Cosa c’è scritto nella lettera di Apple per giustificare il suo rifiuto di aiutare l’FBI
FBI e Apple sono ai ferri corti perché la prima vuole accedere all'iPhone dell'attentatore di una grave strage negli Stati Uniti ma l'azienda di Cupertino si rifiuta
Il 16 febbraio l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, ha spiegato in una lettera pubblica le motivazioni del rifiuto da parte dell’azienda di Cupertino di collaborare con l’FBI su un caso specifico che riguarda uno degli attentatori della sparatoria di San Bernardino, in California, del 2 dicembre 2015.
Un giudice statunitense ha ordinato ad Apple di favorire le indagini dell’FBI decriptando l’iPhone 5c usato da Syed Rizwan Farook, uno degli aggressori durante la strage di San Bernardino. Apple si rifiuta di farlo. Qui di seguito un passaggio importante della lettera resa pubblica.
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Il governo degli Stati Uniti ha chiesto ad Apple di intraprendere un’azione senza precedenti che minaccia la sicurezza dei nostri clienti. Ci opponiamo a quest’ordine, le cui implicazioni vanno oltre il caso legale specifico a cui si fa riferimento. Questo tema dovrebbe essere discusso pubblicamente e vogliamo che i nostri clienti e i cittadini del nostro paese capiscano cosa è in gioco.
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I nostri clienti si aspettano che Apple e altre aziende del settore facciano tutto quello che è in loro potere per proteggere le loro informazioni personali. Ad Apple siamo fortemente impegnati nella tutela dei dati sensibili. Mettere a rischio la sicurezza delle nostre informazioni personali può compromettere la sicurezza di ciascuno di noi. Ecco perché la criptografia è diventata un aspetto così importante della nostra vita quotidiana.
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C’è chi sostiene che una backdoor (accesso illegale) per un singolo iPhone sia una soluzione semplice e pulita, ma chi afferma questo ignora i fondamenti della sicurezza digitale e anche la rilevanza di quello che il governo ci chiede di fare in questo caso.
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Anche se siamo convinti che le intenzioni dell’FBI sono buone, sarebbe sbagliato che il governo ci forzasse a fornirgli un accesso illegale ai nostri prodotti e, in ultima analisi, temiamo che questa richiesta possa minare le stesse libertà che il nostro governo dovrebbe proteggere.