Exxon Mobil avrebbe occultato i rischi del riscaldamento globale
La compagnia petrolifera avrebbe nascosto per anni le scoperte dei suoi scienziati sui rischi del cambiamento climatico
Il procuratore generale di New York ha aperto un’indagine contro il colosso petrolifero Exxon Mobil per aver occultato i rischi legati ai cambiamenti climatici.
Mercoledì 4 Novembre 2015, Eric Schneiderman, il procuratore generale di New York, avrebbe richiesto all’azienda di consegnare una grande mole di documenti, tra cui e-mail interne e rendiconti finanziari, è quanto riportato da fonti vicine al procuratore all’agenzia Reuters.
L’azienda si difende dicendo che per molti anni avrebbe incluso nei rapporti agli azionisti le informazioni sui rischi aziendali legati ai cambiamenti climatici, ha detto Richard Keil, portavoce della compagnia.
Le fonti del New York Times, che per primo ha dato la notizia dell’apertura dell’indagine, sostengono che le investigazioni del procuratore generale sarebbero iniziate l’anno scorso e comprenderebbero documenti risalenti fino agli anni Settanta.
Nei mesi scorsi, decine di associazioni ambientaliste avevano richiesto al dipartimento di Giustizia americano di porre sotto indagine Exxon Mobil.
Le rivelazioni del sito Inside Climate News e del quotidiano The Los Angeles Times hanno messo in luce che, già una decina di anni fa, gli scienziati della compagnia avevano espresso timori sul riscaldamento globale. La direzione dell’azienda aveva preferito tenere sotto silenzio la questione.
Il vicepresidente per le relazioni pubbliche di Exxon, Ken Cohen ha rifiutato le accuse sull’occultamento sui rischi legati al riscaldamento climatico. Ken Cohen ha affermato, giovedì 5 Novembre, che per quasi 40 anni la compagnia avrebbe attivamente collaborato con i governi e le università a ricerche scientifiche sul clima. Dal 2009 la compagnia sarebbe, inoltre, a favore della cosiddetta carbon tax per ridurre le emissioni.
L’inchiesta potrebbe estendersi ad altre compagnie petrolifere, dichiarano gli esperti del caso al New York Times.