno dei giorni di protesta per Parco Gezi, giunti alla seconda settimana. Berkin sarebbe stato ferito alla testa da un gas lacrimogeno e portato in ospedale, dove si trova tutt’ora, in coma. Lì è tornato il padre solo un’ora dopo l’azione della polizia, incredulo per la violenza utilizzata e per il fatto che non lo avessero lasciato parlare.

Qui il video CNN degli scontri di ieri.

Mercoledì, 24 luglio
L’Associazione Turca dei Giornalisti ha dichiarato che almeno 72 giornalisti sono stati licenziati, costretti ad andarsene o si sono dimessi nelle ultime sei settimane, da quando le proteste di Gezi Park sono iniziate.

“Siamo in un periodo in cui i media sono controllati dal governo e dalla polizia e dove la maggior parte dei dirigenti prende ordini dalle autorità politiche”, ha detto Kemal Kilicdaroglu, capo del partito di opposizione (CHP).

Secondo un report del suo partito, 64 giornalisti sono stati arrestati, molti di loro con l’accusa di aver commesso crimini non connessi all’attività giornalistica, come l’essere membri di gruppi terroristici armati.


Lunedì, 22 luglio 2013 – Sì all’abbattimento di Parco Gezi.

Un tribunale amministrativo di Istanbul ha revocato la sentenza di una Corte di grado inferiore, che il 6 giugno scorso aveva dichiarato sospesi i lavori di costruzione di un centro commerciale al posto dell’area verde, in seguito alla protesta ambientalista che stava animando Istanbul e tutto il Paese. Durante i giorni di manifestazione contro l’abbattimento degli alberi di Piazza Taksim, la Prima Corte Regionale di Istanbul aveva accolto il ricorso dell’Associazione per la protezione e la valorizzazione del Parco contro il Ministero della Cultura e del Turismo. Ma il Ministero ha fatto appello alla sesta Corte Amministrativa di Istanbul, chiedendo di rimuovere ogni ostacolo legale che vietava al Comune di procedere alla demolizione del Parco.

Con la sentenza di oggi il Ministero ottiene l’autorizzazione a iniziare i lavori anche prima della decisione definitiva dell’ultimo grado di giudizio, quella del Consiglio di Stato. Secondo alcuni avvocati della Camera degli Architetti, che difendono Parco Gezi, procedere con il piano non avrebbe piena base legale e la sentenza di oggi non può avere effetti giuridici fin quando non si arriva all’ultimo grado. Il piano di sviluppo dell’area prevede la costruzione di un centro commerciale che richiamerebbe lo stile di una caserma militare presente nella Piazza in epoca ottomana.

Le proteste contro quella che dovrebbe chiamarsi la “Topcu Barracks”, iniziate il 31 maggio scorso, hanno provocato la morte di quattro manifestanti e di un poliziotto. Inoltre, più di 7500 persone sono rimaste ferite. Secondo l’Associazione dei medici turchi sarebbero 60 quelle gravemente colpite, di cui 11 rimaste senza vista a causa dei gas lacrimogeni lanciati dalla polizia.

Domenica, 23 giugno 2013

Questo pomeriggio, ad Ankara, l’ambasciatore tedesco Eberhard Pohl ha incontrato il sottosegretario agli Esteri Feridun Sinirlioglu. Dopo non aver risposto alla convocazione di ieri perchè fuori dalla capitale, Pohl oggi sarebbe rimasto in riunione con Sinirlioglu per oltre un’ora. Sebbene nessuno dei due abbia rilasciato dichiarazioni al termine del colloquio, secondo l’Hurriyet Daily News il sottosegretario avrebbe cercato di ammorbidire la posizione tedesca sui negoziati di adesione della Turchia all’Unione Europea, il cui periodo di inizio sarà dibattuto domani in seno a una riunione della Commissione Europea.

La Germania è il Paese che nell’ultimo incontro ha premuto più degli altri affinché il periodo di negoziazioni venga rimandato, e che ha condannato pesantemente la violenza imposta dalla polizia ai manifestanti. La cancelliera tedesca Angela Merkel in una dichiarazione televisiva ha definito orribili le immagini degli scontri, mentre il premier Erdogan ha ribadito più volte di non riconoscere il Parlamento Europeo.

Nel frattempo le proteste continuano.

Oggi a Istanbul la quarta edizione della Transexual Pride March si è tramutata in una nuova manifestazione contro il governo. Oltre a chiedere le dimmissioni del premier, democrazia e libertà, circa 1000 transessuali hanno chiesto il pieno riconoscimento dei diritti LGBT e urlato di non volere uno stato omofobico.

Anche se l’omossessualità e le operazioni per il cambiamento di sesso non sono illegali in Turchia, omosessuali e transessuali vengono spesso discriminati e il loro stile di vita viene definito “immorale” da molti governanti.

La cosiddetta “Pride Week” si concluderà la prossima domenica con una nuova marcia su Istiklal Caddesi.

Questa l’immagine twitter di un transessuale che manifestava a piazza Taksim questo pomeriggio.

Sabato, 22 giugno 2013

A una settimana esatta dallo sgombero di parco Gezi, decine di migliaia di persone questa sera sono tornate in piazza per commemorare chi ha perso la vita negli scontri degli scorsi giorni. In mano portano garofani e foto delle vittime. Qualcuno grida i loro nomi e la folla risponde “Presente!“.

Questa foto mostra i manifestanti lanciare garofani in aria, all’imbrunire, in onore delle vittime.

Nei giorni scorsi a Istanbul molti cittadini hanno continuato a esprimersi stando in piedi e immobili o a riunirsi in assemblee, in parchi diversi da quello di Gezi. Intanto il sindaco Kadir Topbaş ha promesso che d’ora in avanti consulterà sempre il pubblico su ogni progetto urbano, “anche sul cambiamento di una stazione di autobus”, riporta il Today’s Zaman.

Ma Erdogan continua a essere contestato in ogni manifestazione pubblica: giovedì, a Mersin, in occasione dell’inaugurazione dei XVII Giochi del Mediterraneo, folle di manifestanti si sono riunite fuori dal Mersin Stadium per chiedere le dimissioni del Primo Ministro.

Repressioni e violenza da parte della polizia sono continuate nella provincia olimpionica così come ad Ankara e nella città di Eskisehir.

A piazza Taksim, una folla di 100000 adesso sta urlando “Andiamo, tirateci dei lacrimogeni!”, la polizia è vicina in tenuta anti sommossa e, come mostra questa immagine su twitter, alcuni cannoni ad acqua hanno già iniziato a sparare.

In questo articolo avevamo riportato le interviste “a caldo” dei manifestanti, nel pieno delle manifestazioni.

Mercoledì, 19 giugno 2013

Il gesto di Erdem Gunzu, lo “standing man” rimasto in piedi al centro di piazza Taksim per otto ore lunedì sera, si è diffuso sempre di più sia nelle piazza virtuali che in quelle reali. Su facebook e twitter circolano continuamente foto di persone che protestano: alcuni rimangono in piedi per ore, altri per pochi minuti, alcuni leggono libri, altri si siedono, altri ancora protestano contro chi protesta, ma sempre restando in piedi.

Questo pomeriggio a piazza Taksim, poco lontano dagli standing men “ufficiali”, un gruppo di otto uomini è rimasto in piedi indossando una maglietta bianca con la scritta “uomini in piedi contro l’uomo che sta in piedi”, e sulle scale che portavano a parco Gezi (adesso chiuso al pubblico) persino un gruppo di poliziotti avrebbe iniziato a leggere libri in gruppo [Fonte: Hurriyet Daily News]

Ad Ankara si protestava in piedi nel luogo in cui è stato ucciso Ethem Sansuluk, l’attivista di 22 anni colpito in testa da una pallottola della polizia durante una delle prime manifestazioni. A Smirne Erdal Çoban è rimasto in piedi per 24 ore al centro di piazza Gundogu, bevendo solo acqua minerale, completamente dipinto di argento e a braccia aperte. Il suo costume richiamava quello di un famoso brigante locale dell’era Ottomana. Alcune immagini su twitter mostrano il suo travestimento e la sua performance.

Ma mentre nelle città occidentali la protesta si fa sempre più pacifica in Anatolia centrale rimane violenta.

La scorsa notte nella provincia di Eskişehir la polizia ha continuato a usare lacrimogeni e cannoni ad acqua per fermare una manifestazione di 5000 persone. Gli scontri sono durati fino alle cinque di stamattina lasciando tre persone, tra cui un giornalista e un officiale di polizia, ferite.

Intanto la polizia turca ha deciso di ordinare 100 mila candelotti lacrimogeni dopo aver quasi esaurito le scorte durante le ultime tre settimane di proteste, riferisce l’Hurriyet online. Fino ad ora per reprimere i giovani manifestanti sono stati già utilizzati circa 130mila candelotti. La polizia avrebbe ordinato anche 60 nuovi cannoni ad acqua e 60 camion blindati Toma e Shortland.

 
Martedì, 18 giugno 2013

Mentre il primo ministro Erdogan ha continuato a difendere le azioni della polizia, giurando su una futura e legittima intensificazione, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Navi Pillay ha espresso oggi la sua preoccupazione per la situazione dei diritti umani nel Paese, chiedendo che le morti e le detenzioni arbitrarie siano investigate. Intanto l’Unione Europea pensa di posticipare la sessione di negoziazioni per l’accesso della Turchia, prevista per la fine del mese, e sembra che il ministro della Giustizia Sadullah Ergin abbia cancellato il suo volo di domani per Bruxelles, dove doveva recarsi per partecipare a una conferenza sulla libertà di espressione nei Balcani Occidentali e in Turchia.

Ma insieme alla tensione cresce anche una nuova forma di resistenza pacifica.

Ieri sera, a partire dalle 18, l’artista Erdem Gündüz è rimasto in piedi di fronte al Centro Culturale Mustafa Kemal Ataturk (AKM), al lato di piazza Taksim. Con il suo zaino posato per terra e le mani in tasca ha contemplato per circa otto ore le due bandiere della Turchia e l’immagine di Ataturk, appese da giorni sulla facciata del Palazzo.

Molti altri istanbulioti lo hanno raggiunto e imitato, mentre sui social network impazzava l’hashtag #duranadam (l’uomo che resiste).

La polizia è intervenuta alla fine arrestando le 10 persone rimaste, quando Erdem era già andato via.

Nel frattempo a Smirne un gruppo di 100 persone ha bloccato il traffico di una piazza, poco dopo che una donna si era immobilizzata in piedi al centro di piazza Kizilay, ad Ankara.

Nella provincia egea di Mugla oggi un uomo è rimasto in piedi al centro di una strada, ma con un ombrello, per ripararsi dai 37 gradi di temperatura. A Istanbul tre uomini sono rimasti in piedi di fronte alla sede del settimanale Agos, dove il direttore turco-armeno Hrant Dink fu ucciso da tre colpi di pistola a gennaio del 2007. Qui una foto della performance.

Questa immagine twitter mostra invece piazza Taksim alle 20.00 di oggi (ora turca).

Almeno 100 persone imitano Erdem Gündüz e resistono in piedi di fronte al muro del Centro Culturale.

 
Lunedì, 17 giugno 2013

Oggi cinque sindacati turchi hanno scioperato e manifestato in almeno nove città tra cui Istanbul, Smirne e Antiochia. Oltre ai due sindacati principali (KESK e DISK), hanno partecipato anche il Sindacato dei Medici Turchi (TTB), il Sindacato degli Ingegneri e degli Architetti (TMMOB) e l’Unione dei Dentisti Turchi (TDHB).

Didem Ozel Tumer, reporter di Aljazeera, ha testimoniato questa mattina la presenza di più di 2000 lavoratori in marcia verso piazza Kizilai, nel cuore di Ankara, dove però la polizia era schierata per bloccare ogni tipo di accesso. Gli scioperanti hanno cambiato destinazione e si sono riuniti nella vicina Piazza di Kolaj, organizzando sit in e conferenze stampa nelle strade adiacenti. Anche a Istanbul, bloccati puntualmente nei pressi di Taksim, i sindacati hanno organizzato dei sit-in su Istiklal Caddesi, alla fermata Tunel di Beyoglu e davanti alle rispettive sedi nei quartieri di Sisli e Osmanbey. I lavoratori sanitari hanno protestato contro gli arresti dei dottori e degli infermieri che ieri, come da giuramento, hanno prestato aiuto ai manifestanti feriti. Tra questi anche il fotoreporter italiano Daniele Stefanini, colpito dalla polizia e subito dopo portato in ospedale, dove adesso si trova in stato di fermo. Per lui oggi molti giornalisti italiani si sono riuniti davanti all’ambasciata turca di Roma, sventolando macchine fotografiche e chiedendo la sua libertà. Secondo la Istanbul Bar Association la polizia avrebbe arrestato almeno 350 persone dal primo intervento di sgombero di sabato 15 giugno.

Il numero delle persone danneggiate dagli scontri in 13 città sarebbe invece salito a 8241, riporta l’Associazione dei Medici Turchi.

Le autorità sembrano giustificare ampiamente il livello di violenza imposto finora e i mezzi impiegati per imporla, minacciando di rafforzarli se necessario. Il governatore di Istanbul Mutlu ha ammesso che nell’acqua sparata dai TOMA sono stati aggiunti “additivi” perchè i protestanti ormai non hanno più paura della semplice acqua.

Il Ministro degli Interni, Muammer Güler, dopo aver intimato ai lavoratori di non partecipare allo sciopero di oggi, ha definito l’uso della gendarmenia “abbastanza normale” nelle occasioni di protesta. In un’intervista televisiva, il vice Premier Bulent Arınç ha detto che il governo ha il potere di fermare qualsiasi manifestazione che avviene fuori dalla legge e che per farlo “c’è la polizia, se non è abbastanza c’è la gendarmeria, se non è ancora abbastanza c’è l’Armata Turca (TSK)” “Queste autorità sono legittime e autorizzate dalla legge”, ha aggiunto.

Intanto, secondo l’agenzia Anadolu, Erdogan ha oggi ribadito di ”non riconoscere” il Parlamento Europeo. Già giovedì scorso aveva reagito duramente alla risoluzione votata dall’Assemblea di Strasburgo, che condanna la brutalità della polizia turca e il comportamento del governo e del premier di Ankara.

Questo video del Guardian mostra piazza Taksim oggi, quasi deserta. Un passante dice: “Ieri nella manifestazione governativa hanno detto di voler pulire il parco perchè tutti devono poterci circolare. Ma vedi il parco dietro di te? Non c’è nessuno oggi a circolarci!”.

Domenica, 16 giugno 2013

A pochi metri da piazza Taksim si trovano i quartieri di Harbiye e quello di Sisli, Cihangir Caddesi, una delle tante strade che porta dal centro verso il Bosforo, e Nisantasy, uno dei distretti più lussuosi della città.

Ognuno di questi durante la giornata di oggi è stato invaso dai cittadini di Istanbul, decisi a rinforzare la difesa contro gli attacchi della polizia. A partire dallo sgombro di parco Gezi di ieri sera gli scontri si sono diffusi e hanno coinvolto gli abitanti di tutta la città. “One million to Taksim“, è stato l’hasthag più twittato dagli utenti del social network, che chiamavano continuamente rinforzi e indicevano proteste anti-governative in diversi luoghi di protesta.

Dai balconi delle finestre piovevano mobili e vecchie forniture per la costruzione di barricate; nei bar e negli hotel dove la gente si rifugiava la polizia lanciava lacrimogeni o faceva irruzione per arrestare i protestanti. Piazza Taksim è stata completamente bloccata da cordoni di sicurezza. In tenuta anti sommossa, i poliziotti hanno represso qualsiasi tentativo di ri-occupazione, controllando l’identità dei passanti e ispezionando tutto quello che portavano con sè. Nel frattempo, a Kazlıçeşme, non troppo lontano dalla Piazza, aveva luogo un’altra manifestazione, quella del Partito di Giustizia e Sviluppo.

A detta del primo ministro Erdogan, il raduno dei suoi elettori non aveva niente a che vedere con le proteste di Gezi, in quanto parte della campagna elettorale per le elezioni locali di marzo 2013.

Il premier ha invitato i media internazionali a riprendere l’evento di Kazlıçeşme perchè solo lì era possibile avere un quadro chiaro di quello che sta succedendo in Turchia, di un tipo di manifestazione che stava avvenendo “nei confini della democrazia e della legalità”.

Intanto le forze dell’ordine coinvolte nelle azioni di sgombro ordinate da Erdogan sono state accusate da numerosi manifestanti e medici di aver inserito agenti chimici nell’acqua degli idranti, in genere sparata attraverso appositi camion (TOMA). Fotografie diffuse su twitter hanno mostrato ampie irritazioni sulla pelle dei feriti, provocate probabilmente dal contatto con l’acqua.

Secondo il New York Times la polizia avrebbe confiscato macchina e piano a David Martello, il musicista tedesco che ha suonato a parco Gezi ogni sera a partire da mercoledì.

“Ho parcheggiato a circa 200 metri di distanza dal monumento dove ho suonato in queste notti, ho iniziato a estrarre il mio pianoforte e all’improvviso mi sono ritrovato in una fitta nube di gas lacrimogeni. Non potevo crederci”, ha detto oggi l’artista in un’intervista telefonica.

Questa foto mostra la marcia notturna sul ponte del Bosforo. Migliaia di cittadini hanno cercato di raggiungere piazza Taksim dal lato asiatico, ma la gendarmeria ne ha bloccato l’accesso dopo poco.

Il sindacato dei lavoratori pubblici (KESK) e la Confederazione dei sindacati rivoluzionari della Turchia (DESK) hanno indetto uno sciopero generale a partire da domani. Secondo un portavoce di Kesk sarebbero stati invitati anche sindacati minori, che stanno decidendo se aderire alla protesta. (Fonte: Reuters)

Sabato, 15 giugno 2013

Dopo quasi cinque giorni di pausa il piccolo teatro di guerriglia di Gezi si è riaperto e ha ospitato un nuovo intervento della polizia, che con gas e cannoni ad acqua ha sgombrato il Parco.

C’erano questa volta anche madri e bambini, insieme agli artisti che per due sere consecutive hanno animato la protesta, suonando il pianoforte sotto la pioggia battente.

Non era stata la pioggia e nemmeno la decisione di Erdogan di non andare avanti con il piano di demolizione del parco a fermarli. Il popolo di Istanbul si era detto deciso a restare e lottare contro le ingiustizie che ormai trascendono le motivazioni ambientaliste.

Lo “sfratto” che Erdogan aveva annunciato oggi in una manifestazione ad Ankara è avvenuto prima del previsto, forse per ospitare la seconda manifestazione governativa chiamata “Rispetto per la volontà nazionale”, che dovrebbe tenersi domani proprio a Istanbul.

In questo video i bambini di Gezi spiegano cosa rappresenta per loro il parco Gezi. Lì dove stamattina giocavano adesso una ruspa raccoglie le tende.

 
Giovedì, 13 giugno 2013

Se ieri il governatore di Istanbul Mutlu aveva chiesto alle madri di recuperare i bambini dal parco, oggi le mamme sono andate al parco con i bambini. Gezi Park ha ripreso vita e da ieri sera si è lentamente riempito di nuovi partecipanti, tra cui famiglie e lavoratori, decisi a restare nonostante le forze dell’ordine siano rimaste in agguato.

In questa immagine di twitter si possono vedere le loro vetture appostate a pochi metri da Piazza Taksim.

Alsi Cavusoglu, un ragazzo di 31 anni, ha detto al Guardian “la soglia della paura è stata superata ormai da tempo. Nessuno ha paura“. Nemmeno chi ha protestato per la prima volta: molti avvocati per l’arresto dei propri colleghi e il personale dei canali TV per le sanzioni imposte ieri dal consiglio Supremo della Radio e della Televisione. Sarebbero Halk TV, Ulusal TV, Cem TV e EM TV, le reti multate per aver trasmesso le diretta degli scontri di Piazza Taksim.

Erdogan ha rilasciato nuove dichiarazioni, oggi nuovamente in seno al suo Partito, ad Ankara. Abortita la proposta di referendum, che a quando pare sarebbe stata avanzata solo dal vicepresidente Hüseyin Çelik, ma non supportata da lui, il premier ha lanciato “l’ultima chiamata per l’abbandono del parco”, dopo che ieri sera aveva già dato agli attivisti 24 ore per sgombrarlo definitivamente.

Ma il vero nemico di oggi sembra essere stata l’Unione Europea.

Alla risoluzione di ieri del Parlamento, che condanna il governo turco per la violenza usata contro il popolo e per aver costretto i mass media a tacere sugli eventi, il premier ha risposto “Chi credete di essere con questa decisione?”. Rendendo chiaro di non essere intenzionato a riconoscere alcuna raccomandazione imposta dalle istituzioni europee.

Intanto sembra sia stata dichiarata una nuova morte ad Ankara, che farebbe salire a 5 il bilancio delle vittime dall’inizio della protesta.

Il popolo di Istanbul sembra però resistere. Come mostra questa foto, questa sera a Parco Gezi si balla il tango, ma muniti di maschere antigas.

Mercoledì, 12 giugno 2013

Per la prima volta da due settimane le macchine hanno circolato nuovamente a Piazza Taksim.

Durante la notte la polizia ha continuato a sventare qualsiasi tentativo di riconquista a colpi di gas e cannoni ad acqua. Invano i manifestanti hanno cercato di tornare nel luogo che per dieci giorni avevano occupato, e si sono ripiegati più volte negli hotel vicino o nelle stradine scoscese che portano a sud verso il Bosforo.

Come promesso da Erdogan nel discorso al Parlamento di ieri pomeriggio, il parco e la piazza sono stati ripuliti “fino all’ultimo manifestante”. Ma nel corso degli scontri notturni il Consiglio Supremo della Radio e della Televisione (RTÜK), controllato dal governo, ha dissuaso i canali televisi dal trasmettere le immagini di Taksim. Secondo l’Hurriyet online, le piccole tv che hanno comunque trasmesso la diretta sarebbero state multate, accusate di aver danneggiato “lo sviluppo fisico, morale e mentale di bimbi e giovani”.

In un tweet il governatore di Istanbul Huseyin Avni Mutlu aveva chiesto ai parenti dei “bambini” di “andarli a prendere dal parco perchè la loro incolumità non poteva essere garantita”.

Eppure, come mostra questo video del Guardian, all’alba c’era ancora qualcuno tra le macerie dell’accampamento di parco Gezi.

Oggi il primo ministro Erdogan ha incontrato alcuni degli attivisti delle proteste, come aveva già annunciato lunedì. Pare che nel quartier generale del Partito di Giustizia e Sviluppo di Ankara ci fossero 11 giovani tra cui artisti, accademici e studenti, e altri tre membri del partito.

Al termine dell’evento il vicepresidente dell’AKP Hüseyin Çelik ha dichiarato che la questione verrà ulteriormente dibattuta e che probabilmente le sorti del parco saranno decise attraverso un referendum popolare. Tuttavia non è chiaro qual è il valore che il premier e il movimento stesso abbiano dato all’incontro, perchè molti di quelli che erano stati invitati si sono dissociati dal gruppo degli 11, rifiutandosi di partecipare alla riunione come segno di protesta.

L’associazione ambientalista Greenpeace avrebbe definito quello degli ultimi giorni un “ambiente di violenza“.

Secondo il Daily Radikal, 138 persone sarebbero rimaste ferite nella sola giornata di ieri, molte delle quali affette da trauma cranico o dalla perdita di un occhio.

L’Associazione dei Medici turchi ha pubblicato un report secondo cui le persone che hanno subito danni fisici dall’inizio delle manifestazioni sarebbero in totale 5000, di cui 1845 a Istanbul e 1297 ad Ankara. Quattro persone hanno perso la vita, tra cui un poliziotto. I feriti gravi sarebbero 53.

 
Martedì, 11 giugno 2013

ore 20.00 – Sembrava che migliaia di persone si stessero riprendendo la Piazza all’urlo di “Polis dışarı!” (Polizia vai via!), ma la polizia è tornata ad attaccarle con gas e camion ad acqua. Molti hanno iniziato a scappare, rifugiandosi nelle vie limitrofe, altri sono rimasti, continuando a respirare il fumo

Una selezione di foto del Guardian mostra gli scontri di oggi.

ore 17.54 Dozzine di protestanti stanno tornando a riempire piazza Taksim per una nuova manifestazione.

“Questa è la tua Istanbul questo è il tuo casino, dove sei tu cara democrazia?” scrivono alcuni tweet.

ore 17.30 – Secondo la Progressive Lawyers Association (CHP) sarebbero 73 gli avvocati arrestati nel blitz della polizia alla Corte di Giustizia di Istanbul. Molti di loro sarebbero stati portati in ospedale perchè feriti. Altri 100 si troverebbero adesso di fronte alla stazione di polizia chiedendo che i loro colleghi siano liberati.”L’arresto degli avvocati ci fa interrogare su che razza di “regime democratico” stiamo supportando”, ha detto un portavoce della Ankara Bar Association all’Huriyet Daily News.

Questo un video di quanto successo nelle ultime ore tra Piazza Taksim e Parco Gezi. Gli scontri frontali sembrano essersi interrotti ma la polizia presidia la zona ormai sgombra dall’occupazione permanente. I manifestanti rimasti continuano a formare catene umane muniti di maschere a gas e a gridare slogan di protesta.

Attacchi e guerriglie avvengono anche in altri luoghi della città.

 

ore 15.15 – A Taksim, la Piattaforma di Solidarietà ha dichiarato:

“Siamo intenzionati a restare insieme e a elaborare insieme le nostre legittime richieste. Come Piattaforma di Solidarietà rappresentiamo gli umori e i desideri di milioni di cittadini che hanno lottato per creare una coscienza pubblica di quello che sta avvenendo, che sono rimasti fermi di fronte ai veicoli degli ingegneri a Gezi Park per stopparli, che si sono esposti alla violenza della polizia e che hanno difeso gli spazi pubblici da quella violenza come se fossero la propria casa. E annunciamo che ancora una volta nessuno offenderà la nostra protesta in alcun modo”

“We are going to stay together!”,

Qui il testo integrale del comunicato stampa.

Secondo Aljazeera è previsto un incontro con tutti i manifestanti alle 16.00.

 

ore 14.00 – La polizia ha cercato di entrare anche a parco Gezi, dove i manifestanti si erano riversati in seguito allo sgombero di Piazza Taksim. L’hanno attaccata con gas fumogeni per poi retrocedere, ma sembra che non abbiano abbandonato la zona e che la giornata andrà avanti in questo modo, tra attacchi e minacce di attacchi.

Intanto Erdogan ha terminato il suo discorso difendendo le azioni della polizia “Cosa avremmo dovuto fare? Inginocchiarci davanti a queste persone e pregarle di andarsene? Come potevamo rimuovere quegli stracci dai palazzi pubblici?” riferendosi ai manifesti che sono stati rimossi dal monumento centrale di Piazza Taksim. “Gli Hotel di Taksim sono per l’80 per cento vuoti, i rivenditori stanno soffrendo. Tranne quelli di birra“.

Il giorno seguente alla ratifica della legge contro l’alcol da parte del presidente Gul, il premier dice ai giovani che le richieste di libertà nel loro stile di vita sono solo delle scuse per protestare

“Cari giovani, abbiamo salvato la Turchia da circostanze durissime e apportato dei cambiamenti molto importanti. Gli standard di libertà e democrazia che avete oggi non potevano essere immaginati 10 anni fa”, ha concluso. (fonte: Hurriyet Daily News)

Nel frattempo gli avvocati che cercavano di difendere i manifestanti sarebbero stati a loro volta arrestati, mentre lavoravano alla corte di giustizia di Çağlayan (Istanbul).

(fonti: Guilleume Perrier, reporter di Le Monde; Guardian)

 

ore 12.45 – Bilal Oguz, un ingegnere di 31 anni attivo negli scontri di Taksim ha dichiarato che tutti quelli che oggi hanno lanciato molotov alla polizia erano poliziotti in borghese.

“Circa 10 persone hanno lanciato molotov alle camionette della polizia, ma avevano con sè le loro pistole. Non erano manifestanti ma civili ingaggiati per provocare gli attacchi e mostrare che chi manifesta è violento. Ma non lo è. Tutti hanno semplicemente lasciato Taksim e sono andati a Gezi Park”, ha detto Bilal ai microfoni del Guardian.

Qui è possibile ascoltare la sua dichiarazione integrale.

L’attivista ha sottolineato che il parco rimarrà occupato fino a quando non saranno soddisfatte due richieste:

– nessun centro commerciale a Gezi

– la brutalità della polizia deve essere punita

ore 12.21 – “Se la mia reazione è considerata troppo dura, mi dispiace. Sono Tayyp Erdogan, questo non posso cambiarlo” ha detto il premier in Parlamento. (fonte: Guardian)

ore 12.00Gli scontri a Istanbul proseguono. La polizia ha attaccato nuovamente Piazza Taksim, che i manifestanti stavano difendendo con una catena umana. Altri veicoli si sono diretti nel quartiere di Tarlabasi, verso la sede del Partito Socialista Democratico (SDP), dove alcune persone sarebbero state arrestate.

Nel frattempo Erdogan ha pronunciato un discorso al gruppo parlamentare del suo partito, in seno alla Grande Assemblea Nazionale. Ha ribadito che le proteste stanno causando gravi danni al prestigio internazionale della Turchia e alla sua economia e ringraziato le forze di polizia per l’operazione di sgombro di questa mattina, sottolineando che “Parco Gezi non è un’area occupata“. “Gli ambientalisti sinceri dovrebbero lasciare il Parco. E come primo ministro mi aspetto questo da loro”.

È stato fissato per mercoledì l’incontro ufficiale tra il premier e la Piattaforma di Solidarietà di Taksim, che rilascerà delle dichiarazioni tra un’ora. (fonte: Aljazeera)

Questo video Reuters mostra alcune scene della battaglia di Taksim.

Qui le foto BBC degli scontri.

 

ore 10.00 – Alle 7.30 di questa mattina centinaia di poliziotti hanno fatto irruzione a Piazza Taksim, colpendo gli occupanti con gas e cannoni ad acqua e sgombrando tutta la zona. Dopo aver rotto le barricate preparate dal movimento poco prima, la polizia ha raggiunto il cuore della piazza e ha iniziato a buttare giù i manifesti e le bandiere che tappezzavano il grande monumento al suo centro.

Poche ore prima su twitter Huseyin Avni Mutlu, il governatore di Istanbul, aveva detto che l’operazione era diretta a rimuovere i manifesti dal momumento, ma che gli occupanti non sarebbero stati toccati. In una dichiarazione ha spiegato che i simboli dei gruppi della protesta mostravano la piazza come un luogo occupato e stavano dando al mondo un’immagine negativa del Paese.

La polizia avrebbe iniziato ad annunciare dagli altoparlanti di sgombrare la zona senza scontrarsi “Cari amici di Gezi, non siamo contenti di questa situazione e non vi vogliamo ferire. Per favore andate via”, ma secondo l’Hurriyiet ci sono state diverse battaglie tutte intorno a Taksim, con i protestanti che lanciavano molotov contro i veicoli blindati e scontri corpo a corpo.

Reuters riportache molti dei manifestanti si sono raggruppati sulle scale che portano da Taksim a Parco Gezi e hanno iniziato a cantare “Tutti i luoghi sono Taksim, tutti i luoghi sono resistenza!”. Al centro della piazza, sul monumento, è rimasta una bandiera della Turchia e un manifesto di Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della Repubblica secolare.

Sembra che alcuni scontri siano ancora in corso.

Lunedì, 10 giugno 2013

ore 20.47 – “Erdogan incontrerà mercoledì i rappresentanti della protesta contro la distruzione di Gezi Park”, ha dichiarato il vice premier Bulent Arınç al termine della riunione del Consiglio dei ministri che si è tenuta questo pomeriggio ad Ankara.

Arınç ha anche riferito alla CNN turca che le “manifestazioni illegali non saranno più ammesse in Turchia”.

Intantoh il presidente turco Abdullah Gul ha ratificato il decreto sulle restrizioni di alcol, che presto entrerà in vigore.

La legge, presentata dal Partito di Giustizia e Sviluppo (AKP) al parlamento il 10 maggio scorso e votata due settimane dopo dall’Assemblea Generale, vieta la vendita di alcol dalle dieci di sera alle sei del mattino, proibisce le pubblicità delle marche di alcol e limita le aree in cui può essere venduto: necessari almeno 100 metri di distanza da scuole e moschee. Come succede già per il fumo, non vi potranno essere scene in cui si fa uso di alcol nei film e in televisione, pena censura.

Vista come simbolo di restrizione alla libertà dei turchi, la legge aveva già provocato moltissime critiche.

“Se la Turchia è uno stato veramente secolare, allora il governo non dovrebbe avere il diritto di dirmi quando e dove bere alcol”, aveva dichiarato tempo fa al Guardian Seref Acehan, un macellaio residente nel quartiere di Beyoglu. “Fino a quando non faccio del male ad altri, bere è una questione di libertà personale”.

La ratifica da parte di Gul potrebbe rafforzare le basi della resistenza turca.

ore 18.00 – La resistenza sta crescendo anche nelle periferie di Istanbul. Per questa sera sono previste manifestazioni e accampamenti in quartieri lontani da Taksim. Alle 21 inizieranno dei cortei a Kartal, nella parte asiatica della città, e sempre per quell’ora è in programma un concerto di musica nel distretto di Gazi.

In questo manifesto alcune regole del Gezi Park.

La prima: “Devi parlare del Gezi Park”.

La seconda: “Devi parlare del Gezi Park”.

ore 16.00 – Secondo un report pubblicato oggi dal Daily Radikal, dall’inizio delle manifestazioni più di 15mila persone si sono riunite ogni notte a Sultanabeyli, nel centro del quartiere di Gazi (Istanbul). La zona è abitata principalmente dalla classe operaia e dalla minoranza islamica degli alawiti, caratterizzata da tratti liberali e forse per questo spesso emarginata.  È qui che la polizia si sta riversando da quando ha diminuito i controlli a Taksim.

Veli Gülsoy, capo della casa di culto alevita, ha detto che quella di Gazi è una rivolta di persone normali, le quali si ribellano, tra le altre cose, alla decisione di nominare il terzo ponte sul Bosforo con il nome del Sultano Ottomano “Yavuz Süleyman”, storicamente noto per aver schiavizzato gli alawiti.

“L’intero quartiere è politicamente orientato e motivato. Non c’è una singola persona che non abbia assaggiato i gas lacrimogeni in questi giorni”, ha detto Halil Sönmez, un giovane membro del Partito Socialista Democratico (SDP). Second il report, Sönmez sarebbe stato colpito da due bombole di gas la scorsa settimana. (fonte: Hurriyet Daily News)

ore 15.23 – “Siete pronti per un nuovo incontro ad Ankara?” così Erdogan ha annunciato la contromanifestazione che si terrà a supporto del governo sabato prossimo, scrive Reuters. Il giorno seguente ne è prevista un’altra a Istanbul.

ore 14.52 – Questo video mostra la manifestazione che si è tenuta ieri al Liberty Park di New York. Più di 1000 di persone si sono riunite e hanno letto insieme e ad alta voce le richieste della Piattaforma di Solidarietà di Taksim, tra cui quella di una dichiarazione ufficiale di rinuncia al rinnovamento di Parco Gezi da parte delle autorità.

“Ogni restrizioni alla libertà di riunirsi e di esprimersi in tutte le strade, le piazze e ogni altro luogo pubblico del nostro Paese deve essere interrotta ora!”, hanno urlato come se si trovassero a Taksim i partecipanti.

Durante questi giorni il cosiddetto Parco Zuccoti di lower Manhattan ha ospitato varie iniziative di solidarietà, tra cui quella dl movimento OccupyWallStreet di offrire tè e specialità turche ai passanti.

ore 14.00 – In una dichiarazione di ieri, l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dell’Unione Europea, Catherine Ashton, ha parlato dell’urgenza di porre dei limiti a ognuna delle parti coinvolte nella crisi turca. “La Turchia è in fase di negoziazione per l’accesso all’Unione Europea, e ha preso l’impegno di rispettare i criteri di adesione, i quali comprendono il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali senza discriminazioni”, ha detto.

Secondo la politica britannica i social media non devono essere sottoposti a pressione arbitraria. E ogni loro eventuale controllo deve avvenire nei limi della Convenzione Europea dei Diritti Umani, di cui la Turchia è firmataria.

Qui il testo integrale della sua dichiarazione.

ore 12.30 – Secondo la Dogan News Agency questa notte nella città di Adana sarebbero stati arrestati 13 individui, incolpati di provocare le sommosse attraverso l’uso dei social media. Anche la settimana scorsa a Smirne, con la stessa accusa, erano state arrestate 24 persone, di cui 13 straniere. Molti arresti registrati anche ad Ankara, dove per la seconda notte consecutiva le forze dell’ordine hanno usato TOMA e gas lacrimogeni per fermare le proteste.

“Taksim continua ad essere in festa e Ankara a essere bombardata”, riportano dei tweet.

Intanto Erdogan ha detto che più di 600 poliziotti sono rimasti feriti negli scontri e secondo l’Hurriyet sei avrebbero commesso suicidio per essere stati costretti a lavorare “in condizioni durissime”. (fonte: Hurriyet Daily News)

ore 11.30 – La rivolta turca sta provocando un’ondata di solidarietà sportiva.

Dopo l’iniziativa dei fan dei tre principali club di Istanbul, che da sabato partecipano all’occupazione della città mettendo “Taksim on fire”, anche in altri luoghi del Paese sembrano non esistere più divisioni. A Smirne i fan del Göztepe indossano la sciarpa dei loro nemici endemici, i tifosi del Karşıyaka, scrive un reporter di Le Monde.

Ecco le foto Reuters di piazza Taksim accesa dai fuochi.

ore 11.00 – La sessione di apertura del lunedì della Borsa di Istanbul (BIST) è stata posticipata per “problemi tecnici”, riporta l’Hurriyet, per poi aprirsi registrando un crollo dell’1,82% rispetto ai valori di venerdì. La situazione dei mercati finanziari del Paese è stato uno degli argomenti che Erdogan ha trattato ieri in uno dei suoi pronunciamenti. Secondo il premier i mercati sarebbero sotto attacco da parte degli speculatori nazionali e internazionali, che ne stanno causando la volatilità.

“Se la borsa di Istanbul collassa, sarete voi, e non Tayyp Erdogan, a ritrovarvi sotto le macerie”, ha detto.

Proprio sabato l’Economist aveva parlato delle preoccupazioni dell’amministrazione Obama per la Borsa di Istanbul, che in soli tre giorni dall’inizio delle proteste aveva registrato un crollo del 12 per cento. Secondo alcuni analisti nella settimana appena trascorsa la Borsa avrebbe perso complessivamente un milione di dollari.

Domenica, 9 giugno 2013

ore 19.00 – Il popolo turco si divide.

Taksim è un tripudio di gente e secondo Erman Yuksel, reporter di Aljazeera, la piazza sta ospitando la più grande manifestazione dall’inizio delle proteste. Organizzata dalla Piattaforma di Solidarietà di Taksim, l’evento è andato avanti dalle 16 in poi tra dichiarazioni e musica. I rappresentanti della Piattaforma hanno chiarito le richieste del popolo in rivolta: Gezi Park deve rimanere un parco; gli ufficiali del governo e della polizia responsabili delle atrocità commesse devono dimettersi; gas lacrimogeni, idranti e simili armi devono essere proibite e i cittadini arrestati (che fino ad ora secondo il Guardian sarebbero 900) devono essere rilasciati.

Qui l’immagine twitter del manifesto di OccupyGezi, e questa la foto di piazza Taksim gremita.

Intanto ad Ankara si è tenuta un’altra manifestazione: migliaia di persone hanno accolto all’aereporto il primo ministro Erdogan: “Erdogan siamo con te con le nostre anime e i nostri corpi”, hanno cantato i suoi sostenitori sventolando bandiere turche. Dal soffitto di un autobus al fianco della moglie il premier ha pronunciato il terzo discorso della giornata.”Non hanno rispetto per la fede, perchè non hanno fede; non hanno rispetto per i pensieri, perchè non hanno pensieri”, ha detto riferendosi ai protestanti, accusati di aver attaccato una moschea di Istanbul con bottiglie di birra. Già a Mersin, poche ore prime, li aveva incolpati di non avere buone intenzioni e di non essere sinceri, di usare gli alberi come scusa per dare al Partito Popolare Repubblicano (CHP) quello che non ha ottenuto in sede elettorale.

Ed è sul piano elettorale che il Premier lancia la sua sfida “Vi darò una lezione attraverso mezzi democratici, nelle urne”. (fonte: Aljazeera)

ore 14.00 – “Tutti nei bunker, Erdogan parlerà sette volte oggi!”, annunciano alcuni tweet.

Sembra che il primo ministro stia compiendo un tour per il Paese e che poche ore fa abbia rilasciato delle dichiarazioni nella provincia Adana. Dopo aver chiamato nuovamente “saccheggiatori” (capul, il termine con cui i manifestanti adesso orgogliosamente si definiscono) chi protesta, ha ribadito che non ci saranno elezioni anticipate ma che queste si terranno nei prossimi due anni, come previsto. A marzo del 2014 quelle locali e nel 2015 quelle parlamentari. Sarà lì che “i 76 milioni di abitanti che il governo ha servito senza discriminare tra nessuno”, daranno conto di quello che sta succedendo adesso, riporta Aljazeera.

Dopo il primo discorso si è recato nella vicina città di Mersin, in cui si trova adesso. “La mia gioventù non è quella che insulta il primo ministro e saccheggia negozi e proprietà”, avrebbe appena dichiarato.

Il Premier sta per inaugurare le diciassettesima edizione dei giochi del Mediterraneo. L’evento multi-sportivo a cui partecipano ogni quattro anni le nazioni Asiatiche, Europee e Africane che affacciano sul mediterraneo, dovrebbe aver luogo nella provincia turca dal 20 al 30 giugno prossimi. Ma il Comitato Internazionale dei Giochi è preoccupato per le condizioni del Paese.

Quella appena trascorsa è stata una delle notti più dure dall’inizio degli scontri.

Mentre a Taksim i fan del Galatasaray e del Fenerbahce si univano a quelli del Besiktas, riempendo il centro di Istanbul come mai prima, in periferia, a Gazi, i manifestanti alaviti hanno continuato a lanciare ordigni incendiari per rispondere ai gas lacrimogeni della polizia.

Ma il vero epicentro degli scontri è stato Ankara, dove le forze dell’ordine hanno attaccato con gas e cannoni più di 10000 persone. Pare che gli abitanti delle strade adiacenti alla piazza principale di Kızılay, aprissero le porte delle proprie case per accogliere chi fuggiva dagli attacchi.

Qui un video degli scontri di Ankara.

Qui un video di approfondimento della BBC.

 
Sabato, 8 giugno 2013

ore 20.30 – Questa sera alle manifestazioni di piazza Taksim si sono aggiunti gli ultras del Besiktas, la squadra di calcio più antica della Turchia. I tifosi del Besiktas sono vicini da tempo alle cause della società civile, e avevano già partecipato alle manifestazioni del Primo Maggio scorso e protestato contro la demolizione dello storico cinema Emek.

Sembra che la piazza sia più gremita che mai e che poco fa ci siano stati anche dei fuochi d’artificio.

I tweet delle ultime ore dicono che ci siano degli elicotteri della polizia a sorvolarla, ma che sono meno di quelli che lunedì scorso hanno lanciato i gas lacrimogeni.

Intanto il New York Times ha motivato così la pubblicazione della pubblicità/slogan “What’s happening in Turkey?” su una delle sue pagine: “Noi pubblichiamo questo tipo di pubblicità perchè crediamo nel Primo emendamento, che ci da il diritto di pubblicare notizie ed editoriali ma soprattutto garantisce a tutti il diritto di essere ascoltati”. (fonte: Hurriyet Daily News)

Qui un’immagine di piazza Taksim quando i fan del Besiktas si sono uniti alle proteste.

ore 19.00 – Questo video di Vice mostra alcune immagini delle proteste a Istanbul, le lacrime e il fumo provocato dai gas lungo Istiklal Caddesi, la lunga via che da Piazza Taksim porta giù verso il Bosforo. Dalla finestra di una casa una signora guarda la polizia sparare e dice “E ci chiamano una democrazia?“, sui muri c’è scritto “Tayyp winter is coming” e una ragazza spiega “Quando la polizia ha iniziato a lanciare i gas e quando un membro del Parlamento turco è rimasto ferito ho capito che non si trattava più di alberi, ma di tirannia“.

ore 18.00 – La riunione dei 50 membri del Consiglio Centrale Decisionale ed Esecutivo (MKYK) del Partito di Giustizia e Sviluppo (AKP) si è tenuta oggi intorno alle 14.00, scrive l’Hurriyet.

Presso l’ufficio di Istanbul del Primo Ministro Erdogan, sarebbe avvenuto invece l’incontro con Cemil Çiçek, Presidente del Parlamento, convocato di urgenza dal premier.

L’esito dei due meeting ancora non è noto, ma secondo Hareetz il partito di governo rifiuta la richiesta di elezioni anticipate, avanzata oggi dal capo del Partito del Movimento Nazionalista (MHP), Devlet Bahceli. “Il tempo del primo ministro è scaduto, e noi crediamo che dovrebbe rivedere il suo mandato attraverso le elezioni”, ha dichiarato il rappresentante del partito di opposizione.

Intanto, a Taksim, il gruppo di femministe ha continuato la sua manifestazione, con slogan e cartelli rosa che chiedevano le dimissioni del Premier e “una vita senza abusi”. Sedute in piazza, hanno fatto rumore con pentole e fischi.

Ad Antiochia, piccola città quasi al confine con la Siria, si marcia per Abdullah Comert, il giovane di 22 anni morto domenica scorsa in seguito ad alcuni colpi di arma da fuoco. I manifestanti chiedono che il colpevole, ancora ignoto, sia trovato, e che sia fatta giustizia.

Le altre vittime degli scontri sarebbero Mehmet Ayvalıtaş, di 20 anni, morto a Istanbul dopo esser stato investito da un’auto, Ethem Sansuluk, ferito alla testa da un ufficiale di polizia ad Ankara, e il poliziotto Mustafa Sarı, caduto da un ponte nella provincia di Andana e morto dopo poco in ospedale.

(fonte: Hurriyet Daily News).

ore 16.30 – L’Economist chiama “Nuovi giovani turchi” i protagonisti delle proteste.

A caratterizzare il popolo di manifestanti è la loro composizione variegata, che trascende le divisioni sociali e religiose. “Molti sono giovanissimi, ma ci sono anche molti turchi anziani, alcuni laici, altri profondamente credenti. Ci sono gay, armeni, anarchici e atei. Ci sono anche membri di una minoranza turca a lungo ostracizzata, quella alevita, che pratica una forma liberale di Islam e si rivolta contro uno stato che discrimina a favore della maggioranza sunnita”, scrive il settimanale britannico.

Nello stesso articolo viene spiegato il piano di sviluppo urbano contro cui gli ambientalisti hanno iniziato a protestare, che non prevede solo lo smantellamento degli alberi di Gezi Park e la costruzione di un centro residenziale e commerciale, ma si estende ad altri luoghi della città di Istanbul. Il progetto include un terzo ponte sul Bosforo che implicherebbe l’abbattimento di migliaia di alberi, un nuovo grande aereoporto e un canale che unirebbe il Mar Nero al Mar della Marmara. Gli ambientalisti potrebbero avere nuove ragioni per manifestare. (fonte: Economist)

ore 14.00 – Ieri sera c’è stata una nuova manifstazione ad Ankara. Sembra che quasi 2000 persone si siano riunite nel parco di Kuğulu e abbiano marciato fino alla piazza centrale di Kızılay.

La manifestazione è proseguita con danze e musica folk fino all’una circa. E’ previsto un nuovo incontro oggi alle 16:00, sempre nella piazza centrale di Ankara.

A Istanbul, invece, ci sarebbero stati alcuni scontri in tarda serata a Gazi, un quartiere periferico di Istanbul popolato dalla minoranza islamica degli alaviti. Secondo l’Hurriyet Daily News, la polizia avrebbe attaccato un gruppo di cinquemila protestanti che avevano eretto una barricata sulla strada, con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.

Questo video di Reuters mostra i manifestanti del distretto lanciare delle molotov verso le camionette della polizia.

Secondo alcuni tweet, un corteo femminista è arrivato in questo momento al Gezi Park. Sembra ci siano alcune donne velate e che il loro slogan ricorrente sia “Scappa Tayyp, stanno arrivando le donne”. Mentre è sempre presente l’urlo “Tayyp Istifa!” (“Tayyp dimettiti”).

Altri tweet denunciano l’assenza di copertura mediatica anche da parte dei media internazionali nelle città di Rize, Antiochia, Tunceli e Adana, dove la situazione è grave e gli scontri sono molto più violenti rispetto a quelli di Istanbul.

È previsto per oggi l’incontro tra Erdogan e il gruppo dirigenziale del suo partito, che secondo l’Hurriyet avverrà a Istanbul, e non ad Ankara, dove sono soliti incontrarsi.

Venerdì, 7 giugno 2013

ore 18.38 – Tre membri del movimento di protesta, a nome di tutto il popolo turco, hanno portato avanti una campagna di crowd-funding su Indiegogo, chiamata “Full Page Ad for Turkish Democracy in Action: OccupyGezi for the World”. Con i 55 mila dollari raccolti finora da più di 1300 sostenitori, hanno pagato un’intera pagina del New York Times, in cui denunciano quello che sta accadendo e spiegano quali sono le loro richieste al governo di Erdogan. Qui la pagina del sito in cui è pubblicato lo slogan della campagna. “Il popolo turco ha parlato: noi non saremo oppressi!“.

(fonte: Guardian)

ore 18.00 – La BBC ha pubblicato un tour fotografico del presidio che i manifestanti hanno creato tra Piazza Taksim e il Gezi Park. Un palazzo vicino al parco è diventato un museo di protesta, dove chiunque può scrivere commenti sui muri e dove ci sono foto delle manifestazioni. In una strada adiacente alla piazza c’è un autobus fermo che è stato coperto completamente da graffiti. Uno Starbucks è diventato un centro di primo soccorso

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