Chi era Omar Mateen, l’autore della strage di Orlando
Tutto quello che sappiamo sull'uomo che ha aperto il fuoco in una discoteca gay di Orlando uccidendo 50 persone e ferendone almeno 53
Secondo quanto riportato dalle autorità statunitensi,
l’autore della strage avvenuta nella discoteca Pulse di Orlando, Florida,
ucciso dalle forze di polizia durante uno scontro a fuoco dopo essere stato
responsabile della morte di almeno 50 persone, risponde al nome di Omar Saddiqui Mateen.
Mateen era un cittadino statunitense nato nel 1986 a New
York da genitori afghani, e risiedeva a Fort Pierce, città della Florida a
circa 200 chilometri a sud di Orlando.
Nel 2006 ottenne un diploma nel campo delle tecnologie usate
per le investigazioni criminali, e a quanto pare fece domanda per diventare
poliziotto. Un anno più tardi, però, fu assunto come guardia giurata da una
delle aziende private più importanti nel mondo della sicurezza, la G4S.
Nel 2008 ha conosciuto tramite il social network MySpace una
donna originaria dell’Uzbekistan, Sitora Yusufiy, e poco dopo i due si sono
sposati e hanno comprato una casa.
Già nel 2009, però, Mateen sarebbe diventato violento e
mentalmente instabile, picchiando ripetutamente la donna e non permettendole di
uscire o di avere contatti con altre persone, secondo quanto da lei riferito. Pur
accusandolo di instabilità mentale, Yusufiy ha dichiarato che non
notò nel marito tendenze all’islamismo radicale.
Questo mise prematuramente
fine al matrimonio, con i genitori di lei che quattro mesi dopo le nozze arrivarono
in Florida dal New Jersey per salvarla dalla relazione e portarla via con loro.
Nel 2011 i due erano ufficialmente divorziati. In seguito,
Mateen si è risposato con un’altra donna e ha avuto un figlio.
Il padre del killer, Seddique Mateen, non è del tutto
estraneo a rapporti con l’islamismo radicale: ha infatti condotto in passato
una trasmissione televisiva trasmessa dalla California chiamata Durand Jirga, in cui l’uomo esprimeva
sostegno ai talebani, e recentemente, ha pubblicato alcuni video sulla sua
pagina Facebook in cui, vestito con un’uniforme militare di fronte alla
bandiera afghana, critica fortemente il presidente afghano Ashraf Ghani.
Secondo il genitore dell’assassino, la causa della strage
sarebbe da attribuire non all’islamismo radicale ma all’omofobia: Seddique
Mateen ha infatti dichiarato che alcuni mesi fa avrebbe notato una forte
indignazione, una sorta di “ossessione” nel figlio dopo che questi aveva visto due uomini baciarsi in
pubblico.
Le autorità hanno dichiarato che Mateen era detentore di due licenze per
il possesso di armi da fuoco: una licenza come guardia giurata e un porto
d’armi da privato per tutto lo stato della Florida in scadenza a settembre
2017. Il fucile d’assalto calibro 223 calibro e la pistola semi-automatica e 9 millimetri usati per la strage erano stati acquistati regolarmente nella settimana precedente all’attacco.
Mateen era stato interrogato tre volte dall’FBI nel 2013 e nel 2014, a seguito di segnalazioni separate riguardo a comportamenti estremisti e a connessioni con il terrorismo, che secondo le indagini erano però state giudicate inconsistenti. In particolare, nel 2014 era stato interrogato circa un potenziale collegamento con Moner Mohammad Abu-Salha, il cittadino americano noto per aver effettuato un attentato suicida in Siria, ma il caso fu chiuso per mancanza di indizi.
Mateen non era quindi ufficialmente sorvegliato per attività legate al terrorismo, ed era rimasto in grado di possedere legalmente un porto d’armi.
Un collega di Mateen presso la società di sicurezza, Daniel Gilroy, ha dichiarato in un’intervista di aver espresso le sue preoccupazioni all’agenzia G4S circa il comportamento del collega: “Parlava tutto il tempo di uccidere qualcuno”.
Micah Bass, il proprietario del Revere, un altro locale
gay, ha dichiarato che qualcuno simile a Mateen gli avrebbe inviato una
richiesta d’amicizia su Facebook negli ultimi giorni, ma dopo aver visto molte
parole scritte in arabo ha pensato fosse una richiesta inviata per errore, e
quindi lo ha cancellato. Dopo l’attacco, Bass si è reso conto che l’attentatore
era lo stesso uomo che lo aveva contattato su Facebook.
La polizia ritiene che Mateen abbia affittato un’auto e abbia guidato fino a Orlando per effettuare l’attacco alla discoteca.
Venti minuti prima di compiere l’attacco al locale dove si è
svolta la strage, Mateen ha chiamato il 911, il numero statunitense dedicato
alle emergenze, in cui ha fatto riferimento all’Isis e ai fratelli Tamerlan e
Dzhokhar Tsarnaev, che furono responsabili della bomba alla maratona di Boston nell’aprile
2013.
Delle sue abitudini come credente, l’imam Shafiq Rehman,
della moschea di Fort Pierce che Mateen era solito frequentare, dice: “Aveva
l’abitudine di venire qui a pregare di notte con suo figlio di cinque anni. Veniva
circa tre o quattro volte a settimana, e non parlava con nessuno. L’ultima
notte in cui è venuto è stata venerdì sera”.