È stato raggiunto un accordo per una tregua temporanea in Siria
Le ostilità verranno interrotte entro una settimana in modo da permettere l'accesso di aiuti umanitari alla popolazione locale. Cosa prevede l’intesa
I rappresentanti di Stati Uniti, Unione europea e Russia riuniti a Monaco, in Germania, hanno annunciato che è stato raggiunto un accordo per una tregua temporanea in Siria volta a interrompere la guerra civile che va avanti da oltre cinque anni e che finora ha causato la morte di oltre 250mila persone.
Il segretario di Stato americano John Kerry ha dichiarato che “le ostilità in tutta la Siria verranno interrotte entro una settimana” in modo da permettere l’accesso di aiuti umanitari alla popolazione locale, accerchiata dalle forze governative siriane.
L’intesa siglata dall’International Syria Support Group (ISSG)* – un gruppo composto dai 17 paesi-interlocutori per i colloqui di pace in Siria – esclude tuttavia il coinvolgimento di alcune fazioni estremiste attive in Siria, come per esempio l’Isis e al-Nusra, che potrebbero continuare a operare indipendentemente dalla recente intesa.
L’accordo non prevede l’interruzione totale dei raid aerei da parte della Russia, anche se il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato che i bombardamenti sul territorio siriano saranno limitati. Secondo le testimonianze riportate, i raid russi hanno causato la morte di centinaia di persone, tra cui anche civili.
“Oggi tutti quanto abbiamo convenuto sull’urgenza dell’accesso agli aiuti umanitari”, ha detto Kerry. “Quello che abbiamo raggiunto sono parole, ora però dobbiamo passare ai fatti nei prossimi giorni”.
Il segretario di Stato Kerry ha aggiunto che l’accordo è certamente ambizioso ed è stato cauto nel definirlo un definitivo cessate il fuoco. Gli ha fatto eco Lavrov, che ha definito l’intesa un primo passo verso una tregua dai combattimenti.
(Nella foto qui sotto: il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, il segretario di Stato americano John Kerry e l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Staffan de Mistura. Credit: Matthias Schrader)
Kerry ha anche fatto intendere che è di vitale importanza che si torni al tavolo delle trattative tra ribelli e governo al fine di trovare un accordo definitivo e non solo temporaneo.
I colloqui sono stati interrotti diverse volte nel corso degli ultimi mesi principalmente a causa del fatto che non c’è un accordo su quale sia la fazione dei ribelli che debba rappresentare l’opposizione siriana.
La guerra civile in Siria coinvolge in primis due schieramenti: il governo di Bashar al-Assad e i ribelli, anche se questi non sono una vera e propria forza coesa ed eterogenea quanto piuttosto un articolato e complesso gruppo di fazioni frastagliate.
Il conflitto si è ulteriormente complicato da quando l’Isis ha iniziato a conquistare terreno nel territorio siriano, portando a una campagna militare aerea della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti.
A fine settembre del 2015 anche la Russia ha iniziato a bombardare in Siria, ma il suo ruolo è stato spesso criticato da alcuni osservatori internazionali per l’ambiguità nel modo in cui combatte al fianco del governo di Assad – di fatto sfavorendo considerevolmente i ribelli e l’opposizione – e solo in parte contro l’Isis.
“Senza una transizione politica, sarà impossibile raggiungere la pace”, ha dichiarato Kerry.
(Qui sotto: il comunicato della coalizione nazionale siriana di ribelli sul presunto ruolo russo nei bombardamenti in Siria)
(Nella immagine qui sotto: una mappa della Bbc mostra il flusso di civili in fuga dall’offensiva delle forze governative)
La guerra civile in Siria tra il governo di Bashar al-Assad e le varie fazioni di ribelli ha causato milioni di sfollati e secondo l’associazione no-profit World Vision, oltre 13,5 milioni di persone in Siria hanno bisogno di aiuti umanitari. Le Nazioni Unite stimano che circa sei milioni di bambini hanno bisogno di assistenza.
* L’International Syria Support Group (ISSG), il gruppo composto dai 17 paesi-interlocutori per i colloqui di pace in Siria, include: Arabia Saudita, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, Giordania, Iran, Iraq, Italia, Libano, Oman, Qatar, Regno Unito, Russia, Stati Uniti e Turchia; ma anche tre organizzazioni tra cui la Lega Araba, l’Unione Europea e le Nazioni Unite
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