I ribelli siriani valutano se vale la pena collaborare con la Russia
L'opposizione siriana sta considerando per la prima volta un accordo con la Russia per combattere l'Isis. Alcuni ribelli sono per il sì, altri ritengono sia un inganno
L’opposizione al presidente siriano Assad starebbe considerando la possibilità di ricevere aiuti dalla Russia nella lotta contro l’Isis, secondo quanto dichiarato da un membro del Consiglio nazionale siriano.
Il Consiglio nazionale siriano fa parte di quella ampia coalizione di gruppi che compongono la cosiddetta opposizione anti-Assad e che collabora con i ribelli dell’Esercito siriano libero.
L’opposizione siriana sta cercando di capire se la Russia vuole davvero proporre una soluzione che metta fine alla guerra civile in Siria e che porti a una transizione alla guida del Paese, oppure se si tratta solo di un modo per guadagnare tempo.
La notizia giunge una settimana dopo i segnali d’apertura del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov rivolti ai ribelli anti-Assad. “Siamo disposti non solo ad aiutare l’esercito siriano, ma tutte le forze pronte a opporsi ai terroristi che si trovano sul suolo del Paese”, aveva dichiarato Lavrov.
L’Esercito siriano libero aveva inizialmente mostrato scetticismo sulla proposta, sottolineando che l’aviazione russa starebbe in realtà già da tempo bombardando le basi dei ribelli, in Siria centrale e settentrionale.
Alcuni mediatori e collaboratori dei ribelli, tuttavia, hanno anche confermato che i russi li avrebbero effettivamente contattati.
Abu Jad, un ex combattente dell’Esercito siriano libero che svolge ora il ruolo di mediatore tra i ribelli e la Russia in Turchia, ha dichiarato che un emissario russo l’avrebbe contattato per organizzare degli incontri con i comandanti dei ribelli.
“Non abbiamo preso alcuna decisione finora. Aspettiamo che terminino i bombardamenti contro l’Esercito siriano libero come prova delle buone intenzioni [russe] nei nostri confronti”, ha dichiarato Abu Jad.
Un’altro gruppo di ribelli siriani sostenuto dagli Stati Uniti, il Tajammu Alezzah, non si è dimostrato altrettanto aperto nei confronti dei russi e uno dei suoi comandanti, Jamil Saleh, ha dichiarato di aver rifiutato l’offerta.
Secondo Saleh, la proposta russa sarebbe solo un tentativo per ottenere l’appoggio di alcuni gruppi di ribelli a scapito di altri, nel tentativo di dividere l’opposizione e metterla in difficoltà nei confronti degli altri loro sostenitori stranieri.
Anche Saleh pone come condizione per avviare il dialogo la fine dei bombardamenti: “Finché la Russia continuerà a supportare il regime e a bombardare noi e le città siriane non siamo disposti ad aprire alcun dialogo con loro. Dovranno prima riconoscere la rivoluzione siriana e l’Esercito siriano libero”.