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Cosa ha detto Trump nel suo primo discorso all’Assemblea generale dell’Onu

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Martedì 19 settembre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha tenuto il suo primo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ecco i punti principali del suo intervento

Martedì 19 settembre alle 16 ora italiana, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha tenuto il suo primo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Trump ha toccato tutti i temi più caldi della politica internazionale, dalla Corea del Nord al Venezuela, dal commercio internazionale alla questione dell’immigrazione, sempre all’insegna del motto della sua campagna elettorale “America First”.

Il presidente degli Stati Uniti ha infatti fatto spesso riferimento all’interesse nazionale come obiettivo da perseguire per la sua amministrazione, come per quelle di tutto il mondo.

Cosa ha detto Trump nel suo discorso

Donald Trump ha tenuto il suo primo discorso di fronte alla 72esima Assemblea, toccando i temi più caldi della politica internazionale:

  • America First

    “Nessuno potrà portare avanti accordi a senso unico dove l’America non ci guadagna nulla”, è forse la frase simbolo e la migliore sintesi del primo discorso di Trump all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

    Il discorso del presidente degli Stati Uniti è stato infatti guidato dal principio dell’America First, l’interesse dei cittadini della classe media statunitense prima di tutto.

    “Come leader metterò sempre al primo posto l’America”, ha detto Donald Trump nel suo discorso di fronte all’Assemblea generale.

    “Io sono stato eletto per dare potere agli americani”. Questo principio, il presidente Trump ha voluto declinarlo anche a livello internazionale, facendo riferimento all’importanza del concetto di sovranità.

    Trump ha infatti sottolineato come sia fondamentale rispettare l’indipendenza dei paesi membri delle Nazioni Unite e la loro cultura.

    “Nazioni forti e sovrane permettono alle proprie popolazioni di prosperare”, ha detto Trump, confermando poi come la sua amministrazione non abbia interesse a esportare il proprio modello all’estero.

    “L’America non vuole imporre il proprio stile di vita agli altri”. Secondo il presidente degli Stati Uniti infatti ogni governo del mondo dovrebbe pensare al benessere del proprio popolo e perseguire l’interesse nazionale.

    “Tutti i leader responsabili hanno l’obbligo di servire i propri cittadini, lo stato-nazione resta il mezzo migliore per migliorare la vita dei cittadini”, ha detto Trump.

    È quindi questa declinazione del concetto di sovranità che deve essere applicata al mondo “dall’Ucraina al mar cinese meridionale” e non il modello politico in vigore negli Stati Uniti.

    Questa soluzione permetterà al mondo di prosperare e promuovere la pace, secondo Trump.

  • La minaccia nucleare della Corea del Nord

    Il presidente degli Stati Uniti ha poi voluto citare le maggiori minacce alla pacifica convivenza tra le nazioni del mondo, indicando in particolare la Corea del Nord.

    “La Corea del Nord è un regime depravato”, ha detto il presidente degli Stati Uniti, chiamando il dittatore nordcoreano “Rocket man”, l’uomo con il missile.

    “Kim Jong Un sta portando avanti una missione suicida per sé e per il suo regime”, ha ammonito Trump.

    Secondo il presidente degli Stati Uniti, Pyongyang è una minaccia per tutto il mondo e, nonostante l’approvazione unanime delle sanzioni imposte alla Corea del Nord l’11 settembre 2017, tutte le nazioni hanno il dovere di “fare di più”.

    Le dichiarazioni del presidente Trump sono rivolte in particolare ai governi di Cina e Russia, i cui presidenti Xi Jinping e Vladimir Putin non erano presenti a New York per la 72esima Assemblea generale delle Nazioni Unite.

    Trump ha chiesto quindi l’aiuto della comunità internazionale per “isolare la Corea del Nord”, ma ha anche ribadito come Washington sia pronta anche a risolvere da sola la questione.

    “Se gli Stati Uniti saranno minacciati, non avremo altra scelta che distruggere totalmente la Corea del Nord”, ha concluso il presidente degli Stati Uniti.

  • L’accordo con l’Iran

    Donald Trump ha definito questo trattato il peggiore mai concluso dagli Stati Uniti, uno “dei più a senso unico”.

    Il presidente ha detto che Washington non potrà continuare a sostenere questo accordo se il regime degli Ayatollah continuerà a minacciare Israele e a sviluppare missili balistici.

    Trump ha definito quello iraniano “un regime assassino” e ha chiesto a Teheran di liberare tutti i cittadini americani che detiene nelle sue prigioni

    In questo senso, il presidente degli Stati Uniti ha voluto anche citare il regime di Teheran come uno degli attori politici che minacciano la pace, in particolare in Medio Oriente.

    Sempre nell’ottica del principio di sovranità, il presidente degli Stati Uniti ha poi consigliato all’Iran di usare i proventi del petrolio, “che appartengono a tutti gli iraniani”, non per finanziare terroristi e guerre come in Yemen, ma per migliorare la situazione economica del proprio popolo.

  • Il terrorismo internazionale

    Proprio con riferimento al finanziamento internazionale del terrorismo, il presidente degli Stati Uniti ha voluto citare il fondamentalismo islamico come uno dei nemici da abbattere per promuovere la pace nel mondo.

    “Fermeremo il terrorismo islamico, bloccando il finanziamento e il supporto a questi gruppi e alla loro ideologia”, ha detto Trump all’Assemblea generale.

    Anche in quest’occasione, come già visto nei suoi Tweet, il presidente degli Stati Uniti ha definito “perdenti” i miliziani dell’Isis e di tutti i gruppi terroristici islamisti.

    Inoltre Trump ha fatto riferimento anche a non ben specificati “regimi” che foraggiano il terrorismo. “È tempo di smascherare quei paesi che appoggiano gruppi come al-Qaeda e Hezbollah”, ha detto il presidente degli Stati Uniti.

  • La guerra in Siria

    Parlando di terrorismo, Donald Trump ha poi voluto spendere una parte del proprio discorso sulla guerra in Siria.

    L’obiettivo sul campo, secondo il presidente degli Stati Uniti, è quello di sconfiggere i gruppi terroristici islamisti.

    In ambito politico invece Washington vuole proporre una soluzione pacifica.

    “La volontà degli Stati Uniti è quella di realizzare una de-escalation della violenza nel paese e arrivare a una soluzione politica che soddisfi la volontà del popolo siriano”, ha detto Trump.

  • La crisi dei migranti

    Crisi come quella siriana hanno portato al movimento di milioni di profughi e rifugiati nel mondo. Il presidente Trump ha deciso così di intervenire anche su questo tema.

    “Il problema della migrazione va risolto con la stabilizzazione dei paesi di origine dei profughi, come Sud Sudan, Yemen, Somalia e Nigeria del Nord, dove gli Stati Uniti hanno investito milioni di dollari in programmi di aiuto” ha detto Trump.

    Il presidente ha però detto che le esigenze dei profughi devono essere bilanciate con quelle dei paesi di accoglienza.

    “L’accoglienza deve essere sostenibile per i paesi di arrivo, i costi dell’immigrazione incontrollata sono infatti pagati spesso dai cittadini più poveri di questi paesi, i cui interessi sono spesso ignorati dai propri governi” ha concluso a riguardo il presidente.

    Per giungere a questa soluzione però, secondo Trump, bisogna migliorare i programmi di sviluppo implementati dalle Nazioni Unite per questi paesi.

  • La riforma delle Nazioni Unite

    A questo punto del discorso Donald Trump si è concentrato sulla necessaria riforma della maggiore istituzione internazionale.

    “Le Nazioni Unite devono concentrarsi sui risultati piuttosto che sulle procedure”, ha ribadito il presidente Donald Trump, ripetendo ciò che aveva già detto nell’incontro alla riunione di 128 paesi tenutasi al palazzo di vetro di New York il 18 settembre per la riforma dell’Onu.

    In questo senso e sempre nell’ottica del principio dell’America First, il presidente degli Stati Uniti ha anche confermato la volontà di Washington di riequilibrare l’impegno dei paesi membri dell’Onu in termini di finanziamento e partecipazione militare.

    “Dobbiamo assicurarci che nessuno stato membro si accolli un peso sproporzionato in termini di responsabilità verso le Nazioni Unite, sia finanziariamente che militarmente” ha detto Trump.

  • La crisi in Venezuela

    Il presidente degli Stati Uniti ha poi parlato anche della crisi in corso in Venezuela, minacciando il presidente Maduro di ulteriori provvedimenti internazionali se non ripristinerà la democrazia nel paese.

    “Siamo pronti a prendere nuovi provvedimenti contro il governo di Caracas”, ha detto Trump.

    “Bisogna aumentare le sanzioni contro il regime di Nicolas Maduro, che sta colpendo le brave persone di quel paese, imponendo un’ideologia fallita che impoverisce il popolo venezuelano”, ha detto il presidente degli Stati Uniti.

    “Il popolo venezuelano sta morendo di fame e il paese è al collasso”. Il presidente ha ribadito all’Assemblea generale come la situazione sia inaccettabile per gli Stati Uniti.

    “Non possiamo restare fermi a guardare”, ha detto Trump, ricordando come l’obiettivo della propria libertà è ristabilire la democrazia in Venezuela.

    Il modello economico proposto dal governo di Caracas è stato indicato da Trump come la vera questione in gioco.

    “Il problema non è che il regime di Maduro ha cercato di imporre il socialismo, è che l’ha fatto in buona fede”, ha concluso sul tema Trump, con una battuta.

  • Il commercio internazionale

    Un’altra questione fondamentale toccata dal presidente degli Stati Uniti è stato il tema del commercio internazionale.

    “Il commercio mondiale deve essere equo e giusto”, ha detto Trump, rifiutando le politiche del passato sponsorizzate da altre amministrazioni statunitensi.

    Gli accordi del passato hanno fatto perdere a milioni di americani il proprio posto di lavoro”, ha detto il presidente degli Stati Uniti, sottolineando la diversità del suo governo.

    “Noi non dimenticheremo più la classe media”, ha detto Trump.

Cosa aveva detto Trump nel suo primo incontro all’Onu

Intanto, nella giornata di lunedì, Donald Trump aveva già partecipato a una riunione per la riforma dell’istituzione a cui aderiscono oltre 193 paesi del mondo, rilasciando alcune dichiarazioni.

In occasione della sua prima visita al palazzo di vetro di New York infatti il presidente degli Stati Uniti aveva criticato le Nazioni Unite per l’eccessivo peso della burocrazia all’interno dell’organizzazione e la sua cattiva gestione, soprattutto in termini economici.

“Le Nazioni Unite devono concentrarsi sui risultati piuttosto che sulle procedure”,aveva detto il presidente Donald Trump.

Trump aveva chiesto al Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres e ai rappresentanti di tutti i 128 paesi presenti “riforme veramente audaci” per far sì che quest’organismo possa avere davvero la forza per promuovere la pace nel mondo.

Prima di tenere il suo primo discorso di fronte all’Assemblea generale, il presidente statunitense ha infatti deciso di partecipare a una riunione di alto livello per la riforma delle Nazioni Unite, sottolineando l’importanza del cambiamento di questa istituzione per la politica internazionale.

“Gli Stati Uniti sono impegnati a riformare l’Onu, nata su principi nobili ma con una burocrazia e una cattiva gestione che ne limitano il potenziale”, ha detto Trump.

In un ambiente in cui i discorsi possono durare anche ore, il presidente degli Stati Uniti si è limitato a un intervento di soli quattro minuti, sottolineando solo i punti salienti della politica internazionale della sua nuova amministrazione.

“Sono fiducioso che, se lavoriamo insieme e promuoviamo delle riforme veramente audaci, le Nazioni Unite emergeranno come una forza più efficace, più giusta e più impegnata per la pace e l’armonia del mondo”.

Il presidente ha poi affrontato uno dei temi che sta maggiormente a cuore degli Stati Uniti, il finanziamento della maggiore istituzione internazionale.

“Il bilancio delle Nazioni Unite è aumentato del 140 per cento e il suo personale è più che raddoppiato dal 2000”, ha infatti detto il presidente degli Stati Uniti, accennando all’impegno finanziario sproporzionato del proprio paese rispetto a tutti gli altri.

Il presidente degli Stati Uniti si è poi anche lamentato del fatto che gli Stati Uniti “non vedono risultati in linea con gli investimenti fatti alle Nazioni Unite”. Washington infatti finanzia il 22 per cento dei 5,4 miliardi di dollari di cui si compone il bilancio biennale dell’Onu e il 28,5 per cento dei 7,3 miliardi di dollari di budget previsto per le missioni di pace delle Nazioni Unite.

Proprio sotto la pressione della nuova amministrazione statunitense, l’Onu ha già tagliato il proprio budget di oltre 500 milioni di dollari.

“Dobbiamo assicurarci che nessuno stato membro si accolli un peso sproporzionato in termini di responsabilità verso le Nazioni Unite, sia finanziariamente che militarmente” ha detto Trump. Inoltre, il presidente si è anche concentrato sul tema degli interventi militari. “Le missioni di pace devono avere obiettivi ben definiti e un efficace metodo di valutazione se abbiano avuto successo o meno”.

Per tutta risposta, il Segretario generale delle Nazioni Unite, il portoghese Antonio Guterres, ha confermato il proprio impegno verso una riforma dell’istituzione che presiede.

“Dobbiamo essere agili, efficaci, flessibili ed efficienti”, ha detto Guterres.

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