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Home » Esteri

Cosa sappiamo sull’attentato di piazza Sultanahmet a Istanbul

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Dieci morti, la maggior parte dei quali turisti tedeschi. Le autorità turche sostengono che dietro l'attacco ci sia l'Isis

Un attentatore suicida si è fatto esplodere in una piazza centrale di Istanbul, in Turchia, causando la morte di 10 persone, fra cui otto turisti tedeschi e un peruviano. I feriti sono almeno 15.

Le autorità turche ritengono che il responsabile dell’attacco sia nato in Arabia Saudita nel 1988, arrivato in Turchia attraversando la Siria dove forse avrebbe vissuto per un certo periodo. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e il primo ministro Ahmet Davutoglu accusano l’Isis dell’attentato.

Il luogo preso di mira è piazza Sultanahmet, vicino la Moschea Blu e la Santa Sofia, uno dei luoghi d’attrazione più importante per i turisti che visitano Istanbul.

Il premier turco Davutoglu ha detto di aver parlato al telefono con la cancelliera tedesca Angela Merkel per porgere le condoglianze in seguito alla morte dei turisti tedeschi coinvolti nell’attentato.

Davutoglu ha anche annunciato che la Turchia intensificherà la guerra contro l’Isis, sia entro i confini nazionali che al fianco della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Il premier ha infine detto che le persone coinvolte nell’attacco verranno punite.

Secondo il presidente turco Erdoğan non erano i tedeschi l’obbiettivo dell’attacco terroristico.

Ufficialmente nessuno ha ancora rivendicato l’attentato di Istanbul.

Subito dopo l’esplosione, avvenuta tra le 9 e le 10 di mattina ora italiana di martedì 12 gennaio, decine di corpi giacevano sul terreno di piazza Sultanahmet, che sorge in corrispondenza dell’antico ippodromo di Costantinopoli.

La piazza, al centro, ospita anche il celebre obelisco di Teodosio, opera egiziana del secondo Millennio a.C. portata a Costantinopoli dall’imperatore Teodosio I che la pose al centro dell’ippodromo nel quarto secolo d. C.

Poco più di un anno fa un’attentatrice suicida si era fatta esplodere in una stazione di polizia nei pressi della stessa piazza.

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La Casa Bianca ha condannato l’attacco e ha promesso di venire in aiuto alla Turchia, un alleato Nato degli Stati Uniti.

La Turchia è un bersaglio sensibile per i combattenti del sedicente Stato islamico. Nel 2015 ci sono stati due attentati nel Paese rivendicati dall’Isis: uno a Suruc, vicino al confine con la Siria, e l’altro ad Ankara, che provocò oltre 100 morti.

Le autorità hanno arrestato lunedì 11 gennaio 2016 tre cittadini russi sospettati di avere legami con l’Isis, fatto che è stato confermato dal consolato russo ad Antalya. Secondo l’agenzia di sicurezza di Mosca tutti e tre gli uomini apparterrebbero a un’organizzazione terrorista straniera.

Il 13 gennaio le autorità turche hanno arrestato altri quattro uomini in connessione con l’attentato di piazza Sultanahmet.

La violenza e la tensione sono aumentate anche nel sudest della Turchia, a maggioranza curda, dove un cessate il fuoco tra governo e il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) – in vigore da due anni – è venuto meno nel luglio del 2015.

Gli scontro sono iniziati di nuovo e le autorità hanno cominciato a reprimere nuovamente i curdi in una guerra civile che va avanti da decenni. 

In Turchia, nel corso del 2015, ci sono state diverse proteste contro il governo turco, accusato di non aver fatto abbastanza per fermare l’avanzata dell’Isis alla frontiera con la Siria.

Il governo turco ha anche visto un’ulteriore minaccia nelle milizie curde che combattono contro l’Isis in Siria con il sostegno degli Stati Uniti, ma che Ankara sostiene abbiano forti legami con il Pkk.

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