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Il numero di persone ferite o uccise da armi da fuoco è quasi raddoppiato in un anno a Chicago

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Quasi 1.000 persone sono rimaste coinvolte in sparatorie dall'inizio del 2016. Iacopo Luzi da Chicago ha fatto il punto

IACOPO LUZI DA CHICAGO — Dall’inizio del 2016 a oggi sono 913 le persone ferite da colpi d’arma da fuoco, 168 delle quali morte. Sembrano i numeri di un bollettino di guerra, ma in realtà sono i dati delle persone a Chicago coinvolte in sparatorie dall’inizio di quest’anno. 

Una statistica preoccupante se paragonata con quelle dell’anno precedente nello stesso periodo di tempo. Nel 2015, in quattro mesi, erano state ferite 543 persone, 103 delle quali erano rimaste uccise. 

Chicago è stata sempre nota per il suo tasso di violenza, in particolare nel sud della città e nel West Side, ma da decenni non si vedevano così tante sparatorie e morti per le strade della città. Secondo i dati diffusi dalla polizia di Chicago, era dal 1999 che non si assisteva a un picco della violenza così alto. 

Confrontando il 2015 con il 2016 si può notare come le percentuali siano aumentate del 68 per cento per quanto riguarda i feriti, mentre il numero delle persone morte in seguito a una sparatoria è aumentato del 63 per cento. 

I numeri sono impressionanti. Secondo un’analisi compiuta da FiveThirtyEight, un sito giornalistico noto per i suoi studi e sondaggi, questo aumento della violenza sembrerebbe strettamente collegato con la pubblicazione del video dell’omicidio di Laquan McDonald per mano di un poliziotto nel novembre del 2015 e il cambio d’approccio della polizia da lì in poi. 

Il ragazzo, un giovane 17enne di colore, era stato ucciso il 24 ottobre del 2014, mentre vagava per le strade armato di un coltello sotto l’effetto di droghe, con 16 colpi di pistola sparati dall’arma d’ordinanza dell’ufficiale della polizia di Chicago Jason Van Dyke. 

La pubblicazione del video, avvenuta 13 mesi dopo i tragici fatti, aveva portato a numerose proteste per le strade di Chicago e al licenziamento del capo della polizia, Garry McCarthy, per ordine del sindaco Rahm Emanuel. 

Da molto tempo il dipartimento di polizia di Chicago è accusato di essere troppo violento durante i suoi interventi e nel corso degli anni sono stati numerosi gli omicidi per opera di poliziotti. Eppure il caso McDonald e i successivi provvedimenti così come le investigazioni interne al dipartimento hanno portato a una decisiva svolta all’interno del Chicago Police Department. A un cambiamento. 

Allo stesso tempo hanno sortito un effetto collaterale inaspettato: secondo FiveThirtyEight, i poliziotti avrebbero smesso di lavorare come facevano prima, andandoci piano o preferendo non intervenire, per paura di rimanere coinvolti in qualche scandalo facendo il proprio lavoro. 

Negli ultimi mesi a Chicago è cresciuto un profondo sentimento di odio verso la polizia e, per timore di essere filmati da qualche passante o di premere il grilletto di fronte a un malintenzionato rischiando poi di perdere il proprio lavoro, i poliziotti hanno incominciato ad agire in maniera più cauta, preferendo un approccio meno diretto alle varie situazioni. 

L’analisi di FiveThirtyEight prosegue sostenendo che questo picco non può essere solo una coincidenza, soprattutto in un periodo dell’anno che di solito risulta essere tranquillo, per via delle gelide temperature invernali di Chicago. 

Naturalmente non ci sono conferme ufficiali su questo possibile “calo d’attenzione” della polizia ma, analizzando il numero di arresti compiuti nei mesi successivi alla pubblicazione del video di McDonald in confronto a quello dei mesi antecedenti, si possono notare alcune differenze. 

Soltanto 7 delle 500 sparatorie non fatali e solo 24 dei 143 omicidi nei primi quattro mesi del 2016 hanno portato a un arresto, mentre nel solo mese d’ottobre (il mese prima della pubblicazione del video) erano state arrestate 6 persone nelle 166 sparatorie senza vittime registrate e 7 individui erano stati arrestati per i 30 omicidi avvenuti, circa il 23,3 per cento degli individui.

Secondo HeyJackass.com, un sito che tiene aggiornato il conto delle vittime coinvolte in sparatorie nella città di Chicago, il 70,6 per cento delle persone coinvolte è gente di colore. 

Tanja Babich, giornalista di Abc7, intervenuta alla Northwestern University ha spiegato il problema con una metafora esauriente: “Questa situazione a Chicago è come un nodo. Più uno prova a tirare da una parte, per cercare di scioglierlo, e più si stringe dall’altra, rendendo il tutto ancora più difficile.”

Eppure, in molti non ritengono Chicago una città particolarmente violenta rispetto alle altre grandi metropoli americane, come fa notare il Dr. Steven White, medico legale presso il Cook County Medical Examiner Office, luogo dove ogni giorno arrivano decine e decine di corpi per l’autopsia, spesso vittime di crimini. 

Nonostante ciò, c’è chi sostiene che quest’aumento della violenza a Chicago sia collegato con il nuovo atteggiamento della polizia: “Il lavoro del poliziotto è troppo rischioso e basta un attimo per finire nei guai. Non mi stupisce che ora i poliziotti abbiano paura”, dichiara Dean Angelo, presidente del Fraternal Order of Police Chicago Lodge 7.

La nomina del nuovo capo della polizia da parte del sindaco Emanuel a fine marzo sembrerebbe aver dato nuova credibilità al dipartimento di polizia. Dopo tante polemiche, il ruolo di commissario è stato affidato a Eddie Johnson con la speranza che possa riportare ordine. 

In tutto ciò non mancano le proteste da parte dei cittadini di fronte a ogni azione della polizia che porta a uno scontro a fuoco con delle vittime coinvolte. 

L’11 aprile un ragazzino di 16 anni, Pierre Loury, è stato ucciso con un colpo al petto dalla polizia in seguito a un inseguimento. Nonostante fosse appurato che avesse una pistola con sé e che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, la stesse per puntare contro i poliziotti, nei giorni successivi sono state numerose le manifestazioni per ricordare il ragazzo e per attaccare nuovamente l’operato della polizia. 

Una settimana dopo l’uccisione di Loury, la madre del ragazzo ucciso ha fatto causa alla città di Chicago e al suo dipartimento di polizia. Nella causa intentata è possibile leggere fra le motivazioni: “La polizia non ha alcun riguardo per la santità della vita quando si tratta di una persona di colore.”

“Dopo quello che è successo nel caso McDonald, le persone odiano la polizia. Secondo molti, il dipartimento è solo un’accozzaglia di gente corrotta, pronta a uccidere chiunque non obbedisca,” sostiene Ramon Zavaleta, un poliziotto che lavora nel South Side di Chicago. 

La polizia non è ancora riuscita a trovare una soluzione efficace per contrastare quest’ondata di violenza nella città, ma secondo FiveThirtyEight, con l’arrivo dell’estate il numero non potrà che peggiorare ancora, prima che possa migliorare.

Potrebbe essere un bagno di sangue. 

E se le cose dovessero continuare con lo stesso ritmo dei primi quattro mesi del 2016, la città di Chicago si troverebbe di fronte all’anno con il maggior numero di morti violente dall’inizio del nuovo millennio. 

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