Come l’11 settembre
Il ministro degli Esteri siriano ha negato che vi sia una guerra civile nel Paese e ha parlato di una lotta contro il terrorismo
In un discorso dinanzi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moualem, ha paragonato l'”invasione dei terroristi stranieri” in Siria all’attacco dell’11 settembre contro gli Stati Uniti.
“Non c’è una guerra civile in Siria”, ha detto il ministo, “si tratta di una guerra contro il terrore che non riconosce alcun valore, né la giustizia, né l’uguaglianza, e non tiene conto di eventuali diritti o le leggi”. La tesi sostenuta dal governo di Assad per giustificare le violenze che si stanno verificando nel Paese, è infatti quella di una lotta contro i terroristi, legati ad Al-Quaeda e ad altri gruppi jihadisti, che secondo Moualem proverrebbero da 83 Paesi e sarebbero stati assoldati per uccidere i siriani e il loro esercito.
“Gli abitanti di New York sono stati bruciati con il fuoco dell’estremismo e lo spargimento di sangue, allo stesso modo stiamo soffrendo ora in Siria”, ha detto Moualem riferendosi all’attacco dell’11 settembre 2001 contro le torri gemelle. Ha poi aggiunto: “Come possono alcuni Paesi, colpiti dallo stesso terrorismo che sta attaccando adesso la Siria, pretendere di combattere il terrorismo in tutte le parti del mondo, mentre lo supportano nel mio Paese?”.
Una portavoce della delegazione degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, Erin Pelton, ha denunciato il riferimento di Moualem agli attacchi dell’11 settembre definendolo “tanto disonesto quanto offensivo”.
“La risposta brutale del regime di Assad a ciò che era iniziato come manifestazioni pacifiche ha fatto precipitare la Siria in crisi e ha portato alla morte di oltre 100.000 persone”, ha spiegato la portavoce.
Walid al-Moualem ha anche tracciato un ritratto dei ribelli, definendoli degli estremisti che “fanno a pezzi i corpi di persone ancora vive e mandano i loro arti alle loro famiglie, solo perché i cittadini stanno difendendo la Siria unita”.
Il ministro ha tuttavia confermato che la Siria intende cooperare con l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC), incaricata di assicurare che l’eliminazione della riserva di armi chimiche del Paese. Il governo siriano e la Russia, sua alleata, hanno accusato i ribelli dell’attacco con il gas tossico messo in atto lo scorso 21 agosto che ha provocato più di 1.000 morti. Gli Stati Uniti e i loro alleati sostengono invece che ci siano prove schiaccianti sulla responsabilità di Assad.
Venerdì scorso, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione vincolante per eliminare le armi chimiche siriane entro la metà del 2014 e gli ispettori dell’OPAC partiranno oggi per la Siria per avviare l’attuazione del piano.