Ecco cosa farà Facebook per impedire la diffusione di notizie false
L'azienda avvierà una serie di collaborazioni con organizzazioni di fact checking per individuare le notizie false e segnalarle agli utenti
Per settimane Facebook è stato al centro di una polemica sul suo ruolo nella diffusione delle notizie false, accusato di essere una cassa di risonanza per le bufale online, che sono condivise migliaia (e milioni) di volte.
Una presa di coscienza, chiesta a gran voce da più parti, è arrivata da parte dell’azienda di Zuckerberg, e ora si sta trasformando in azioni concrete.
Il famoso social network ora ha promesso di avviare una serie di esperimenti per limitare la disinformazione, avviando una collaborazione con organizzazioni di fact checking che intervengano nell’individuazione di notizie false. Un altro meccanismo per scoraggiare la diffusione delle bufale, già annunciato, consisterà nel rendere più difficile fare i soldi attraverso la pubblicazione di notizie false, limitando gli annunci pubblicitari sui siti di bufale.
I cambiamenti che il social network si prepara a mettere in atto riguardano una sorta di contrassegno che avvisa gli utenti che quel contenuto potrebbe essere falso.
Se un articolo riceve abbastanza segnalazioni, sarà inviato a una squadra che avrà il compito di verificarlo. Collaboreranno con Facebook nel fact checking siti come Snopes, PolitiFact, The Associated Press, FactCheck.org e ABC News. Se l’articolo si rivelasse falso, potrà essere contrassegnato con un badge, che avviserà gli utenti che quella notizia non è verificata.
The Atlantic ha fatto notare che l’etichetta di bufala possa rivelarsi una sorta di arma a doppio taglio. C’è una categoria di utenti, tra cui i cosiddetti complottisti, che potrebbero essere attirati da un badge del genere, considerato come una sorta di censura fatta dalle organizzazioni mediatiche mainstream per tutte quelle notizie “scomode al sistema”.
Questi utenti potrebbero condividere la notizia in questione in nome di una controinformazione, considerata più affidabile. Altri ancora potrebbero considerare queste operazioni di fact checking come una sorta di limitazione alla libertà di parola.
“Diamo molto valore alla voce delle persone, ma crediamo anche di doverci assumere la responsabilità della diffusione delle notizie false sulla nostra piattaforma”, ha detto Adam Mosseri, uno dei vice presidenti di Facebook che si occupa della sezione notizie del social network, aggiungendo che da mesi va avanti una discussione interna su come gestire il problema.
La questione delle notizie false naturalmente non si limita a Facebook e ai social network in generale, ma interessa una grande numero di siti creatori di notizie false che vivono di pubblicità.
Facebook era stato accusato, nei giorni successivi alle elezioni statunitensi, di aver contribuito alla vittoria di Trump attraverso la diffusione di notizie false o manipolate che hanno influenzato l’elettorato americano. Secondo le accuse, l’algoritmo di Facebook avrebbe promosso bufale sui news feed di milioni di utenti.
Buzzfeed, a novembre 2016, aveva evidenziato che circa 100 siti pro Trump, che diffondevano notizie false, provenivano dai Balcani.
Un falso articolo, con un milione di condivisioni, sosteneva che papa Francesco aveva dato il suo endorsement a Trump.
Facebook ha già modificato diverse volte l’algoritmo del suo news feed. Ad agosto 2016 l’azienda di Menlo Park aveva annunciato cambiamenti per arginare il fenomeno del clickbaiting, ossia l’uso di titoli sensazionalistici, che non corrispondono al contenuto dell’articolo, per attirare lettori. Successivamente aveva apportato un’altra modifica al newsfeed: i contenuti condivisi dagli amici anziché dalle pagine pubbliche hanno la precedenza nel flusso di contenuti.
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