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Come funzionano le elezioni presidenziali negli Stati Uniti?

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Tutto quello che c'è da sapere sulle elezioni statunitensi che si terranno il prossimo 8 novembre per eleggere il nuovo presidente dopo Barack Obama

Dal 20 gennaio 2017 gli Stati Uniti avranno ufficialmente un nuovo presidente. I cittadini dei 50 stati federati statunitensi lo sceglieranno martedì 8 novembre, nel cosiddetto Election Day.

Barack Obama, eletto il 4 novembre del 2008 e riconfermato il 6 novembre 2012, terminerà il suo secondo mandato. Gli succederà il 45esimo presidente degli Stati Uniti che, con buone probabilità, sarà uno tra il repubblicano Donald Trump o la democratica Hillary Clinton. Oltre a loro due, gli altri candidati sono Gary Johnson (qui un suo profilo) del partito Libertario e Jill Stein dei Verdi.

Il presidente degli Stati Uniti è il capo di Stato e il capo del governo, dal momento che gli Stati Uniti sono una repubblica presidenziale, come previsto dal secondo articolo della Costituzione.

È inoltre il responsabile del potere esecutivo del governo federale ed è anche il comandante in capo delle Forze Armate statunitensi, il più grande esercito del pianeta. La carica dura quattro anni e il XXII emendamento alla Costituzione, approvato nel 1951, vieta a chiunque di poter esercitare la carica presidenziale per più di due mandati.

Chi può essere eletto presidente?

Tecnicamente, per essere eletti come presidente degli Stati Uniti, bisogna:

– essere nati sul territorio statunitense

– essere cittadini statunitensi

– avere almeno 35 anni di età

– essere stati residenti sul territorio statunitense per un minimo di 14 anni.

— (DATO: dal 1993 il presidente è sempre stato un ex governatore, senatore o militare di alto rango) .

Il potere consente al presidente degli Stati Uniti di dare materiale esecuzione alle leggi federali, di nominare i funzionari federali dei diversi dipartimenti in cui è suddivisa l′amministrazione e di assumersi la responsabilità di firmare trattati internazionali.

Cosa sono e come funzionano le primarie?

A febbraio 2016 è iniziata la prima fase delle elezioni con le primarie. Ogni stato federato, da febbraio a giugno, ha votato per scegliere il candidato di ciascun partito. La democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump sono risultati i vincitori alle primarie dei rispettivi partiti. 

Le primarie dei Democratici e dei Repubblicani vengono gestite in maniera autonoma in ogni stato, ma il meccanismo ha sempre lo stesso risultato ovvero portare all’elezione di un numero di delegati per ogni stato, in numero proporzionale alla popolazione e all’influenza politica. Ciascun delegato sostiene un candidato durante le convention dei rispettivi partiti, scegliendo così il candidato alla Casa Bianca.

Le convention si tengono nel periodo tra le primarie e le elezioni, e nel 2016 si sono svolte dal 18 al 21 luglio, a Cleveland, per i Repubblicani e dal 25 al 28 luglio, a Philadelphia, per i Democratici.

Quale sistema elettorale vige negli Stati Uniti?

Si tratta di un sistema elettorale semidiretto. I cittadini votano, tramite una lista collegata a un candidato presidente, per eleggere i Grandi Elettori che formano lo United States Electoral College. Saranno proprio i Grandi Elettori, infine, a esprimere il proprio voto per uno dei candidati presidenziali, stabilendo chi sarà il presidente degli Stati Uniti.

Lo United States Electoral College, come disciplinato dall’articolo 2 – sezione 1 della Costituzione statunitense, è formato da 538 elettori e per essere eletti presidenti bisogna conquistare almeno 270 voti, ovvero la maggioranza assoluta.

Ma non tutti gli stati federati hanno lo stesso peso politico: la California, per esempio, ha una popolazione 10 volte più grande di quella del Connecticut, e per questo il numero dei Grandi Elettori di uno stato è proporzionale alla sua popolazione.

Il numero dei Grandi Elettori di ogni stato corrisponde alla somma dei deputati e senatori che rappresentano quello stesso stato. I deputati sono eletti in in proporzione alla popolazione mentre i senatori sono sempre e comunque due, per ogni stato. Ad esempio uno stato come la California – che ha 2 senatori (come tutti gli altri stati) e 53 deputati – ha diritto a 55 Grandi Elettori. 

Un piccolo particolare: nonostante il Congresso degli Stati Uniti ospiti complessivamente 535 tra deputati (435) e senatori (100), i Grandi Elettori sono 538. Perché? La differenza – costituita da 3 senatori in più – è data dal fatto che Washington D.C., pur non avendo senatori visto che non è uno dei 50 stati federali, ha diritto comunque a 3 Grandi Elettori.

In ogni stato americano (tranne il Nebraska e Maine, che storicamente votano con il sistema proporzionale) vige il sistema elettorale maggioritario semidiretto: il che vuol dire che il candidato – per esempio tra Trump e Clinton – che ottiene più voti in quello stato, riceve i voti dei Grandi Elettori espressi da quello stesso stato.

Il sistema è noto come Winner-takes-it-all ed è un maggioritario secco. In altre parole, il candidato che ottiene la maggioranza dei voti in uno stato ha diritto a tutti i voti in palio in quello stesso stato. Ogni stato federato è in ogni caso libero di determinare autonomamente le dinamiche interne al sistema elettorale con cui vengono eletti i Grandi Elettori di quello stesso stato (in North Carolina, per esempio, i Grandi Elettori sono nominati dai singoli partiti a livello statale, mentre in Pennsylvania sono scelti direttamente dai comitati elettorali a livello federale. In altri stati ancora, come per esempio l’Oklahoma, i Grandi Elettori vengono scelti durante le primarie).

I Grandi Elettori hanno “vincolo di mandato”?

Tecnicamente, i Grandi Elettori non hanno “vincolo di mandato”, il che vuol dire che non devono votare necessariamente per il candidato della lista con cui sono stati eletti. Ciò detto, accade molto raramente che un Grande Elettore voti per un candidato presidente diverso da quello che ha deciso di sostenere inizialmente.

Per esempio: il Nevada ha 6 Grandi Elettori. Se in quello stato Clinton si aggiudica il maggior numero di voti, è quasi scontato che alla Clinton verranno assegnati 6 Grandi Elettori nella corsa alla Casa Bianca (ne servono, come detto, almeno 270 per essere eletti presidente).

I Grandi Elettori votano nella capitale del loro stato il lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre e procedono all’elezione ufficiale del presidente e del vice presidente, il cosiddetto Ticket.

Il voto dei Grandi Elettori, di fatto, è una formalità dal momento che nello lo stesso giorno dell’Election Day – fissato sempre per il martedì successivo al primo lunedì di novembre – si sa quasi subito chi è il nuovo presidente con l’assegnazione automatica dei voti dei Grandi Elettori al candidato che sostengono. La decisione formale spetta ai Grandi Elettori, ma sono i cittadini a indicare chiaramente uno dei candidati alla Casa Bianca.

Un’altra precisazione sul “vincolo di mandato” dei Grandi Elettori: in 26 stati federati e nel District of Columbia esistono leggi statali che prevedono sanzioni amministrative o penali per l’elettore che non rispetta il proprio mandato, mentre negli altri 24 stati non esiste alcun meccanismo di vincolo di voto e i Grandi Elettori “traditori” non incorrono in alcuna sanzione. 

Se nessuno dei candidati alla Casa Bianca dovesse ottenere la maggioranza assoluta di 270 Grandi Elettori, sarà la Camera a scegliere liberamente chi sarà il presidente tra i candidati che hanno raggiunto maggiore consenso. Questa situazione si è verificata nel 1800, quando dopo vari scrutini venne eletto presidente Thomas Jefferson (il Partito Democratico-Repubblicano d’allora) e anche nel 1824 quando fu eletto Andrew Jackson (democratico).

Questo meccanismo di voto indiretto può inoltre portare all’elezione a presidente di un candidato che non è il più votato, ma che al contempo ha vinto in un numero di stati sufficiente da garantirgli i 270 Grandi Elettori necessari. Questo fatto si è verificato l’ultima volta nel 2000, quando il democratico Al Gore risultò il più votato ma venne sconfitto da George W. Bush, che riuscì a ottenere più Grandi Elettori.

Quali sono gli stati in bilico?

I candidati sanno di poter contare storicamente su alcuni stati, come ad esempio i Repubblicani sul Texas e i Democratici sulla California. Poi ci sono i cosiddetti stati in bilico, che sono quelli dove realmente si gioca la partita. Tra questi ci sono l’Ohio, la Virginia, il Colorado, la Florida, la Pennsylvania, la North Carolina e il Nevada.

Allo stato attuale, se un candidato vincesse solo in California, Florida, Georgia, Illinois, Michigan, New Jersey, stato di New York, North Carolina, Ohio, Pennsylvania, Texas e perdesse in tutti gli altri, vincerebbe automaticamente le elezioni con l’assegnazione dei Grandi Elettori. Questo sta a significare che non è necessario vincere nel maggior numero di stati quanto piuttosto trionfare in quelli che assegnano il maggior numero di Grandi Elettori. Quelli sopracitati sono infatti gli stati federati con il maggior numero di Grandi Elettori, che da soli raggiungono la somma dei 270 Grandi Elettori necessari alla vittoria per diventare presidente. Il minor numero di stati con cui ci si può aggiudicare un’elezione presidenziale è dunque 11. 

Quanti sono i Grandi Elettori stato per stato: 

California (55)

Texas (38)

Florida (29)

New York (29)

Illinois (20)

Pennsylvania (20)

Ohio (18)

Georgia (16)

Michigan (16)

North Carolina (15)

New Jersey (14)

Virginia (13)

Washington (12)

Arizona (11)

Indiana (11)

Massachusetts (11)

Tennessee (11)

Maryland (10)

Minnesota (10)

Missouri (10)

Wisconsin (10)

Alabama (9)

Colorado (9)

South Carolina (9)

Kentucky (8)

Louisiana (8)

Connecticut (7)

Oklahoma (7)

Oregon (7)

Arkansas (6)

Iowa (6)

Kansas (6)

Mississippi (6)

Nevada (6)

Utah (6)

Nebraska (5)

New Mexico (5)

West Virginia (5)

Hawaii (4)

Idaho (4)

Maine (4)

New Hampshire (4)

Rhode Island (4)

Alaska (3)

Delaware (3)

Montana (3)

North Dakota (3)

South Dakota (3)

Vermont (3)

Wyoming (3).

— PIÙ

District of Columbia (3) – che NON è uno stato federato ma assegna Grandi Elettori 

Quali sono le prossime tappe?

4 ottobre 2016 a Farmville, in Virginia – Dibattito tra i due candidati vicepresidenti, il senatore della Virginia Tim Kaine per i Democratici e il governatore dell’Indiana Mike Pence per i Repubblicani.

9 ottobre 2016 a St. Louis, in Missouri – Dibattito presidenziale.

19 ottobre 2016 a Las Vegas, in Nevada – Ultimo dibattito presidenziale prima delle elezioni.

8 novembre 2016Election Day, che è fissato sempre il martedì successivo al primo lunedì di novembre.

20 gennaio 2017Inauguration Day, l’insediamento del nuovo presidente.

Perché i simboli dei due maggiori partiti sono l’asinello e l’elefante?

L’asinello è il simbolo del partito democratico dal 1828, quando il candidato alla Casa Bianca Andrew Jackson decise di correre alle elezioni con quel simbolo dal momento che era stato definito “jackass” (somaro) per i suoi slogan populisti.

L’elefante è il simbolo del partito repubblicano dal 1874. Fu usato la prima volta dal vignettista Thomas Nast che aveva scelto l’elefante per criticare la decisione del presidente repubblicano Ulysses Grant di correre per un terzo mandato.

L’INFOGRAFICA (Credit: Laura Melissari, TPI) 

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