Lettera di un medico da Aleppo
La testimonianza sul campo di un medico chirurgo impiegato presso un ospedale di Aleppo, in Siria. Ecco cosa ha visto in cinque anni di guerra civile
Cinque anni fa ero un semplice studente di medicina nella città di Aleppo, in Siria. Allora mi prendevo cura delle prime vittime della guerra civile siriana, iniziata nel marzo del 2011.
La guerra in Siria finora ha causato oltre 500mila vittime e ha costretto milioni di persone a lasciare le proprie abitazioni. Mentre il mondo osservava inerme, i siriani diventavano il più grande popolo di rifugiati al mondo dai tempi della Seconda guerra mondiale.
Nel 2012 ho lasciato il lavoro, temendo per la mia incolumità, ma ho continuato a curare i pazienti bisognosi, finendo per diventare il direttore di uno degli ospedali più grandi di Aleppo.
Ancora oggi, ogni giorno dedico la mia vita a curare le vittime di questa guerra e di anni di negoziati falliti dove si discute di tutto fuorché di pace.
A lungo sono stato testimone delle devastazioni provocate dai barili bomba. Sono arrivato a pensare che la situazione ad Aleppo non potesse peggiorare. Sfortunatamente mi sbagliavo, come purtroppo ha dimostrato l’intervento delle forze aeree russe in Siria nel settembre del 2015.
I bombardamenti russi hanno provocato le ferite più gravi che io o miei colleghi abbiamo mai visto dall’inizio di questa atroce guerra civile. Facciamo del nostro meglio per salvare i feriti, ma troppo spesso c’è veramente poco da fare.
Dopo i danni provocati dall’intensificazione dei bombardamenti con l’intervento russo, il recente cessate il fuoco ha giovato a pochi e per troppo poco tempo, anche se ad Aleppo si è tornato brevemente a vivere.
I bambini stanno lentamente facendo ritorno nei parchi, dove a lungo non avevano osato andare. I negozi e le piccole attività commerciali stanno cautamente riaprendo le loro porte. La popolazione di Aleppo sta iniziando a pensare al giorno in cui, finalmente, potrà ricostruire la propria casa.
Nonostante le svariate violazioni della tregua, i bombardamenti aerei sono considerevolmente diminuiti, anche se si tratta ancora di una quiete estremamente fragile. A meno che la cessazione delle ostilità non si trasformi in una transizione politica, sono convinto che quello che ci aspetta altro non sia che un peggioramento della crisi.
I bombardamenti riprenderanno. I corridoi dei nostri ospedali si riempiranno nuovamente di vittime innocenti, che con molta probabilità non saremo in grado di salvare. Aleppo rischia di essere completamente accerchiata, con il rischio di un ennesimo assedio.
In migliaia saranno costretti ad abbandonare le proprie case, per scappare in Europa. Ancora un volta gli estremisti e il presidente siriano Assad sapranno quanto poco il mondo intero possa fare contro le loro azioni, e rimarrà solamente a guardare.
Proprio questa debolezza ha contribuito a creare una situazione dove l’equivalente di circa l’intera popolazione del Belgio è dovuta scappare dalle proprie case in preda al terrore, dove decine di migliaia di detenuti sono sottoposti a tortura e rischiano di morire nella loro cella e dove più di un milione di siriani subisce una punizione collettiva a causa degli assedi considerati illegali dal diritto internazionale.
Dopo cinque anni è ormai tempo per i leader europei di dimostrare che non è davvero più possibile accettare che questa tragedia avvenga sotto gli occhi di tutti. Nonostante le sofferenze a cui sono stato sottoposto, ogni giorno sto dalla parte dei miei pazienti ad Aleppo.
Anche i leader europei devono stare dalla parte dei siriani e dimostrare che la crisi ha raggiunto l’orlo del precipizio: o si arriva a una transizione politica genuina e credibile, oppure si lascia che precipiti.
Contro ogni aspettativa, nonostante l’indicibile numero di morti e sfollati, il popolo siriano continua a sperare in un futuro di pace e dignità.
Negli anni a venire, i leader europei saranno ricordati per ciò che hanno fatto per proteggere il popolo siriano oppure per la loro tacita complicità mentre centinaia di migliaia di innocenti venivano massacrati.
Questo è il momento in cui questa guerra civile viene scritta.
* Dr. Osama Abo Elezz, medico chirurgo presso un ospedale di Aleppo, in Siria, e Coordinatore per SAMS (Syrian American Medical Society)