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Il repubblicano Evan McMullin si candida alla Casa Bianca da indipendente contro Trump

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Ha 40 anni, è un ex agente della CIA, già dirigente dei Repubblicani. Ora si è candidato come indipendente alla Casa Bianca, e vuole i voti dei delusi di Donald Trump

Da diversi mesi si vociferava di una candidatura alternativa a Donald Trump tra i Repubblicani che facesse da terzo incomodo tra il magnate di New York e Hillary Clinton, ma ancora nessuno si era fatto avanti.

Lo scorso 8 agosto, a rompere gli indugi è stato Evan McMullin, 40enne ex agente della CIA e già dirigente del partito repubblicano.

L’annuncio di una candidatura da indipendente di McMullin era stata data dal sito BuzzFeed e dalla trasmissione televisiva della MSNBC Morning Joe.

L’idea di una candidatura repubblicana alternativa a Donald Trump era iniziata a ventilare quando, dopo il Super Tuesday delle primarie repubblicane, stava diventando sempre più evidente la vittoria del magnate e la sua nomination a candidato alla Casa Bianca.

Donald Trump infatti – per i suoi toni, per le sue idee isolazioniste e anti-immigrazione, e inoltre per il suo passato democratico negli anni Novanta (da affiliato e finanziatore) – non era visto dall’establishment conservatrice come il candidato adatto a guidare i Repubblicani.

Inizialmente si era anche parlato di una candidatura dell’ex sindaco di New York Michael Bloomberg – indipendente ma eletto a suo tempo sindaco dai Repubblicani, il quale però ha scelto di non candidarsi e di dare il suo endorsement alla democratica Hillary Clinton.

Nei mesi tra il Super Tuesday e la convention, furono numerose le possibilità prese in considerazione dai media per una terza candidatura solitaria: da grandi nomi come Jeb Bush, Mitt Romney e Paul Ryan a personalità meno note, come il senatore dell’Oklahoma Tom Coburn e quello del Nebraska Ben Sasse.

A luglio, con la convention repubblicana, la scelta di Trump di nominare come proprio vice il governatore dell’Indiana Mike Pence – un conservatore tradizionale gradito a quella parte dell’establishment – aveva placato le indiscrezioni su una possibile candidatura indipendente anti-Trump. Proprio come quella che oggi è avvenuta con Evan McMullin.

La candidatura di McMullin non è certo rilevante come quelle che si erano ipotizzate in precedenza, visto che non è mai stato eletto né al Senato né alla Camera dei Rappresentanti, e visto che non è nemmeno mai stato governatore.

Tuttavia McMullin incarna sotto tutti gli aspetti la figura del conservatore tradizionale tanto gradita all’establishment, rimasto scontento dalla nomination di Donald Trump.

“In un anno in cui gli americani hanno perso fiducia nei candidati dei maggiori partiti, è il momento in cui deve farsi avanti verso la leadership una nuova generazione”, ha riferito in una nota McMullin. “Non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta, e l’America merita molto di più di ciò che possono offrire Hillary Clinton e Donald Trump”, ha aggiunto.

Al di là degli annunci, la campagna di McMullin è partita anche a livello organizzativo. A suo sostegno ci sono numerosi esponenti dell’organizzazione Better for America, nata per trovare una candidatura conservatrice indipendente alternativa a Donald Trump e a Hillary Clinton e fortemente avversa al magnate newyorchese.

I principali problemi delle candidature alternative a Democratici e Repubblicani sono infatti principalmente due: da un lato riuscire a raccogliere una quantità di fondi competitiva con quella dei due maggiori partiti, la seconda riuscire a garantire al proprio candidato l’accesso alle elezioni in tutti e 50 gli stati e nel District of Columbia.

Ogni stato americano, infatti, ha un regolamento diverso perché i candidati possano comparire sulla scheda. Se in alcuni stati- come New York e il Colorado – queste regole sono piuttosto permissive, in altri sono a dir poco proibitive, come l’Oklahoma, e neanche partiti storici come i Verdi o i Libertari riescono a candidarsi in tutti gli stati, con conseguente perdita di voti.

A cercare di colmare questo svantaggio strutturale per McMullin ci sarà proprio Better for America, nata esattamente con l’obiettivo di far accedere al voto in tutti gli stati un candidato indipendente. Se riuscisse a presentarsi in tutti gli stati, McMullin potrebbe dar fastidio seriamente a Donald Trump soprattutto negli stati in bilico, dove anche uno 0,5 per cento può essere determinante per far vincere un candidato piuttosto che un altro.

Ma uno stato in cui la presenza di McMullin potrebbe non essere solamente simbolica è lo Utah. Non solo si tratta dello stato in cui il candidato è nato, ma di uno stato abitato per il 58 per cento da mormoni, religione di cui McMullin fa parte.

Questo fattore è storicamente molto determinante. Nel 2012 il candidato repubblicano Mitt Romney, nonostante venne sconfitto a livello nazionale, riuscì ad ottenere in Utah il 72,55 per cento dei consensi, complice anche il fatto che sia un mormone.

Secondo Richard Winger, del sito Ballot Access News, specializzato proprio nell’osservare le possibilità di accesso alle elezioni dei partiti più piccoli, è molto difficile che McMullin riesca a presentarsi in tutti gli stati.

Secondo lui, infatti, qualora Better for America riuscisse a far partire e crescere rapidamente la propria campagna, il candidato indipendente sarà presente approssimativamente in circa un terzo degli stati. A rendere complicato questo processo ci sarebbe anche il fatto che diversi stati hanno una scadenza a maggio e giugno per depositare le candidature, scadenza superata ormai da mesi.

Per il momento McMullin ha depositato la documentazione per essere presente in due stati: il New Mexico e l’Arkansas. Il primo ha rigettato la sua richiesta per non aver depositato abbastanza firme, mentre il secondo sta vagliando la richiesta.

Ma McMullin la pensa diversamente, e ha reso noto che punta a essere presente in tutti gli stati.

Riguardo l’aspetto economico, secondo quanto riportato dalla rivista The Atlantic, ci sarebbero numerosi finanziatori Repubblicani contrari a Trump pronti a donare fondi alla campagna di McMullin.

Ma la candidatura del 40enne dello Utah risulta ancora in alto mare per poter essere competitiva. Per quanto possa essere appetibile per molti Repubblicani delusi, McMullin fino al momento della candidatura alla Casa Bianca risultava quasi sconosciuto ai più e contava solamente 135 seguaci su Twitter. Starà ai suoi sostenitori riuscire a spingere la sua candidatura e renderla appetibile ai delusi di Trump.

Un problema per McMullin può essere anche la candidatura di un altro ex repubblicano che può avere forza attrattiva sui delusi di Donald Trump, ovvero il libertario Gary Johnson, già governatore del New Mexico per i Repubblicani, poi passato ai libertari con cui è già stato candidato presidente nel 2012, ottenendo circa l’1 per cento dei consensi.

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