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Home » Esteri

Cosa prevede in pratica il divieto contro immigrati e musulmani voluto da Trump

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Il 27 gennaio Trump ha firmato l'ordine esecutivo “Proteggere la nazione dall'ingresso di terroristi musulmani negli Stati Uniti”, che ha scatenato accese proteste

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato il 27 gennaio l’ordine esecutivo Proteggere la nazionale dall’ingresso dei terroristi musulmani negli Stati Uniti, che ha scatenato proteste in tutto il paese.

L’intenzione della Casa Bianca è quella di chiudere le frontiere a quei paesi e a quegli individui potenzialmente connessi con il terrorismo.

“Numerosi individui nati all’estero sono stati condannati o implicati in reati connessi al terrorismo dopo l’11 settembre 2001”, ha dichiarato il neo presidente americano. “Sono cittadini stranieri entrati negli Stati Uniti dopo aver ricevuto il visto da visitatore, da studente, o di lavoro, o che sono entrati attraverso il programma di reinsediamento dei rifugiati”.

“Il peggioramento delle condizioni in alcuni paesi a causa di guerre, conflitti, disastri e disordini civili aumentano la probabilità che i terroristi useranno tutti i mezzi possibili per entrare negli Stati Uniti”, “, si legge nell’ordine esecutivo. “Gli Stati Uniti devono essere vigili durante il processo di rilascio dei visti per garantire che chi sia idoneo per l’ammissione non abbia intenzione di danneggiare gli americani e di avere legami con il terrorismo”. 

 Qui il link al testo completo dell’ordine esecutivo

In cosa consiste quello che è stato definito “Muslim ban”?

• L’ordine sospende per 120 giorni l’intero sistema di ammissione dei rifugiati nel paese, lo U.S. Refugee Admissions Program (Usrap). 

• L’ordine limita per almeno 90 giorni l’ingresso di cittadini e migranti provenienti da alcuni paesi di Medio Oriente e Nord Africa, a maggioranza musulmana: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.

• L’ordine sospende il programma di accoglienza dei profughi siriani a tempo indeterminato. Il divieto si applica a tutti gli immigrati, tranne ai possessori di green card. Quest’ultima mossa è stata annunciata solo in un secondo momento dal capo dello staff di Trump, Reince Priebus, facendo marcia indietro rispetto a quanto affermato sabato 28 gennaio 2017 dal governo. 

“Voglio chiarire che non è un bando dei musulmani, come riferiscono falsamente i media”, ha affermato il presidente. “Non riguarda la religione, ma il terrorismo e la sicurezza del nostro Paese. Ci sono oltre 40 paesi in tutto il mondo a maggioranza musulmana che non sono toccati da questo ordine”.

Nel 2016 gli Stati Uniti hanno accettato 12.486 rifugiati siriani a fronte dei quasi 300mila accolti dalla Germania nello stesso periodo di tempo. Dall’inizio della guerra civile siriana, nel 2011, la Turchia ha ricevuto 2,7 milioni di rifugiati, il Libano un milione e la Giordania 650 mila.

Sono soggetti al divieto anche i cittadini che hanno la doppia nazionalità, di cui una di quei sette paesi musulmani. Non è chiaro se gli Stati Uniti faranno eccezioni per i cittadini la cui doppia nazionalità appartiene a stati alleati come il Canada. 

Uno dei punti più controversi dell’ordine esecutivo di Trump è quello che riguarda la religione. Avranno priorità i richiedenti asilo che fuggono da una persecuzione religiosa, a patto che il richiedente appartenga a una minoranza religiosa nel paese di origine. Tale disposizione consentirebbe alla Casa Bianca di dare priorità ai cristiani del Medio Oriente, rispetto ai musulmani. Da molti è stata letta come una discriminazione religiosa, di fatto incostituzionale. 

Nel 2016 gli Stati Uniti hanno accettato 37.521 richiedenti asilo cristiani e 38.901 musulmani. Dal 2001gli Stati Uniti hanno accolto quasi 400mila profughi cristiani e 279mila musulmani.

L’ordine di Trump prevede che il totale dei profughi accettati nel paese, di qualsiasi nazionalità, sarà abbassato da 110mila a 50mila e prevede una revisione delle leggi statali sull’accoglienza dei rifugiati. Nel 2016 una decisione del vicepresidente Mike Pence, allora governatore dell’Indiana, che cercava di impedire il reinsediamento di rifugiati siriani nello stato, era stata bloccata da un tribunale. 

“Siamo una nazione compassionevole, e sostengo il programma di reinsediamento dei rifugiati, ma è il momento di rivalutare e rafforzare il processo di controllo dei visti”. ha dichiarato Paul Ryan, speaker della Camera statunitense, elogiando il nuovo ordine di Trump. 

Quali sono le conseguenze immediate?

La conseguenza più vistosa e immediata è stato il caos e la confusione nei porti e negli aeroporti del paese, dove immigrati, titolari di un visto valido, sono stati bloccati, impedendone l’ingresso nel paese. 

Avvocati esperti di immigrazione e datori di lavoro hanno messo in guardia cittadini a rischio di non lasciare gli Stati Uniti per non rischiare di non poter rientrare.

Quasi 500mila persone provenienti dalle sette nazioni musulmane hanno ricevuto la green card negli ultimi dieci anni, il che significa che centinaia di migliaia di persone sono a rischio di essere espulse dagli Stati Uniti o separate dalle loro famiglie.

Sedici procuratori generali hanno dichiarato che l’ordine è incostituzionale e un giudice federale di Brooklyn ha fermato temporaneamente l’espulsione per chi si trova già in territorio americano. Gli avvocati stimano che siano circa 200 le persone bloccate negli aeroporti del paese. 

Università, ospedali e aziende di tecnologia sono fortemente preoccupate dall’ordine esecutivo, che minaccia o ha già interessato medici, studenti, ricercatori, ingegneri e altri lavoratori. Quasi 200 i dipendenti di Google, per esempio, interessati dal divieto, che hanno spinto l’azienda a richiamarli negli Stati Uniti

I richiedenti asilo perseguitati per il loro orientamento sessuale o che soffrono di qualche malattia sono in un limbo, perché l’ordine non fa eccezione per nessuno, tranne che per le minoranze religiose perseguitate. 

Finora la vaghezza degli ordini sembra lasciare grande autorità nelle mani delle forze dell’ordine locali, e tutto ciò non fa altro che creare caos e detenzioni arbitrarie.

Come hanno reagito gli americani?

Due iracheni con visto valido, detenuti in un aeroporto di New York, hanno già presentato una denuncia contro il governo, sostenendo che il divieto viola il diritto a un giusto processo. Il Consiglio per le relazioni americane-islamiche e il Sindacato per le libertà civili hanno annunciato la loro intenzione di citare in giudizio il governo, sostenendo che il divieto rappresenti una discriminazione religiosa. 

Migliaia di americani hanno protestato negli aeroporti di molte città statunitensi, davanti alla Casa Bianca e fuori da un tribunale di Brooklyn, dimostrando in solidarietà con gli immigrati e le loro famiglie.

Le proteste sono state pacifiche. I tassisti di New York hanno organizzato uno sciopero all’aeroporto J.F. Kennedy di New York per protestare contro l’ordine esecutivo. 

I Democratici e gli avvocati per i diritti civili hanno aspramente criticato l’ordine, sostenendo che le restrizioni in questione contraddicano gli ideali del cultura americana e simboleggiati dalla Statua della Libertà.

L’ordine riguarda anche uomini e donne che hanno rischiato la vita per aiutare l’esercito statunitense in Iraq e in Afghanistan, a molti dei quali era stata promessa assistenza e il reinsediamento nel paese a causa delle persecuzioni a cui erano sottoposti in patria. 

L’Università di Princeton e altri istituti accademici hanno messo in guardia gli studenti di non lasciare il paese.

Critiche sono arrivate da parte di numerosi leader internazionali, in particolar modo dell’Unione europea. 

In cosa consisterà la battaglia legale contro l’ordine esecutivo di Trump? 

Gli oppositori dell’ordine si muoveranno su due fronti:

• Fare leva sul fatto che l’accoglienza in base al criterio religioso è incostituzionale e viola la libertà di religione del primo emendamento.

• Contestare il fatto che il divieto di ingresso e la conseguente detenzione viola il diritto sancito dal quinto emendamento al giusto processo. 

Sono in molti a chiedersi perché il divieto di Trump abbia interessato solo alcuni paesi, lasciandone fuori altri, come Turchia, Arabia Saudita o Egitto. Il quotidiano economico Bloomberg ha avanzato l’ipotesi che in questi paesi Donald Trump abbia dei grossi interessi commerciali, alludendo a un conflitto di interessi. 

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